Goffi a un passo dal sogno di Gianni Romeo
Goffi a un passo dal sogno Goffi a un passo dal sogno E' 4° nella maratona dell'uno-due spagnolo ATENE DAL NOSTRO INVIATO Proprio come l'ostacolista Mori. Ha accelerato nel finale ed è finito a una spanna dal bronzo, quarto. Ma a differenza di Mori, il maratoneta Danilo Goffi non è assalito da dubbi o rimpianti: «Ho distribuito le mie forze come un ragioniere e ho fatto la gara più bella della mia vita. Avevo nel rnirino Moneghetti. Nei rettilinei che portavano all'arrivo lo vedevo non lontano, davanti, ma lui è esperto di maratone, ha saputo spendere bene il suo vantaggio». L'esperienza, quando ci si avventura nella Grande Fatica, è elemento spesso decisivo. Leggete le carte d'identità del podio di Atene: primo Anton Abel, Spagna, anni 35; secondo Martin Fiz, Spagna, 34; terzo il già citato Stephen Moneghetti, australiano di origine ticinese, 35. Quasi una gara di masters. Ecco dunque che Goffi, forte dei suoi 25 anni ancora da compiere, può mettere a bilancio, in positivo, una voce in più: a Sydney 2000 tutti coloro che l'hanno preceduto ieri saranno davvero passati nella categoria dei veterani. L'Italia si è anche portata a casa il 2° posto nella prova a squadre di Coppa del Mondo annessa al Mondiale, dietro alla formidabile Spagna: oltre a Goffi 4°, bene Leone 7° e Ingargiola 30°. Ma soprattutto, in questa fase di carestia dell'atletica maschile, va applaudito dopo Mori anche Goffi. Due quarti posti sono poco per la squadra azzurra, non per i due azzurri che li hanno conquistati. Goffi non poteva acchiappare il bronzo. L'ha confermato Giorgio Rondelli, il tecnico che lanciò Alberto Cova e ora allena il maratoneta dopo averlo ereditato da Giuseppe Ricatti. Il caldo terribile, il percorso severo a saliscendi dal ventesimo al trentesimo chilometro erano giudici spietati per chi confondeva la temerarietà con l'intelligenza. Sparivano infatti tutti gli africa- ni protagonisti della prima ora, sparivano i brasiliani. Quando Fiz, il favorito, andava all'attacco, soltanto il suo connazionale meno noto Abel gli stava a ruota. Per batterlo poi come fece il nostro Bordin agli esordi, Europei di Stoccarda '86, ai danni di Pizzolato, superandolo a pochi metri dal traguardo. Ma questo Abel ha solo l'età, contro: ha scoperto tardi le maratone, ma ne ha vinte già tre su tre. Danilo Goffi invece era alla sua quarta esplorazione della Grande Fatica. Nono ad Atlanta («Ero scoppiato nel finale»), ha saputo incrementare la resistenza con pazienti lavori in altitudine. Ed è cresciuta la sua sensibilità tattica: era 17° dopo 20 chilometri, 13° dopo 25, 8° dopo 30, 6° dopo 35, 5° dopo 40, 4° al traguardo. Ha un record sulla distanza di 2 ore 9'13" che ovviamente, date le condizioni ambientali, qui non ha potuto nemmeno sfiorare. Ma la Grecia gli porta fortuna: fu campione europeo junior dei 10 mila a Salonicco nel 1991. E' nato a Legnano e vive a Nerviano, a due passi da Milano. Fisico minuto (173 cm per 52 kg), viso affilato, anima semplice. E' perito elettrotecnico, gareggia per i Carabinieri e nel tempo libero aiuta la fidanzata Tatiana, maestra, a organizzare iniziative per i bambini. Non si atteggia a divo né a eroe. Dice con tutta semplicità: «Mi sareb¬ be piaciuto di più giocare a calcio come facevo da ragazzino, perché la maratona è una fatica assurda, altro che esaltazione dell'individuo. Ma ottengo dei risultati e continuerò». Anche Giacomo Leone, il vincitore di New York, ha fatto una gara in rimonta: «Ma questa maratona vale tre New York. Là ho raccolto dollari e popolarità. Qui solo tanta fatica». Gianni Romeo A fianco Danilo Goffi, 25enne di Legnano. A destra il trionfo dello spagnolo Anton Abel nello splendido scenario dello stadio Panathinaikon
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