Bevilacqua: è il mio destino di G. Rom.

Bevilacqua: è il mio destino Bevilacqua: è il mio destino Uno stiramento e addio sogni di gloria MONDIALI Ivanova dopata, perde l'argento nella marcia ATENE. La russa Ivanova, 2a dietro la Sidoti nella 10 km di marcia, è stata privata dell'argento dopo essere risultata positiva per steroidi. L'argento e i 30 mila dollari del premio passano alla bielorussa Kardopoltseva. La sua connazionale Tsybulskaya, 4a al traguardo, conquista a tavolino il bronzo. Avanzano anche le italiane Alfridi (5a) e Perrone (9a). Un'altra russa, Tysoma, che ha corso gli 800 e si è ritirata in semifinale, è stata trovata positiva allo stanozolo. Quel salto di Fiona era davvero nullo? ATENE. Un dubbio in più per Fiona May: l'ultimo salto intorno ai 7 metri, che le avrebbe potuto dare almeno l'argento, era proprio nullo? E se lo era, per un centimetro (non di più), perché nelle qualificazioni alla greca Xanthou un nullo di 2-3 cm, era stato giudicato buono e lungo 6,62? E' stata la Rai ad aprire il caso, che non avrà comunque sbocchi, poiché il et azzurro Ponchio ha dichiarato che un reclamo è improponibile, mettendo a confronto i due salti, utilizzando il materiale girato dai suoi cameramen, piazzati proprio sulla linea della plastilina. Così è apparso che il nullo non denunciato alla Xanthou era più nullo di quello non perdonato alla May. Polemiche e proclami per le Olimpiadi 2004 ATENE. Domanda maliziosa per Primo Nebiolo nella conferenza stampa di chiusura dei Mondiali. Un giornalista svedese gli ha chiesto se non avesse voluto approfittare della bomba che ha distruttela tribuna stampa dello stadio di Stoccolma, condannando l'episodio per favorire la candidatura di Roma 2004. Il presidente della Iaaf ha spiegato: «Ho fatto solo il mio dovere, lo stadio di Stoccolma è uno dei templi dello sport. Ho interpretato il sentimento della famiglia della Iaaf, le Olimpiadi sono un'altra cosa». Ma non è così per Gianna Angelopoulou-Daskalaki, che ha distribuito un proclama in cui dice che il successo dei Mondiali dimostra che Atene merita le Olimpiadi. Per la presidentessa del Comitato di candidatura «gli impianti si sono rilevati eccellenti, il traffico si è mosso rapidamente». ATENE DAL NOSTRO INVIATO Roberta Brunet sabato notte aveva lanciato una proposta che poteva essere suggestiva: visto come tira il vento ad Atene, dove le donne italiane hanno indossato i pantaloni al posto dei signori maschi, aveva detto in sostanza,*sostituiamo con un bel color rosa la maglia azzurra della Nazionale. L'idea della maglia rosa sarebbe stata da portare avanti, se fosse andata in medaglia, anche da Antonella Bevilacqua. Ma l'incantesimo al femminile ieri è cessato, sulla pedana del salto in alto. Soltanto un settimo posto. In realtà la Bevilacqua dovrà liberarsi di una stregoneria, se vorrà partecipare in futuro alle magie delle colleghe azzurre. Perché la sua storia passa attraverso un labirinto di trabocchetti. Nell'ultimo è cascata ieri. Ha pestato e spostato inavvertitamente, racconta, il segno che aveva appiccicato sulla pedana per misurare la rincorsa verso l'asticella. Il punto di riferimento traditore l'ha portata, al primo tentativo a 1,93, troppo vicina ai ritti e ha dovuto stoppare bruscamente la rincorsa. Risultato, dice lei, un forte dolore (stiramento?) alla coscia sinistra che ha compromesso la sua gara. Alla vigilia aveva spiegato tutte le altre stregonerie che le erano capitate. Incidente d'auto a dicembre, colpo di frusta, capogiri. Un capogiro la coglie il 19 luglio quando fa l'ultimo esercizio dell'ultima seduta di allenamenti con i pesi prima dei mondiali. Cade il bilanciere, la schiena fa crack, dolori terribili, ernia del disco. Ma ecco il miracoloso incontro con un chiropratico americano che esercita a Roma, Rigel: le fa rientrare due ernie del disco, la spinge a compiere salti virtuali con l'immaginazione per vincere la paura del dolore. Tutto funziona, i salti virtuali spingono Antonella a dichiararsi pronta e partire per Atene. Dove si porta in pedana come talismano una moneta regalatagli dal chiropratico, e nelle qualificazioni la faccenda funziona. Pronta per una medaglia, soprattutto alla luce di una gara di qualità modesta? Macché, il sortilegio, già descritto, è dietro l'angolo. Non basta la moneta di Rigel per scacciarlo. Chiunque altra sarebbe disperata: miracolata dall'ernia del disco, fregata da un segno per terra. Ma Antonella esce dal campo con il sorriso: «Tutto è già scritto - dice - evidentemente doveva andare così. Anzi, sono fortunata, perché posso venir via da qui con le mie gambe. Se penso che venti giorni fa soltanto a respirare sentivo dei dolori terribili, non devo dirmi fortunata?». Un tempo sosteneva, Antonella, che comunicava spesso con un suo amato cane morto. Ora rifiuta la teoria del sortilegio maligno e dice di un destino già scritto al quale non è possibile sfuggire. Vola alto con la fantasia Antonella, ma purtroppo c'è sempre qualcosa che le impedisce di volare in pedana. L'unica volta che andò bene, alle Olimpiadi di Atlanta, una intricata faccenda di efedrina le impedì di godere di un quarto posto lusinghiero, con una misura altrettanto lusinghiera (1,99). Chissà che cosa c'è scritto ora nel suo destino di atleta. [g. rom.]