Fiocchi rosa sul grigio dell'Italia

Atene, bilancio amaro. Eppure il presidente aveva detto: «Abbiamo la squadra più forte di sempre» Atene, bilancio amaro. Eppure il presidente aveva detto: «Abbiamo la squadra più forte di sempre» Fiocchi rosa sul grigio dell'Italia Ma Gola rifiuta iprocessi: io sono soddisfatto ATENE DAL NOSTRO INVIATO Mondiali in archivio e per l'Italia una facciata su cui la pittura fresca, ovvero le medaglie conquistate dalle ragazze, serve a coprire le crepe. Ma appena si entra in casa i muri mostrano i segni di una manutenzione che, quanto meno, è stata fatta male e nelle fessure si notano segni di un deterioramento in atto al quale non basta l'atletica in rosa per porre rimedio. L'analisi non può essere superficiale né rinviata a fine stagione quando i festeggiamenti programmati per i 100 anni della federazione ovatteranno discorsi di sostanza. Guardando alle medaglie e al numero dei finalisti, ha ragione apparentemente il presidente della Fidai, Gianni Gola: «L'Italia non ha sfigurato nei confronti del passato, anzi: tre medaglie sono un bottino che ci soddisfa». Peccato però che quest'analisi non tenga in giusto conto l'affermazione dello stesso Gola alla vigiba dei Mondiali (((Abbiamo la squadra più forte di sempre»), né che numericamente la squadra fosse ben più ricca delle precedenti, né infine che il numero delle prestazioni insufficienti sia pericolosamente troppo alto, con controprestazioni che andrebbero quanto meno spiegate se è vero che i Mondiali erano l'appuntamento-clou della stagione, quello per il quale i singoli avrebbero dovuto programmare il picco della loro condizione. E invece molti, troppi azzurri hanno mostrato di esser appagati del solo fatto di aver partecipato. Cosa che, 59 anni dopo la morte del barone de Coubertin e con tutti i soldi che circolano ormai nel mondo dello sport, appare quanto mai anacronistica. Né dai responsabili federali - segnatamente dal citi maschile Lenzi - vengono proposte analisi che invece andrebbero fatte subito: valutare la stagio ne al termine, nel suo complesso, può servire soltanto a dimenticare che i Mondiali erano «l'appunta mento», e non certo i Giochi del Mediterraneo o la prossima Universiade dove il valore delle me daghe è di una modestia totale. Gola, nel suo bilancio, ovviamente tende a sottolineare gli aspetti positivi e trascurare che almeno 36 atleti, cioè più del sessanta per cento della squadra, non hanno superato il primo turno, oppure hanno ottenuto un risultato tahnente deludente che sarebbe stato meglio per loro restare a casa ad allenarsi. I nomi? Si va da Camossi a Giannini, da'Maffei a Poserina, da Paoluzzi a Vizzoni, dalla Capriotti alla Lah, dalla Levorato alla Gallina, da Occhiena a Lambruschini, mandato allo sbaraglio. E volutamente tralasciamo gli infortunati che hanno gareggiato, come D'Urso. Quello che stupisce, nella mancata autocritica dei vertici, è che le indicazioni di «squadra più forte di sempre» a Gola sono arrivate - è logico presupporre - dai tecnici e da chi maggiormente sta vicino agli atleti, come il vicepresidente e capo delegazione Alfio Giorni. Dunque, delle due l'una: o hanno ordito una congiura per fargli dire cose che poi i fatti avrebbero smentito; oppure, e a ben vedere è persino più grave, non sono stati in grado di valutare per la mag¬ gior parte degli atleti il reale stato di forma. Se, come dice Lenzi, «il mio ruolo va oltre alle medaglie, è quello di gestire tutta la stagione», non possiamo che esser d'accordo. Salvo ricordare una volta in più che i Mondiali valevano da soli tutto il resto dell'annata. E il fatto che lo stesso Lenzi ricordi come «alla vigilia avevo parlato bene di maratona, di Mori e sugli altri non mi ero pronunciato» lascia sinceramente perplessi, visto che ricordiamo bene come si augurasse 17 metri nel triplo per Camossi, il quale lo ha ripagato con tre nulli in qualificazione. O come parlasse di staffetta veloce da medaglia. La critica sulla spedizione azzurra non tocca naturalmente quel 20 per cento della squadra che si è ben comportato. Anzi, a Mori come a maratoneti e marciatori (uomini e donne, in entrambe le categorie), alla Brunet come alla May, ma anche alla Maffeis e alla Sommaggio o alla staffetta maschile 4x400 si deve riconoscere di aver interpretato le gare iridate al meglio delle loro possibilità. Certo, in campo femminile - dove la qualità assoluta è meno elevata - l'Italia ha comunque compiuto passi avanti. E questo senza tirare in ballo il risultato di Coppa Europa, perché la dimensione dell'atletica continentale è ben differente da quella mondiale. E forse proprio di questo non ci si accorge a livello maschile, dove qualcuno magari già sta facendo i conti di quanto potremo essere bravi il prossimo anno a Budapest, dove si disputeranno gli Europei. Giorgio Barberis "reIAAF World ^ Championships ATH&VS '07 i il»:"'' In fila le tre azzurre che sono salite sul podio: da sinistra Annarita Sidoti (oro), Roberta Brunet (argento) e Fiona May (bronzo) Ma le loro medaglie non possono mascherare la delusione soprattutto del settore maschile Nella foto piccola Gianni Gola, presidente della Fidai

Luoghi citati: Atene, Budapest, Europa, Italia, Mori