I miti della lirica nei «cd» della Cetra
/ miti della lirica nei «ed» della Cetra F I DI$€H! =1 / miti della lirica nei «ed» della Cetra L successo dei concerti del trio Pavarotti-Domingo-Carreras e di certi jingle pubblicitari dimostrano quanto nel nostro Paese sia sempre vivo il desiderio di «bel canto», la voglia di melodramma classico. Per chi volesse dissetarsi di questo impareggiabile spettacolo, non si fermi alle rare occasioni offerte dalla televisione e almeno si rivolga ai dischi. C'è una bella opportunità che pesca dagli immensi archivi Rai e grazie alla Fonit Cetra ci restituisce pagine storiche. Tra le novità c'è la serie «Edizione Maria Callas» che offre, per ora, quattro cofanetti in cui si torna ad ammirare la famosa soprano giusto vent'anni dalla sua scomparsa. La sua voce aveva un timbro discutibile, ma possedeva una rara singolarità per varietà dei colori, forza di penetrazione, estensione (dal la sotto il rigo al fa sopracuto), duttilità e agilità. La Callas rivoluzionò la vocalità femminile, ripristinando la tecnica di fonazione ottocentesca e, con essa, il tipo di soprano specializzato sia nel canto di forza che in quello acrobatico. E' stata un'interprete e un'attrice tragica di grande talento, che ha dato il via alla rinascita del bel canto. Giustamente la collana Fonit Cetra si apre con «Norma» (2 Cd) di Vincenzo Bellini. La registrazione risale alla rappresentazione del 29 giugno del 1955 all'Auditorium Rai di Roma. Accanto alla Callas-Norma, ci sono Mario Del Monaco (Pollione), Ebe Stignani (Adalgisa), Giuseppe Modesti (Oroveso), Rina Cavallari (Clotilde), Athos Cesarmi (Flavio). Prima della Callas, i soprani confondevano spesso Norma, sacerdotessa dei Druidi all'epoca dell'invasione romana, in un ruolo wagneriano o verista. Maria restituì al personaggio belliniano - sottolinea Sergio Segalini nella presentazione del disco - «il k-gato delle cantilene, la fierezza dell'accento, il brio nei vocalizzi, le impennate scattanti». La sua Norma di1 venne famosa. Oltre a Norma, la collana offre i cofanetti di «La Traviata» (del '53, con Francesco Albanese, Ugo Savarese) di Verdi, il «Parsifab) (del 1950, con Boris Christoff, Africo Baldelli) di Wagner, «La Gioconda» (del 1952, con Fedora Barbieri, Paolo Silveri, Giulio Neri). Un serie di registrazioni che inevitabilmente danno il segno del tempo, ma più per i suoni orchestrali e molto meno per le voci dei cantanti. Ancora due segnalazioni Fonit Cetra nell'altra collana «Le grandi voci italiane». Due tenori importanti: uno d'inizio secolo «Francesco Tamagno. L'integrale delle registrazioni» (1 Cd; arie di Rossini, Verdi, Saint-Saéns, Massenet, Meyerbeer, Giordano) e «Giacomo Lauri. Le registrazioni della maturità» (1 Cd; arie di Rossini, Verdi, Donizetti, Carlos Gomes, Meyerbeer). Ma torniamo alle voci femminili per un'altra primadonna, americana di origine armena: «Hommage à Cathy Berberian» (Accord, 1 Cd). L'eclettica mezzosoprano (scomparsa nel 1983) aveva bisogno di spaziare dalle musiche del '600 ad oggi. La raccolta offre testimonianza della sua personalità artistica. Manca un pezzo importante, quella «Sequenza ITI» di Luciano Berio, che per lei fu, oltre che marito, anche lo scopritore e modellatore di quella sua voce impareggiabile che giocava con estrema duttilità e nella musica contemporanea. E qui la risentiamo nelle composizioni che per lei scrissero autori come Stravinskij, Cage. Alessandro Rosa ,saj
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