in Olanda a caccia di miracoli di Cesare Martinetti

in Olanda a caccia di miracoli Da Cascine Vìca sino ad Oss per produrre meglio e con meno oneri in Olanda a caccia di miracoli Affari e sconti per chi investe all'europea GUADAGNARE COL MERCATO UNICO OSS (Paesi Bassi) DAL NOSTRO INVIATO Questa non è la storia di gente che scappa dall'Italia, ma di due imprenditori che sono andati a cercarsi del business e hanno trovato l'Europa, così com'è in un suo pezzo piccolo e «miracoloso» che si chiama Olanda, ma come potrebbe diventare in tutto il resto di quello «spazio» composto da quindici Paesi che molto si esercitano nella retorica comunitaria, ma poco fanno per metterla in pratica. E invece qui ad Oss l'altra notte alle 3, intorno ad un tavolo, due italiani si sono messi d'accordo con alcuni altri olandesi per un'operazione industriale che ha mosso una cinquantina di miliardi, ha usato come partner finanziari italiani (Imi), olandesi (Amro) e americani (General Elettrici ed ha ora costruito un gruppo che più europeo non si può: «Prenda una carta geografica - ci dice uno degli italiani -, tiri una riga tra Torino e Oss e vedrà che metà Europa sta di qua, metà di là». Detto con un po' di ironia, ma mica tanta. Aldo Ravaioli e Michele Talpo un anno fa nella loro Stampai di Casci- ne Vica hanno cominciato a progettare la missione Europa. Il ragionamento industriale in sintesi era questo: per essere internazionali non basta essere esportatori. Ci vuole qualcosa di più, bisogna andare vicino al cliente, progettare il prodotto là dove sarà usato, «vederlo crescere sul cad», integrarsi in un sistema. Pensavano alla Francia o alla Germania, hanno girato come commessi viaggiatori di un progetto. «La Francia - ci racconta Ravaioli - offriva molti vantaggi sul piano dei servizi, ma costi uguali ai nostri e rigidità abbastanza "itabane"». La Germania, peggio ancora. Quando sono sbarcati in Olanda, nessuno voleva davvero credere che questi due italiani avrebbero fatto sul serio fino in fondo. «C'è stata la magia dell'incrocio tra il management della Brabant Alucast, un'azienda che il gruppo Hoogvens voleva vendere perché fuori dai margini del suo corebusiness, e il nostro. Loro leader in Europa nella "pressofusione" di tutti gli stampati metallici che tengono insieme il motore; noi che più o meno nello stesso campo avevamo clienti come Bmw, Opel, Ford, Bosch». La Alucast aggiunge a questo parquet Nissan e Volkswagen. E l'occhio è già puntato verso la Polonia «dove tra qualche anno si produrranno tante automobib come in Italia». Un matrimonio che più perfetto non si poteva: incastro di prodotto, tecnologie, mercati. Una grande fa¬ cilità di rapporti e - qui scatta il plusvalore-Europa che oggi l'Olanda sa offrire - facilitazioni per chi vuol produrre, un sistema di relazioni con lo Stato, con il sindacato (informato in tempo reale e con trasparenza dei passaggi della trattativa), con l'insieme del sistema burocratico e giuridico fatto apposta per favorire chi vuol investire per produrre, ricchezza e lavoro. Quindici anni fa l'Olanda era in una situazione «itahana», massimo di garanzie per tutti, ma un sistema di finanza pubblica nell'abisso e disoccupazione al 12 per cento. Oggi è perfettamente in regola con i parametri di Maastricht e la disoccupazione è al 5,7 per cento, non lontano dal miracoloso 4,8 degli Usa. La ricetta magica si chiama «flessibilità», ottenuta in pieno accordo con il sindacato. «Un sistema industriale - dice Ravaioli - funziona megbo in un Paese sereno. Vogho dire che non serve una flessibuità che butta la gente nella disperazione o nell'insicurezza». Flessibilità olandese significa adattare al mercato l'offerta di lavoro. Contratti a termine, ma anche agenzie private di collocamento che «affittano» i lavoratori là dove servono e quando servono. E poi, ci spiega Ravaioli, «oggi un grande cliente ti chiede il prezzo medio di un prodotto che gli offri nell'arco di cinque anni». C'è dunque bisogno di certezze che l'Olanda oggi sa offrire concordando con gb imprenditori anche il carico fiscale: «Si fa un accordo. Io voglio fare questo, tu mi dici oggi quanto pagherò di qui a cinque anni». Fatto U patto, non si cambia più. La logica è quella di un sistema fiscale che aiuta le aziende a crescere. Lo Stato non tradisce, il cittadino nemmeno e non per eroismo, ma perché conviene di più pa^ gare le tasse. Per l'imprenditore tutto questo significa che l'utile reinvestito paga solo il 10 per cento di tasse; per il lavoratore che il suo salario e il 74 per cento del costo per l'azienda, men tre in Italia è appena il 53. E intorno alle presse di Oss, dove l'abuminio gorgoglia che sembra acqua, tutti gb operai (il 20 per cento solo in «affli to») hanno la radio accesa o gU ami colari dei walkmen nelle orecchie Musica d'Europa. Cesare Martinetti Grazie alla flessibilità dei Paesi Bassi nasce una joint venture della pressofusione Il premier olandese Kok

Persone citate: Aldo Ravaioli, Brabant, Michele Talpo, Ravaioli