No-comment di Romano di Ugo Bertone

«E un processo politico» No-comment di Romano «Non vuol creare un caso inesistente» ALLA FESTA DEL PREMIER FELINA (Reggio Emilia) DAL NOSTRO INVIATO «Cari miei, questo è un vero mestiere...» borbotta, accaldato, Romano Prodi mentre stringe mani, saluta bambini e posa davanti al fotografo. Attorno a lui, i 500 e forse di più che hanno pagato 35 mila lire per aver l'onore di cenare con il presidente del Consiglio, sotto la pagoda di legno nel bosco che i militanti del pei hanno costruito anni fa «perché alla festa dell'Unità pioveva sempre...» spiega Fausto Giovannelli, senatore pds, presidente della commissione Ambiente. Ma stasera, alla frazione di Felina, comune Castelnuovo de' Monti, non piove. Chissà, forse è un segno della fortuna che accompagna il Professore, quello che ha traghettato il pds a Palazzo Chigi. Tira un gran caldo, Bianca Berlinguer sembra liquefarsi, davanti ad arrosti e risotti. Prodi resiste. Il mestiere del politico, lui l'ha imparato per davvero. E con pazienza posa per la foto-ricordo accanto a ciascuno dei commensali, grandi e piccini. Solo mestiere? No, questa è davvero la sua gente, pronto a difenderlo da scocciatori e importuni. Di Andreotti, sulle colline di Reggio, Prodi non vuol parlare, creare un «caso che non esiste» replica secco uno dei suoi. Ma anche qui arrivano le prime reazioni all'intervista data dal premier a «Welt am Soimtag». «Romano è stato cauto - spiega un suo collaboratore - ma il giornalista tedesco insisteva. E lui non poteva mica apparire reticente o peggio». Perciò? «Si è limitato ad una valutazione umana senza voler invadere il terreno della magistratura...». La bufera, certo, è destinata a scoppiar lo stesso. Ma qui, sull'Appennino, tutto sembra così lontano e la gente così vicina a proteggere il «suo» capo del governo, nominato cittadino onorario di Bebbio anni fa, prima ancora che scendesse in politica. Guai a quel cronista che si avvicina al premier, tra il risotto e l'arrosto, per chieder se «è vero che si sono incrinati i suoi rapporti con il cardinale Ruini». Prodi allunga lo sguardo, fa finta di non vedere né sentire, poi saluta con un «ciao» quasi curiale. A far giustizia è una signora di mezza età che risponde secca: «E' una domanda stupida». Come fanno a litigare più di tanto i Prodi di Reggio Emilia con il cardinale che reggiano è, almeno d'adozione, oltre a vantare come parente Flavia Franzoni, che di Romano è la moglie? Si discute, certo, ma tutto finisce lì. Eppoi, Ruini sa bene di che pasta sia fatto Prodi che a Felina incrocia e abbraccia Ermanno Dossetti, suo professore di liceo e fratello del monaco, grande ispiratore del cattolicesimo di sinistra. C'è anche il fido Pierluigi Castagnetti, bacchettato attraverso i giornali. «Ma non crederai davvero a quello che hanno scritto?», liquida Prodi. E Castagnetti sorride, tutto contento. E' più difficile, una volta tanto, dribblare i leghisti. Le camicie ver¬ di si presentano in sei alle 22 e 35 davanti al recinto della festa per portare il regalo a Prodi che Umberto Bossi ha vergato di suo pugno la notte di venerdì, alle quattro in punto: un bel lasciapassare per entrare in Padania, assieme a una polo verde, di quelle che i banchetti del Carroccio vendono a 35 mila lire. «Se arrivano i leghisti riferite a me. Non vogliamo incidenti», aveva detto la signora Flavia ai poliziotti della scorta, al suo arrivo nel pomeriggio. E così è. Basta un suo cenno e Romano, in quel momento in posa davanti a una torta gigantesca in suo onore (l'hanno portata apposta da Reggio Emilia, dalla pasticceria Boni, con un pulmino), corre all'ingresso. «Davvero con questo posso entrare in Padania?», risponde divertito alla delegazione che arriva dalla «festa della Padania». «Grazie, mi dispiace di non aver preparato nulla. Ma dite a Bossi che presto ricambierò». Chissà, forse lo scambio di doni potrà dare risultati politici, proprio mentre si infittisce il dialogo tra Bossi e il Polo. «Le alleanze si fa presto a farle - commenta Prodi poi bisogna giustificarle, motivarle, spiegarle. Per me non cambia nulla. Per loro sorgono problemi, tanti». Ma il tono è disteso, aperto al dialogo. E da Cavola, dieci chilometri più sotto, spina leghista in terra rossa (il 31% nel '95) Bossi gli manda a dire: «Prodi lo conosco bene, quando veniva a Milano passa- Cena di compleanno fra 500 amici Fotografìe, sorrisi e niente politica A sinistra il leader della Lega Umberto Bossi A destra il presidente del Consiglio Romano Prodi con Enzo Biagi alla festa di compleanno Un collaboratore: «Su Andreotti, il presidente si è limitato a una valutazione umana» va da noi... Gli faccio i migliori auguri. Lui è tendenzialmente un sedens ma quando si va in bicicletta un po' ti puoi muovere...». Prodi sorride. E' andata peggio a Berlusconi, passato e (si dice) futuro alleato del senatur: «Quello lì - ha detto Bossi - sa solo scegliere le vallette...». La fantasia leghista, in quel di Cavola, non ha limiti: elezione di miss Padania (Titti Ascari, barista al bar della questura di Reggio, prossima sfidante a Salsomaggiore), partita di pallone (1'«Italia» ai rigori batte la «Padania»). La festa dell'Ulivo, invece, viaggia nel solco della tradizione: sgombrate le sedie, la pagoda di Felina si trasforma in balera coperta (prezzo di ingresso lire 13 mila). Prodi, che ballerino non è, scappa alla chetichella. Ma c'è un'ultima sorpresa: in piazza una grande orchestra tedesca, di Ladenau, al suo apparire suona «Don't cry for me Argentina». «E come fanno a saperlo - replica lui - che è la mia preferita?». Nei paesi, professore, prima o poi si viene a saper tutto. Ugo Bertone

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