In pensione ma senza contributi
Chiesto il rinvio a giudizio di 132 lavoratori: hanno pagato per lasciare il posto anzitempo Chiesto il rinvio a giudizio di 132 lavoratori: hanno pagato per lasciare il posto anzitempo In pensione, ma senza contributi Nei guai anche funzionari delllnps e alcuni «consulenti» Per ricostruirefalse carriere si pagavano da 2 a 10 milioni La pensione era troppo bassa? I versamenti erano proprio pochi, inadatti a maturare l'assegno mensile? Niente paura: toccando i tasti giusti (e con un esborso adeguato tra i 2 e i 10 milioni) si potevano comprare anni di contribuzioni fasulle. Il trucco alla fine è stato però scoperto e per 139 persone è stato chiesto il rinvio a giudizio. Sette di queste sono funzionari o impiegati deU'Inps e dipendenti di studi che si occupavano di consulenza del lavoro. Gli altri 132 sono pensionati fasulli: persone che hanno percepito assegni mensili cui non avevano diritto o che hanno comunque falsificato la loro posizione contributiva per incassare più soldi. Per tutti il pm Francesco Fassio ha chiesto il rinvio a giudizio per truffa alì'Inps, falso e corruzione; per i primi sette, quelli che hanno organizzato il sistema truffaldino, c'è anche l'associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione informatica. A far partire l'inchiesta, circa due anni fa, erano stati gli stessi dirigenti delllnps della sede provinciale di via XX Settembre 34. Messi in allarme da altri scandali che avevano messo a nudo un «sistema» per pagare pensioni a chi non ne aveva diritto, gli ispettori dell'Istituto avevano effettuato una serie di controlli incrociati sulle posizioni contributive di migliaia di persone e, grazie anche ai nuovi sistemi di sicurezza sui terminali informatici, avevano scoperto che il marcio non era stato eliminato del tutto. Nell'ottobre '95 il gip Silvana Podda firmò sette ordini di custodia cautelare. Finirono in carcere i «magnifici 7»: i funzionari dell'Inps Giuliana Sacchieri, 48 anni, e Gianfranco Procaccini, 54 anni, di Bologna; l'impiegata Inps Francesca Calabrese, 46 anni; Fernanda Usseglio Viretta, 47 anni, Maria Giovanna Falciola, 49 anni, e Marisa Lucarelli, 69 anni, di Bologna, impiegate in studi che si occupavano di consulenza del lavoro (ma nessuna era iscritta all'albo provinciale); Maria Luisa Duchi, 58 anni, ispettrice Inpdai. Secondo l'accusa, chi voleva ottenere una pensione fasulla si rivolgeva allo «Studio Falciola-Co- gno» di Torino, oppure allo «Studio Zagonara-Bicci» di Bologna: le pratiche venivano poi passate a Fernanda Usseglio Viretta, dello «Studio Alfa System», che si occupava di contattare la Sacchieri e il Procaccini. Erano loro, dipendenti Inps, che potevano accedere all'Arpa (Archivio regionale posizione assicurativa) ed erano collegati con il Centro Elaborazione dati di Roma. Bastava encraie nel sistema e inserire i dati fasulli, che diventavano «ufficiali» e sui quali nessuno andava ad indagare. A volte seguiva anche un «supporto cartaceo» con false dichiarazioni di ditte (all'oscuro di tutto) i cui timbri erano stati falsificati. Alcuni si spaccia¬ vano per ex dipendenti di società inesistenti. In qualche caso i beneficiari hanno allungato di qualche anno la durata dei versamenti, per maturare il diritto all' assegno mensile; altre pensioni sono state invece «inventate» ex novo. E, in un paio di occasioni, le marchette false si sono accumulate persino «sottraendole» a persone morte prima di aver maturato il diritto a percepire la ((minima». Come la signora morta in un incidente aereo, che aveva 15 anni di versamenti. Una tranche dell'inchiesta riguarda una trentina di dirigenti d'azienda torinesi, assistiti dall'Inpdai. Pagando cifre piuttosto elavate, sarebbero riusciti, con la complicità dell'ispettrice Maria Duchi, a convertire periodi di contribuzioni Inps in quelli, più redditizi, dell'istituto di previdenza dei dirigenti. Il Procaccini avrebbe fornito dati da inserire nel «cervellone» torinese, ma il suo ruolo sarebbe più defilato. Alcuni imputati hanno confessato, altri hanno cercato di sminuire il loro ruolo. Tra i pensionati alcuni hanno detto di aver pagato in buona fede («credevo fossero contributi volontari»), altri hanno negato. A tutti è stata sospesa la pensione. La maggior parte ha già restituito (o lo sta facendo a rate) le somme percepite illecitamente. Tra i beneficiari, anche persone nate tra il '54 e il '58. Nino Pietropinto A promuovere le indagini torinesi è stata la stessa direzione dell'Istituto di previdenza La sede Inps di via XX Settembre. E' stata la stessa amministrazione a far scattare le indagini che si sono concluse con la richiesta di rinvio a giudizio per 139 persone
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