Sordomuto per la pagnotta
Torinese assistito dalle suore ritrova la parola davanti al giudice Torinese assistito dalle suore ritrova la parola davanti al giudice Sordomuto per la pagnotta PER mesi ha vissuto nel silenzio, circondato dall'affetto e dalla pietà delle suoline che lo avevano quasi adottato. Non una parola, non un brusco movimento col capo quando un rumore improvviso veniva a turbare la quiete dell'istituto «Garrone» di Spotorno. Silenzio. «Bella forza - avrebbe sentenziato chi lo conosceva da poco - Moreno è sordomuto». E lui, leggendogb faticosamente sulle labbra, avrebbe fatto cenno con la testa: sì, cari amici, non parlo e non sento. Sordomuto dalla nascita. Solo un miracolo potrebbe darmi parola e udito. E il «miracolo», in effetti, c'è stato. Moreno Baravalle, 39 anni, residente a Torino in via Gallia ri, ieri ha finalmente parlato. Ma non alle suore che tanto amorevolmente lo avevano accudito. E neanche a un amico, o a un conoscente. Nossignori. L'ha fatto davanti a un pretore, il pretore di Savona Alberto Princiotta. A trascinarlo in quell'aula di giustizia sono state proprio le religiose. Una di loro, suor Maria, l'altra sera ha sorpreso il povero sordomuto nella sua stanza: rovistava nei cassetti come un ladruncolo qualsiasi, lui che con quella malformazione neanche sembrava conoscere l'esistenza del Maligno. La superiora ha avvisato, seppure a malincuore, i carabinieri. Solita trafila: sommario interrogatorio (tutto a gesti), verbale di contestazione, e appuntamento davanti al giudice. Processo per direttissima. La commedia è finita sotto la luce al neon di un'aula grigia di pretura. Qui Moreno ha gettato la maschera. Per mesi e mesi si era allenato a chiedere un piatto di minestra, a elemosinare qualche spicciolo per le sigarette, a suscitare la pietà degli ospiti del pio istituto di Sportono facendo ricorso a una mimica minima. Ma adesso la faccenda era più complicata. C'era di mezzo la sua fedina penale, il suo futuro, la sua vita. Un processo è sempre un processo: non si sa mai come può andare a finire. E poi, come si dice «scelgo il rito abbreviato» con il linguaggio dei sordomuti? Come si invocano tutte le attenuanti del mondo? Insomma, come diavolo ci si si difende? Se anche esistono gesti giuridici, e certamente esistono, Moreno non li conosceva. Il fatto è che non aveva previsto che la sua recita potesse avere questo finale. Così, quando l'hanno visto sulla panca avvicinarsi al difensore chiamato ad assisterlo d'ufficio, e parlottare fitto fitto con lui, le suore si sono davvero sorprese. Di colpo, a Moreno è tornata la voce, e anche l'udito. Miracolo a Savona. Alla fine, il falso sordomuto ha patteggiato una condanna a 6 mesi di carcere e 200 mila di multa, per l'accusa di tentato furto aggravato. Poco, tutto sommato. A Savona, giurano di averlo sentito esultare per la gioia. Gianni Armand-Pilon
Persone citate: Alberto Princiotta, Gianni Armand-pilon, Moreno Baravalle
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