Il Comune «svende» le sue case

Nonostante i prezzi stracciati (500 mila lire il mq) cedute solo 600 su tremila Nonostante i prezzi stracciati (500 mila lire il mq) cedute solo 600 su tremila Il Comune «svende» le sue case Messi sul mercato altri3500 alloggi Quasi seicento alloggi popolari venduti con un ricavo di 19 miliardi, entrati nelle casse municipali in poco meno di quattro anni, tra il primo luglio 1993 e il 27 marzo scorso. E' il primo consuntivo dell'operazione di vendita delle case di proprietà del Comune, oltre 10 mila abitazioni diffuse tra Torino e la prima cintura. Ed ora per questo patrimonio che l'amministrazione vuole cedere ai propri mcfuilini, parte la seconda fase con l'offerta di altri tremila alloggi, ma a condizioni diverse, determinate da una nuova legge. Il piano di dismissioni è gestito dall'assessore Mario Viano, delegato dal sindaco Castellani ad occuparsi di edilizia pubblica residenziale, oltre che delle proprietà gestite direttamente o indirettamente (tramite l'Agenzia per la casa) da Palazzo Civico. Si tratta di un'operazione, avviata nel '93 con l'invio di tremila lettere agli affittuari degli alloggi posti «in mobiltà», che, se non fosse chiaramente a carattere sociale, avrebbe il sapore della «svendita». Quei tremila appartamenti (mediamente di 60 metri quadri) erano valutati appena mezzo milione di lire il metro quadro, mentre il mercato immobiliare, pur languendo, ha ben altri prezzi, che, nel peggiore dei casi superano il doppio di questo «mimmo» fissato dalla giunta. Precisa Viano: «Per determinarne il prezzo abbiamo preso in considerazione i valori locativi previsti dalla legge 392 per ciascuna unità immobiliare, scontandoli del 20 %». Eppure su tremila case offerte, ad oggi, ne sono state «collocate» soltanto 597, con la previsione (motivata dal fatto che numerosi atti stanno per essere firmati dasvanti ai notai) di arrivare al migliaio. Di conseguenza almeno duemila abitazioni resteranno al Comune che, volente o nolente, dovrà continuare a gestirle. «Era nelle previsioni», osserva l'assessore. E spiega: «Molti dei nostri mquilini continuano a rientrare nelle fasce di reddito che danno diritto alla casa popolare. Hanno quindi la garanzia che non li toccherà nessuno e che abiteranno l'alloggio, sborsando un affitto relativamente basso senza problemi». Perché crearsene? Affrontando le condizioni poste dalla vita di condominio, dall'obbligo di pagare l'Ici e le manutenzioni in edifici che lo stesso assessore definisce «vecchi e in stato conservativo non eccezionale»? Perché accollarsi tasse e adempimenti che, in regime di affitto, rimangono a carico degli enti pubblici? Adesso, tra l'altro, è cambiata la legge. E tutto ciò che non è stato venduto con le precedenti regola, potrà essere ceduto «ai sensi della legge 560». Ma, attenzione, a prezzi superiori, perché riferiti ai valori catastali degli immobili, quindi, mediamente, a non meno di un milione di lire il metro quadro. «Sicuramente - dice l'assessore - chi non ha comperato ai costi precedenti non acquisterà agli attuali». Il Comune, tuttavia, mette in campo un nuovo pacchetto di cessioni: 3500 case che in precedenza non erano state prese in considerazione. «Per il fatto che - spiega Viano - da un'indagine svolta nei caseggiati non avevamo trovato il minimo interesse, ossia almeno il 50 per cento degli abitanti disposti a comperare come richiesto dalla precedente legge». L'attuale piano di cessioni non è sottoposto a quei vincoli, ma il costo degli alloggi sale dai 30-40 milioni precedenti a 70-80 milioni. Visto che l'amministrazione vorrebbe cedere gran parte del patrimonio edilizio sul quale non ha ancora «saggiato» le intenzioni degli mquilini (anche per rinnovarlo, comperando altre case, non nuove ma in condizioni migliori), perché non lancia sul mercato anche le ultime tremila case? «Queste ultime - chiarisce Viano - sono vincolate da mutui in fase di ammortamento. Mutui che si dovrebbero o frazionare o estinguere anticipatamente, ma la Cassa depositi e prestiti non consente frazionamenti e noi siamo quindi obbligati a trovare altre strade, per esempio fra le possibili, quella del preliminare di vendita». Per ora, dunque, con la prima tranche del '93, il Comune stima di «liberarsi» di mille alloggi. Mille-millecinquecento spera di venderli nella seconda appena avviata, altrettanti nella terza, quella delle case per ora vincolate da mutuo. «Se accadrà - conclude Viano - avremmo raggiunto comunque due obiettivi: rinnovare il tessuto sociale dei quartieri di case popolari, inserendo fra gli inquilini molti proprietari e comperare altre case da porre nel circuito degli alloggi per le fasce di popolazione meno fortunate». Giuseppe Sangiorgio La nuova tranche costerà il doppio In 4 anni incassati circa 19 miliardi Sono oltre diecimila le case di proprietà del Comune tra Torino e la prima cintura Sopra, Mario Viano l'assessore delegato ad occuparsi di edilizia pubblica

Persone citate: Castellani, Giuseppe Sangiorgio, Mario Viano, Viano

Luoghi citati: Torino