«Macché felice volevo l'oro» di G. Ro.

Fiona: che rabbia, retrocedo come i gamberi UN BRONZO CON VELENI «Macché felice/ volevo Poro» Fiona: che rabbia, retrocedo come i gamberi VATENE OLENDO metterla sulla battuta, par alleggerire un po' la tensione, potremmo dire che Fiona May è nera. Non di pelle ovviamente, quello lo sanno tutti. Nera di rabbia. Le sue prime parole sono dei macigni che cadono nella sala e fanno rumore: «E' stato un completo disastro. Sono avvilita, delusa, mi spiace tanto. Per me, e anche per l'Italia. E' stata la mia più brutta gara della stagione. Questo bronzo per me non vale niente». Ma una medaglia è sempre una medaglia, il bronzo dei campionati del mondo è quotato pur sempre 20.000 dollari, che al cambio corrente fanno quasi 40 milioni. E Fiona May si sta costruendo la nuova residenza a Calenzano, appena fuori Firenze, dove c'è un bel cascinale da ristrutturare...«I soldi sono importanti, ma qualche volta passano in secondo piano. Un anno, ho sciupato un anno di lavoro. Non sono riuscita a concretizzarlo al momento giusto». Ma c'è una spiegazione per capire meglio questa delusione feroce che impedisce a Fiona di accettare il bronzo? E soprattutto, c'è una spiegazione alla misura tutto sommato modesta che ha realizzato? Fiona risponde a monosillabi, è già abbastanza padrona della lingua italiana ma non a tal punto da fare lunghi discorsi. E forse non si sente nemmeno di farli, in questo momento. Dice: «Avevo vinto la medaglia d'oro due anni fa, ai campionati mon¬ diali. Poi è venuto l'argento delle Olimpiadi. Adesso questo bronzo. Non mi piace fare come i gamberi, sono bestiole che non amo». Andiamo alla seconda spiegazione. Una gara storta, perché? «Non so perché, ma ho saltato male dall'inizio alla fine. Forse il vento mi dava fastidio. Forse la tensione ha giocato brutti scherzi. Forse ho patito l'ambiente». Un ambiente un po' speciale, in effetti. Tifo da partita di calcio per incoraggiare la greca Xanthou, e questo si può spiegare. Ma tifo anche per le due tedesche, mentre quando Fiona chiedeva con gesti eloquenti di essere incoraggiata, sullo stadio cadeva il silenzio. «Già, qui per avere il pubblico dalla tua o eri greca o dovevi essere carina». L'attimo di hu¬ mour dura poco, Fiona torna subito a tormentarsi. E riprende la litania: «La mia rincorsa non andava, mi sentivo poco sicura. Peccato però quell'ultimo salto, nullo forse per due millimetri. Avrei' acchiappato almeno l'argento». Due anni fa da Goteborg Fiona, che era diventata italiana da poco dopo il matrimonio con l'astista Gianni Iapichino, aveva commosso gli italiani urlando alla televisione: Gianni, ti amo. E adesso? Quali messaggi? «Gianni mi aveva chiamato in mattinata, mi aveva detto che se saltavo bene non avrei avuto problemi a vincere. Ma non ho saltato bene...». Però per i primi due turni di salti ha avuto la soddisfazione di guidare la corsa, con il 6,91 d'a¬ pertura. Si era illusa che fosse già una misura vincente? «Nessuna illusione, qui siamo ai campionati mondiali e non alla gara nazionale. Capivo che dovevo allungare, che dovevo affacciarmi oltre i 7 per realizzare i miei progetti». Ora i progetti mutano? Questa inglese di origine giamaicana che ha scelto l'Italia per amore si sente tradita dall'atletica? In effetti quando cambiò passaporto aveva un limite di 6,98 che ha migliorato in Italia fino a 7,02. Pochino, per mantenersi ai livelli che ritiene di sua competenza. «Per forza qualcosa devo cambiare. Ne parlerò con i tecnici. Atene dev'essere soltanto una tappa in salita. Non vorrei proprio che questo bronzo mi pesasse troppo, sul collo». [g. ro.]

Persone citate: Fiona May, Gianni Iapichino

Luoghi citati: Atene, Calenzano, Firenze, Italia