Brunet e May Donne da medaglia
Dopo l'oro della Sidoti, l'argento della valdostana sui 5000 e il bronzo dell'anglo-fìorentina nel lungo Dopo l'oro della Sidoti, l'argento della valdostana sui 5000 e il bronzo dell'anglo-fìorentina nel lungo Donne da medaglia atene DAL NOSTRO INVIATO Sboccia il rosa dell'atletica italiana e sale due volte sul podio, con Roberta Brunet che scala un altro gradino dopo il bronzo di Atlanta e Fiona May che invece cede il titolo iridato conquistato a Goteborg '95 e retrocede di una posizione rispetto all'Olimpiade: terza. L'impronta data dalle ragazze d'Italia alla partecipazione a questi Mondiali è pesante, capace di rèndere accettabile - almeno in tèrmini di medaglie;- il bilancio, e oggi andrà all'attacco del podio anche Antonella Bevilacqua, geniale talento dell'alto. L'ideale copertina questa volta spetta a Roberta Brunet, e non solo perché il suo argento è metallo più prezioso del bronzo, ma per il modo in cui ha cancellato i malanni dell'inverno e i problemi che ancora un mese fa l'assillavano. Se in batteria aveva dato l'impressione di aver le gambe che giravano nel modo giusto e di essere concentrata a dovere, in finale è stata superba la sua interpretazione della gara. Non può né deve essere rimpianto l'oro finito al collo della romena Szabo, 22enne che da tempo si batte sulle piste con consumata perizia, interpretando al meglio tanto le gare sul ritmo quanto quelle, come ieri, dal risvolto tattico, che richiedono capacità di intuire il momento giusto per iniziare la volata. E Brunet non le è stata da meno. Partita lentissima, la finale dei 5000 si è ravvivata a metà gara quando è andata avanti la kenyana Cheromei a dare ritmo. Fino a quel punto Ribeiro e Szabo si erano guatate, fianco a fianco, aspettando che fosse l'altra a prender l'iniziativa. Subito dietro Roberta seguiva come un'ombra la romena, giustamente scelta come riferimento. La lunga volata è stata interpretata al meglio dalla valdostana: poco da fare contro il bruciante allungo della Szabo, ma la Ribeiro era giustamente nel inirino di Roberta che l'ha passata a 60 metri dal traguardo conquistando quell'argento che non soltanto ripaga lei ma anche il prezioso lavoro di Oscar Barletta, un tecnico di non più verde età e perciò spesso dimenticato. Ma grazie alla Brunet è stato riscoperto, riparando all'errore di averlo troppo presto accantonato. Questo argento sui 5000 è pesante perché viene da una specialità dove, al momento, le interpreti di valore sono molte e delle più svariate nazionalità, e la qualità dei risultati è senz'altro buona. Insomma la medaglia di Roberta è di quelle che restano nel tempo e nella memoria. Ci piacerebbe poter dire altrettanto per il bronzo di Fiona May ma, anche nel momento della gioia per l'ennesima conferma sul podio della fiorentina di Slough, non si può nascondere che gli attuali valori del lungo sono piuttosto modesti e che alla russa Gallona è bastato andare oltre i 7 metri per vincere la gara. Fiona aveva iniziato molto bene, con 6,91 che resterà poi il suo miglior salto, e al tempo stesso aveva perso la rivale più temuta, la nigeriana Ajunwa, stiratasi. Poi l'azzurra ha piazzato due salti davvero lun ghi, che avrebbero potuto non solo incrementare la sua misura ma probabilmente chiudere la gara. Avrebbero, perché si è trattato di due tentativi nulli, che hanno spento Fiona, incapace poi di riprendere il discorso con quei 7 metri che superò solo ad Atlanta. Il problema della May è che in quattro anni in Italia i progressi tecnici sono stati troppo modesti in rapporto al suo valore. E questa volta, nel finale, le è mancata anche la rabbia agonistica che, invece, ha contraddistinto la prova della greca Xanthou, seconda, o della stessa Drechsler, incommensurabile campionessa ancora capace di arrivare quarta. La giornata era iniziata con la maratona delle donne e il 5° posto di Ornella Ferrara, nonché il 3° della squadra azzurra in Coppa del Mondo abbinata alla prova iridata. Gara durissima e drammatica, dominata dalla giapponese Suzuki. Molte le vittime importanti a partire dall'olimpionica etiope Roba, e momenti di paura come quando, al km 22, è svenuta l'azzurra Sonia Maccioni per una crisi di disidratazione, poi superata con un paio di flebo. Ma questo, per certi versi, è proprio il fascino della corsa più terribile, che non si può improvvisare, e che stamane vedrà, sullo stesso percorso, gli uomini. Giorgio Barberis Roberta scala un gradino dopo il 3° posto di Atlanta con una gara intelligente e grande rimonta in volata Fiona non riesce a tenersi il trono: vola subito a 6,91 poi due nulli, s'affloscia e cede a Galkina e Xanthou Roberta Brunet sembra non riuscire a credere di avere conquistato l'argento dei 5000: un passo avanti dopo il bronzo dei Giochi di Atlanta Un passo indietro ma pur sempre una medaglia per Fiona May terza nel salto in lungo (a destra)
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