«E adesso dategli l'Oscar»

«E adesso dategli l'Oscar» «E adesso dategli l'Oscar» Per Sly in coppia con De Niro parte la campagna della Miramax LOS ANGELES. Parlare di Oscar quando c'è davanti ancora quasi mezzo anno e quando quella parte del '97 che è passata ha riservato soprattutto film rumorosi, violenti, dominati da spettacolari effetti speciali è un po' insensato. Ma come definire allora quest'altra voce: la Miramax, notoriamente lo studio più abile nell'orchestrare le campa¬ gne per gli Academy Awards, che verranno consegnati solo nel marzo del '98, sta seriamente considerando di sostenere una campagna per un attore noto soprattutto per gli olii con cui ricopre i pettorali e per i suoi suoni gutturali: il Sylvester Stallone di «Cop Land». In attesa dei film autunnali, quelli che tradizionalmente vengono concepiti per un pubblico più maturo e serio e da cui di solito vengono più statuette, dei nomi comunque già iniziano a circolare. Peter Fonda per «Ulee's Gold», un altro figliolo perso per strada e poi ritrovato. John Travolta per «Face/Off» e sia AI Pacino che Johnny Depp per «Donnie Brasco». Poi c'è Sean Penn in «She's so lovely», un'interpretazione che gli ha già regalato una vittoria a Cannes. Va anche menzionato, tra i non protagonisti, Rupert Everett, l'amico di Julia Roberts in «My best friend's wedding». La stessa Roberts è stata molto ammirata come protagonista, anche se non sì tratta di un film di quelli che vengono «nominati» ed è stata attaccata recentemente da Hillary Clinton perché «fuma quando è contenta, fuma quando piange, fuma quando bacia, fuma sempre». Gli altri film sin qui menzionati potrebbero tutti venire presi in considerazione, ma le aspettative più grosse sono concentrate su film che devono ancora uscire. Come «Amistad» di Steven Spielberg, «Midnight in the Garden of Good and Evil» di Clint Eastwood, «Kundun» di Martin Scorsese. Poi c'è «Titanio», il cui budget ormai veleggia attorno alla straordinaria cifra di 300 milioni di dollari. Così tanto che per la Fox e James Cameron sarà quasi impossibile andare in pari e potrebbero cercare consolazione nelle ambite statuette dello zio Oscar. [1. s.)

Luoghi citati: Cannes, Los Angeles