RAMBO il mio peggior nemico

«Sono ingrassato di 20 chili per tornare a recitare» La rinascita di Stallone: «Sono ingrassato di 20 chili per tornare a recitare» // mio peggior nemico LOS ANGELES. Cammina con il passo affaticato dal peso di un bel pancione, il naso tagliato in un incidente, lo sguardo di uno che ha rinunciato a sognare. Fred Hefhn, sceriffo di Garrison, nel New Jersey, è uno sconfitto, uno di quei personaggi passivi e inerti di cui se ne incontrano tanti nella vita vera e molto pochi nelle favole cinematografiche. Ma a rendere più sorprendente il personaggio di Freddie è l'attore che lo interpreta: Sylvester Stallone. L'uomo-esercito che da solo ha distrutto prima i Vietcong e poi l'Armata Rossa in Afghanistan, l'attore più longevo di tutti nel genere «action-movie», non avrebbe potuto imboccare una strada più diversa. E quasi a voler ribadire che i Rocky e i Rambo sono finiti si è ritrovato circondato per la prima volta nella sua carriera da una serie di attori di grande talento: Robert De Niro, Harvey Keitel, Ray Liotta. Non è la prima volta che Stallone cerca di cambiare rotta, ma i suoi tentativi di romanzo e di commedia si erano risolti in fallimenti. Stallone è dunque tornato all'azione, con «Judge Dredd», con «Assassins» e «Daylight». Tre film e tre delusioni, soprattutto negli Usa. Sembrava finito, una caricatura di se stesso. Ma giunto a 51 anni, Stallone ha deciso di cambiare passo. Svolta professionale, dunque. Ma anche crisi di mezza età, un fenomeno di cui ha apertamente parlato nella seguente intervista. E' un po' come se adesso il suo più grande nemico fosse se stesso, lo Stallone del passato. Perché? E che cosa l'ha portata a «Cop Land»? «Negli ultimi venti anni ho fatto dei film dei quali sono orgoglioso, ma per il resto mi sono sentito trascinato verso personaggi sempre più lontani dalla vita vera. Dopo "Daylight", che all'estero è andato bene ma qui in America piuttosto male, il telefono ha smesso di suonare. Nessuno mi cerca più da anni per fare film in cui devi recitare e non mi cercano più per fare film di azione. Quando mi hanno chiamato dalla Miramax con la proposta di fare "Cop Land" non ho dunque avuto alcuna esitazione. Anche gratis, ho detto». Vuol dire che l'era dei Rambo e dei Rocky è finita per sempre? «Quando abbiamo fatto Rambo nessuno pensava che sarebbe andata a finire così. E' stato un po' un incidente e quando ci ripenso lo vedo come un personaggio un po' patetico. Dopo Rambo, l'azione è diventata il centro del film e l'attore ha ini- ziato a contare sempre meno, sinché siamo arrivati a un punto in cui chiunque sa coordinare un pochino i movimenti può fare questo tipo di film. Non so se farò altri action movies in cui l'azione conta meno o se a cambiare il genere saranno attori come Nick Cage o Travolta. Ma come insegna David Lean un film d'azione può essere anche amore, storia, passione. Gli studios sono paralizzati, sono convinti che la gente vuole venire rintontita da più inseguimenti e più effetti speciali, ma io penso che il pubblico merita un po' più di rispetto». E così, invece di combattere avversari da fumetto, adesso se la vede con Robert De Niro. Com'è andato il vostro primo incontro? «Il mio primo incontro con lui è stato piuttosto buffo. Deve essere stato nel 1979 o l'anno dopo. Ci vediamo, me lo presentano, dice ciao e se ne va, senza una parola. C'era anche Brian De Palma e gli ho chiesto: ma De Niro è sempre così? No, mi ha risposto De Palma. E' che gli ci vuole un po' ad aprirsi, sei o sette anni! Ci siamo rivisti sul set e un po' per quel ricordo, un po' perché è forse il più grande dei nostri attori, mi sono sentito un po' intimidito. Ho sempre invidiato lui, Keitel, Pacino per le parti che hanno fatto, avrei fatto di tutto per essere al loro posto». E molto ha dato: per «Cop Land» ha rinunciato, oltre che ai soldi, alla sua vanità acqui¬ stando oltre venti chili: proprio come aveva fatto De Niro in «Toro scatenato». «Quando ho incontrato il regista, James Mangold, mi ha detto: Freddy è cicciotto, lento e non ci sente da un orecchio. Vuoi la sua parte? Io non ho avuto dubbi, ma è stato più difficile di quanto pensavo. Mi sono sentito in dovere di giustificarmi con chiunque incontravo, ho iniziato a spiegare a illustri sconosciuti che ero grasso solo perché stavo facendo un film. La forma fisica, ho scoperto, è spesso una coperta dietro la quale ci nascondiamo. E' stato solo dopo un po' di mesi, dopo che avevo aggiunto oltre venti chili, che ho iniziato ad accettare, anche perché ho capito quanto era importante, per entrare nel personaggio di Fred, avere quel passo appesantito di uno per cui ogni giorno è uguale e inutile come tutti gli altri». Un'ultima domanda. E' vero che Andrew Cunanan, il killer di Versace, intendeva uccidere anche lei? «Pare di sì. Eravamo a Key West all'inaugurazione di un Planet Hollywood e c'era apparentemente anche lui. Ha iniziato a chiedere ai baristi se sapevano dove abitavo, se sarebbe venuta anche Madonna. Ha fatto le stesse domande anche ad altre persone in giro per Miami. Qualcosa di vero deve esserci». Lorenzo Soria «Quel film è stato un incidente. Quando ci penso lo vedo come un personaggio lontanissimo e un po' patetico» Stallone: obert De Niro drew Cunanan: ller di Versace LA STASPETTADomenica 10 Ag«Sono ingrass Qui accanto Stallone, a destra Robert De Niro suo partner in «Cop Land»; in basso Andrew Cunanan: anche Sly era nel mirino del killer di Versace

Luoghi citati: Afghanistan, America, Key, Los Angeles, Miami, New Jersey, Usa