Cari onesti ragazzi di Monreale. Terra, allarme rosso per il cloro

Cari onesti ragazzi di Monreale. Terra, allarme rosso per il cloro LETTERE AL GIORNALE Cari onesti ragazzi di Monreale. Terra, allarme rosso per il cloro Ma altri giovani aggredirono una madre Carissimi ragazzi di Monreale, su La Stampa ho letto l'articolo che vi riguarda e ho ammirato le vostre belle facce. Il gesto di onestà che vi ha distinto mi ha fatto ricordare una bruita storia accaduta due settimane fa, che riguarda altri ragazzi con altre facce. Una signora, amica mia, è stata scippata della borsetta che portava a tracolla. E' una notizia talmente all'ordine del giorno che non ha nulla di eccezionale, se non si tiene conto che questa donna era appena uscita dall'ospedale, dove il suo unico figlio sta combattendo una durissima battaglia per la vita. La mamma di Fabrizio in quella borsa aveva tutto il suo «tesoro»: un telefonino per essere sempre in contatto con il papà che si alterna al capezzale del figlio, qualche soldo, le chiavi di casa (data in prestito da amici perché loro non risiedono a Torino) e una fotografia del suo ragazzo sorridente e felice, infilata tra un'immagine sacra e l'altra. Tutto lì! I giovani che hanno compiuto questo gesto devono aver adocchiato con fare esperto la loro vittima; persona stanca, con la testa tra le nuvole, certamente fragile. Perfetta! Certo, la mamma di Fabrizio per la strada è distratta, prega, cerca di ricordare ogni minimo gesto del suo figliolo, ripensa alle parole dei medici vivendole con la paura della sentenza e l'illusione della speranza. Ma tutto questo a voi non interessa, vero, ragazzi coraggiosi e fieri di aver colpito con destrezza una povera mamma? Che volti avete? Penso alle vostre mamme che forse assomigliano a quella di Fabrizio e anche loro hanno per voi tanto dolore dentro. Cari bambini di Monreale, questa è la brutta storia che ho voluto raccontarvi, per farvi capire che il vostro gesto e i vostri volti sorridenti e bellissimi, mi hanno ridato per un giorno un po' di speranza. Ho una gran voglia di abbracciarvi tutti. Bruna Buzzetti, Torino Non lasciatevi incantare Non lasciatevi incantare da seducenti candeggine Su Tuttoscienze di mercoledì 23 luglio l'articolo «Terra: allarme rosso» conclude con la giusta esortazione a limitare alcuni consumi e a «ridurre drasticamente il consumo di cloro». Questo appello, insieme con altri simili per limitare danni irreversibili al Pianeta, dovrebbe anzitutto essere recepito dai principali organismi mondiali che autorizzano molteplici usi di sostanze chimiche e fra queste il cloro, ormai ubiquitario, dai processi industriali alle pratiche agricole, agli usi «casalinghi»... Sarebbe confortante se l'esortazione venisse nel frattempo recepita dalle aziende produttrici di liquidi e gelatine detergentisbiancanti-sgrassanti a base di cloro, che invece enfatizzano le proprietà della tossica sostanza, mediante martellanti pubblicità televisive, nelle quali si incita il consumatore ad abbondare nell'uso di «candeggine», sia per il bucato, sia per generiche pulizie. Fra le scenette più «maniacali» vorremmo segnalare la pubblicità televisiva di una candeggina per pavimenti, giocata sull'apparizione di una massaia, decisa a spargere quel prodotto, proprio mentre l'uomo seduto nella stanza la implora di non farlo, perché non sopporta l'odore di candeggina. Colpo di scena: la donna, raggiante, annuncia che la profumazione del prodotto owierà ali'inconveniente. Allora il poverino, anziché ribellarsi alla caparbia che sta per mnestetizzarglh il valido olfatto, prima difesa naturale contro le esalazioni nocive, sorride e respira contento a pieni polmoni la sostanza clorata, camuffata con una ingannevole profumazione! Quanta disinformazione per il consumatore, anche in una pseudoinnocua scenetta pubblicitaria! Comitato Ittas (Indagini trasparenza tutela ambiente salute) Casale Monferrato A quale cassa versare i contributi dei deputati Scrivo in merito all'articolo: «Pensioni, i deputati scelgono l'austerity» di giovedì 31 luglio. Non capisco per quale degenerato motivo un parlamentare debba ricevere una pensione come tale, dal momento che non si tratta di profes¬ sione o mestiere, bensì di mandato elettorale a persone che si presume svolgano nella vita civile una normale attività, dalla quale vengono distolti, per un certo tempo, al fine di prendersi cura della «res publica». Non sarebbe allora giusto che i contributi previdenziali per tali periodi venissero corrisposti alle rispettive casse di appartenenza al fine di garantirne la continuità ed il collocamento a riposo al momento dovuto, non già come parlamentare, ma come giornalista, avvocato, bancario, funzionario di partito o altro? Gian Paolo Lanteri Vallecrosia (Im) Prima verificare Prima verificare se sappiano stare a tavola A proposito dell'articolo di Guido Ceronetti che «celebra 40 anni di vegetarismo» piuttosto di verificare se i giovani, in vista di assunzione, sono «vegetariani o meno» verificherei il loro comportamento a tavola! Sono stufo di gomiti sul tavolo, di coltelli portati alla bocca e di indici alzati (a indicare quale via?) nel sorseggiare vini o caffè. Se dovrò assumere, la prima cosa sarà un invito a pranzo, per verificare di questa (tanto vituperata) educazione. O sono antiquato? Massimo Martinelli La Morra (Cn) Perché sciupare l'italiano con inutili anglicismi? Amo tanto l'Italia e la sua storia artistica che, due anni fa, mi sono deciso d'imparare la sua lingua. Però è un dolore per me vedere che nella stampa italiana quasi tutti i giornalisti fanno a gara a chi sparge più anglicismi inutili nei loro articoli e servizi. Io so bene che si può constatare la medesima cosa nella stampa francese ma in modo, penso, meno cospicuo. In Italia queste smanie per le parole inglesi superflue mi sembrano tutto in una volta il segno di un sentimento d'inferiorità e d'una grande sciocchezza. Certamente una lingua non ha sempre la parola giusta per un nuovo concetto o una nuova cosa; ma non c'è niente di così vile come l'accettare automatico del termine straniero, soprattutto se questo soppianta una parola adeguata. E credo che sia il caso di considerare, con Joseph de Maistre, che «ogni avvilimento nazionale o individuale è subito annunciato con un avvilimento rigorosamente proporzionale delle lingue». Supplico il lettore di scusarmi per U mio italiano maccheronico ma voghe assicurare che non mi darò riposo finché io sappia parlare e scrivere senza scorrettezze la bella e nobile lingua sua. Daniel Fatticci, Toulon (France) Pubblici seswi Pubblici servizi omaggio a Jacques Tati La ristrutturazione in atto nelle nostre aziende di pubblico servizio ricorda Giorno di Festa di Jacques Tati. Il film narra di un postino sempliciotto della provincia francese il quale, dopo aver assistito a un documentario sull'efficienza del servizio postale americano, decide di imitarla. Tutto finisce in una catastrofe tragicomica, con la bicicletta del nostro completamente sfasciata. E' quello che sta succedendo ai nostri servizi pubblici. Emblematico è il caso delle ferrovie, ma anche le telecomunicazioni non vanno meglio: provate in un giorno festivo a servirvi del 176 per avere informazioni sul servizio internazionale. Per ora pigiando l'interruttore la luce si accende ancora, ma aspettate che sia riorganizzato l'Enel... I managers ai quali sono affidate le nostre fortune si sciacquano la bocca con termini quali deregulation, unbundling, budget, reporting ecc. che in Francia sono proibiti per legge. E nemmeno la Svizzera o la Germania sono prone come l'Italia nell'imitazione acritica del sistema americano. Cantava Carosone: «Tu vo' fa' l'americano, mericano, mericano... ma sei nato in Italy...». Perché non impacchettiamo i nostri «clintoniani» e i loro pregiatissimi managers e non li esportiamo oltre oceano, ritrovando la nostra identità di Paese d'Europa? Claudio Viviani, Torino Pubblicità dalla stazione con i telefoni fuori uso La Rai trasmette pubblicità delle carte telefoniche ambientata in una grande stazione ferroviaria. E proprio in quella stazione giorni fa ho cercato inutilmente di telefonare, ma gli apparecchi erano fuori uso. Ma perché si fa tanta pubblicità quando poi i telefoni il più delle volte non funzionano, specie nelle stazioni? Mario Maxia, Cagliari