L'inglese ucciso dal successo di Gabriele Beccaria

Un linguista: il mondo lo storpia, un'authority ne tuteli la purezza Un linguista: il mondo lo storpia, un'authority ne tuteli la purezza L'inglese ucciso dal successo La INGLESE domina il mondo, l'inglese è morente. Tutti lo parlano e lo parlicchiano, ma il vero «English» è andato perduto. John Honey, il più celebre linguista di Sua Maestà, ne è così dolorosamente convinto che chiede una misura estrema prima dell'insorgere dell'AngloBabele. Vuole imo «zar» che curi la superpotenza malata della comunicazione. Dagli aristocratici che sbagliano pronuncia (dicono Saint Paws invece di Saint Paul's) agli hooligans che ignorano la grammatica (his o her per loro pari sono) è un disastro, a cui si aggiunge la catastrofe degli improbabili «spinglish» dei volonterosi che nei 5 continenti tentano di comunicare in quella che una volta si definiva la lingua di Shakespeare e che adesso è soprattutto dei taxisti di Shanghai, dei negozianti del Cairo e degli arricchiti di Rio. A volte si cade per troppo successo, per mancanza di competizione. Che bisogno hanno gli inglesi «doc» di imparare la perfezione, se tanto tutti si sforzano di scimmiottarli con termini standard e frasi fatte? «Nessuno sa più che cosa è giusto e cosa sbagliato», spiega Honey e la gente - aggiunge - reagisce con un disagio crescente. Sarebbe quindi una misura altamente democratica se il suo Signore Assoluto si mettesse a stabilire come si parla e si scrive, riportando in vita le vecchie regole e semplificandone qualcun'altra. Nella pulizia linguistica lo sosterrebbe un comitato di saggi, con matite rosse e blu, a fare quello che maestri e professori - dice Honey - non fanno più. Lui però si guarda bene dal candidarsi a «zar». Troppo rischioso. Meglio scappare e insegnare nel remoto Botswana, dove spera di imporre ad allievi obbedienti l'improbabile rinascimento dei professori. Gabriele Beccaria

Persone citate: John Honey, Shakespeare

Luoghi citati: Botswana, Shanghai