Yemen, il rapito scrive «Mi trattano bene»
Yemen, il rapilo scrive «Mi trattano bene» Yemen, il rapilo scrive «Mi trattano bene» SANA'A. «Sto bene, non vi preoccupate», scrive Giorgio Bonanomi, il tecnico grafico italiano della Mondadori sequestrato due giorni fa nello Yemen. Dal luogo in cui è tenuto prigioniero, il turista ha potuto inviare una lettera che è stata recapitata alla sua fidanzata Laura Bolis, che si trova a Sana'a e che era con lui il giorno del sequestro. «Ha scritto che lo trattano bene, e altre cose assolutamente tranquillizzanti», ha detto una fonte dell'ambasciata italiana a Sana'a. Laura Bolis, di Erve, in provincia di Lecco, ha vissuto nell'apprensione le ultime ore, ma la lettera recapitata ieri l'ha molto rasserenata, ha aggiunto la fonte. Le trattative per il rilascio dell'ostaggio vanno avanti, però i tempi si stanno un po' allungando in quanto il venerdì è un giorno di festa nei Paesi islamici. Anche la forte pioggia che spazza la regione di Sana'a, rendendo le strade fangose e difficili per i viaggi-navetta degli intermediari, contribuisce ad accrescere le difficoltà. La notizia della lettera è sta- ta comunicata alla madre del rapito, Luigia, 76 anni, che attende novità sulle sorti del figlio nella villetta di via Trieste a Merate. «Oggi sono un po' più tranquilla - ha spiegato l'anziana donna -. Ho ricevuto due telefonate e mi sono state comunicate notizie positive: Giorgio sta bene, dice che lo stanno trattando bene, mangia regolarmente: hanno addirittura ucciso due pecore per poterlo sfamare. Da Roma sono ottimisti». «Mi ero tanto raccomandata che non andasse lontano - ha aggiunto la madre del tecnico -. Ma lui è partito: i viaggi gli piacciono tanto. Ieri tremavo: ora sono più serena. E' un bravo ragazzo, ma è tempo che tor¬ ni: sono già stata troppo in ansia». Il sequestro di Bonanomi è il settantanovesimo in Yemen dal 1993 a oggi. Le tribù locali ricorrono spesso a questo mezzo per le loro rivendicazioni, grandi o piccole, nei confronti delle autorità locali o delle compagnie petrolifere. In passato, è toccato spesso a tedeschi o francesi trascorrere alcuni giorni di «prigionia», ma nessuno è mai stato maltrattato. L'ultimo episodio (il primo che ha coinvolto degli italiani) risale al 26 luglio: due turisti romani, Maria Paola Moriconi e Luigi Archetti, vengono bloccati nel deserto da un commando armato di Kalashnikov e portati via assieme alla guida e all'au¬ tista. La liberazione avviene a tempo di record: 36 ore. Merito anche dello stesso rapitore, un ex colonnello, che aveva tutto l'interesse a diffondere in fretta la notizia del sequestro in modo da far valere i suoi diritti. Sono molte le analogie tra il caso di Moriconi e Archetti e il blitz che ha portato al rapimento del grafico lombardo. Mercoledì, tra Rawdan e Amar (a un centinaio di chilometri dalla capitale) ancora un gruppo di uomini armati blocca il fuoristrada dei turisti, ma ne preleva uno solo su sette. Poi la solita fuga nel deserto e l'avvio delle trattative. L'ambasciata italiana conta di risolvere in fretta la vicenda, come è già avvenuto in passato. [r. cri.] Lettera alla fidanzata che lo sta aspettando a Sana'a La pioggia frena le trattative Giorgio Bonanomi, il turista italiano rapito in Yemen, ha scritto una lettera alla fidanzata rassicurandola sulle sue condizioni
Persone citate: Archetti, Bonanomi, Giorgio Bonanomi, Laura Bolis, Luigi Archetti, Maria Paola Moriconi, Moriconi
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