UN ANTICIPO DIFFICILE di Alfredo Recanatesi

IL «VICE» UN ANTICIPO DIFFICILE fino ad essere fatta propria dal primo ministro e ministro delle Finanze del Lussemburgo il quale, a fine giugno, disse - come ha confermato nell'intervista pubblicata oggi - di puntare a quella anticipazione come atto qualificante del suo turno di presidenza del Consiglio europeo che di lì a qualche giorno sarebbe cominciato. Fin da allora, però, erano chiari gli ostacoli tecnici e politici che rendevano estremamente improbabile un accordo in questo senso. Al fine di tagliare l'erba sotto i piedi della speculazione non basta decidere - come potrebbe essere fatto con una solenne dichiarazione politica congiunta - i Paesi che faranno parte dell'Unione monetaria; occorre anche e soprattutto fissare il rapporto di conversione tra le loro singole monete e l'Euro. Poiché i trattati non possono essere modificati (le modifiche postulano l'unanimità con la ratifica di ciascun Parlamento) e, quindi, non può essere anticipata la comunione delle riserve valutarie e dell'intera politica monetaria, questi rapporti di cambio dovrebbero essere assistiti, per essere credibili e difesi da qualsivoglia attacco speculativo, da un accordo tra le banche centrali per il finanziamento reciproco automatico, illimitato ed incondizionato, ossia un accordo che ha un solo precedente nella storia quando la Bundesbank, nel 1992, lo sottoscrisse per salvare il franco francese (ma non la lira). Oggi, al contrario di allora, il marco è debole; Ciò nondimeno, quanto possa essere probabile che la banca centrale tedesca accetti un impegno di tal genere esteso ai Paesi mediterranei, per non dire ad una Francia che nel frattempo si è data un governo social-comunista, ciascuno può giudicare da sé. C'è poi l'ostacolo politico. Tra poco più di un anno si terranno in Germania elezioni politiche alle quali Kohl ha deciso di ricandidarsi pur in una condizione di estrema debolezza. Tra gli elementi di questa debolezza c'è il fatto che la borghesia tedesca, detentrice delle attività finanziarie in marchi e sua grande base elet¬ torale, di unire la sua idolatrata moneta con altre dal turbolento passato proprio non ne vuol sapere. Di conseguenza, se per il Cancelliere è già un problema far accettare una decisione «europea» assunta sulla base di un trattato che la Germania ha sottoscritto ed il suo Parlamento ratificato, ben più arduo sarebbe far accettare una decisione politica soggettiva, sua e del suo governo, che salti a pie pari non solo i tempi, ma anche le verifiche di idoneità che il trattato prevede. A meno che... A meno che Kohl non decida di giocare il tutto per tutto proprio sul compimento dell'integrazione europea sul quale ha puntato tutto il suo lungo cancellierato. Per uscire dalle difficoltà nelle quali la Germania sembra essersi impantanata, dalla crisi del modello renano, dalle strettoie di tagli e riforme che non riesce a fare, dalla stessa debolezza del marco che sta sconcertando i tedeschi, dalla prospettiva che la speculazione imponga un rialzo dei tassi e con esso stagnazione e disoccupazione. Per saltare tutti questi addendi del conto che alle elezioni del settembre '98 non mancherà di essergli presentato, Kohl potrebbe assumere una iniziativa politica forte al fine di realizzare e rendere certa quell'unione monetaria che anche la Germania ha motivo di attendere come un capitolo nuovo fatto di non pochi né lievi benefici. Deve imporsi sulla Bundesbank e sulla sua leadership finanziaria, ma questo lo ha già fatto: tra l'altro, a Roma, proprio quando, contro il parere della sua banca centrale, decise, lui da solo, di chiudere la trattativa che poi fu formalizzata nei Trattati di Maastricht. Certo oggi ci vuole un coraggio ancora maggiore, ma lui già ha dimostrato di sapere bene che nella storia non si entra passeggiando. Alfredo Recanatesi

Persone citate: Kohl

Luoghi citati: Francia, Germania, Lussemburgo, Roma