«Euro, serve un segnale» di Marco Zatterin

«Euro, serve un segnale» «Euro, serve un segnale» Anticipo possibile, ma a novembre LA PRESIDENZA DI TURNO DELI/UNIONE SI può fare, ma non subito. A Prodi e Ciampi che invitano i Quindici a cercare una scorciatoia antispeculazione e antidollaro per arrivare più in fretta alla moneta unica, il Lussemburgo presidente di turno dell'Unione europea risponde che la questione potrà essere affrontata in modo concreto solo a novembre, quando la Commissione di Bruxelles licenzierà le previsioni economiche per il 1997-98 e dunque sarà possibile sapere quanti Paesi potranno avere le carte in regola per l'appuntamento del '99 con l'Euro. «C'è bisogno di un segnale forte per il futuro delle nostre ambizioni», ammette Marc Fischbach, ministro del Bilancio del Granducato. Eppure, lascia capire, non si possono stravolgere le regole. «Il governo lussemburghese spiega al telefono l'esponente dell'esecutivo del premier JeanClaude Juncker - intende rispettare sino in fondo le disposizioni di Trattato di Maastricht. Prima di tutto, occorre pertanto sapere quali Stati membri saliranno sul treno della moneta unica, cosa che verrà decisa nel maggio del 1998. Detto questo, è certo che sulla base delle previsioni della Commissione - si può pensare di andare un poco più avanti nella preparazione e magari di anticipare in parte le indicazioni del Trattato. Lo vedremo al momento opportuno, sulla base delle stime congiunturali. Con queste valutazioni alla mano, i ministri delle Finanze potrebbero voler discutere immediatamente la possibilità di sveltire la marcia. E allora non è affatto escluso che ci sia un dibattito da cui scaturisca il messaggio di assoluta volontà di giungere all'Euro». Gli scettici dicono che proprio la mancanza di certezze facilita la speculazione sui mercati valutari. «Il rischio esiste. Bisogna creare i presupposti per non cedere davanti alle speculazioni del mercato, gli effetti delle quali abbiamo ben visto nel '92-'93. Questo impone uno sforzo per evitare che i mercati mettano in dubbio la determinazione di arrivare alla moneta unica. Pertanto bisognerà dare presto o tardi un segnale molto chiaro per tenere a bada le turbolenze». Come? «Il Trattato di Maastricht lascia la porta aperta per la fissazione di parità fisse di cambio "indicative", realistiche e difendibili, in anticipo su quelle definitive. Ciò servirebbe a dimostrare che si vuole fare sul serio. Per far sì poi che la mossa non sia considerata come un pre-esame, sarebbe sufficiente che le parità fossero stabilite da tutti e quindici i Paesi, compresi quelli che già sanno di non poter aderire all'Uem. Tuttavia si tratta solo di un'ipotesi». Intanto le monete europee sono sotto pressione. E' colpa della debolezza europea o è merito del dinamismo degli Stati Uniti? «I fondamentali dell'economia americana sono buoni, anche se le previsioni per l'anno prossimo offrono qualche elemento di incertezza. La Commissione e l'Ocse stimano un rallentamento delle attività negli Stati Uniti. Oggi (ieri per chi legge, ndr) il dollaro è sceso in modo significativo. I cambi sono un fatto aleatorio. E' presto per esprimere opinioni attendibili, per dire qua! è esattamente la tendenza. Occorrerà attendere qualche altro giorno: comunque, mi pare che la forza della moneta statunitense nasca dall'altro lato dell'oceano piuttosto che da difficoltà di questo continente». E la Germania? Non sta benissimo e ha tanti disoccupati quanto mai in passato. Il marco è in difficoltà... «Non possiamo dire che il marco sia debole. Si trova - è vero - in una fase difficile perché le fondamenta dell'economia tedesca non sono più stabili come eravamo abituati a vederle. Sono però convinto che il Paese saprà rimettersi a posto in fretta, soprattutto se si verrà a creare un pieno consenso sulla necessità di adottare la moneta unica. La mancanza di una visione omogenea sugli obiettivi di Maastricht non ha fatto bene al marco». Come valuta i progressi ita¬ liani? «La virtù politico-finanziaria non è un'esclusiva del Nord Europa. L'Italia ha compiuto uno sforzo enorme e ora ha delle chances enormi di partecipare subito all'Unione monetaria». Torniamo alle procedure. Il primo appuntamento per i ministri economici dell'Unione il 14 settembre a Bad Mondorf per un Consiglio informale. Si parlerà della possibilità di accelerare il passo verso l'Euro? ((Abbiamo un ordine del giorno molto nutrito: c'è l'importante l'articolo 109 del Trattato, e cioè l'influenza dell'Ecofin sulla stabilità monetaria nei confronti delle valute dei Paesi terzi; c'è l'armonizzazione fiscale; c'è il nodo dell'occupazione che prenderà una buona parte della discussione». Non c'è nulla di previsto, quindi... «Per il momento no. Ma nel dibattito generale sull'Unione monetaria potranno essere affrontati tutti gli aspetti legati all'Euro». Il premier Juncker ha già accennato una disponibilità a stringere i tempi. Come presidenti di turno dei Quindici, siete pronti a premere il pedale dell'acceleratore dell'Euro? «Noi siamo pronti - lo ripeto - nel rispetto del Trattato e dopo aver analizzato le previsioni di novembre. Nessuno potrebbe ritenere credibili delle scelte fatte adesso, direbbero che non si può conoscere l'esito dell'anno a metà estate. Sarebbe troppo presto. Potrebbe essere un pericolo». Marco Zatterin Il premier lussemburghese Juncker

Persone citate: Ciampi, Juncker, Marc Fischbach

Luoghi citati: Bad Mondorf, Bruxelles, Germania, Italia, Lussemburgo, Nord Europa, Stati Uniti