«Così si danno gli assegni ai morti» di Raffaello Masci

Oltre cinquemila municipi non sono ancora informatizzati e le comunicazioni sui decessi si «inceppano» tra penne biro e scartoffie «Così si danno gli assegni ai morti» L'Inps: ma la truffa non è da 8 mila miliardi ciano quando un pensionato muore. Il decesso deve essere denuniato al Comune e questo «nel più j^reve tempo possibile» deve comunicarlo alla sede provinciale, dell'lnps perché si provveda a sospendere la pensione. 500 grandi Comuni (per un totale di 35 milioni di cittadini) hanno un sistema informatizzato e telematico di trasmissione: i dati del caso dovrebbero arrivare - come si dice - in tempi reali. Ma altri 2700 Comuni si servono del sistema centralizzato dell'Anci (l'associazione dei Comuni italiani) e impiegano un po' di più 5 mila Comuni però sono ancora legati alle scartoffie, alle penne biro, alle buste gialle affidate alle poste che sono quello che sono. Le pensioni ai morti nascono tutte in questa fase - incerta, claudicante - di comunicazione. «Io ho scoperto e denunciato situazioni molto sospette in certi Comuni racconta ancora Pecoraro Scanio -, non c'è dubbio che connivenze po- litiche, sistemi clientelali radicati hanno suggerito a qualcuno di procrastinare certe comunicazioni, di trasmetterle sbagliate o di non trasmetterle affatto. Qualche volta assecondando una logica di truffa deliberata, altre volte utilizzando l'espediente come una sorta di ammortizzatore sociale improprio». L'Inps, beninteso, a fronte di cotanta emergenza è corso ai ripari, ma i numeri sono quelli che sono, e difficili da governare: 21 milioni di pensioni erogate, di cui 15 milioni quelle dirette su 13 milioni di pensionati (oltre 3,5 milioni quindi sono i «bipensionati») per un valore di 200 mila miliardi. La massa da controllare è enorme. L'Istituto previdenziale ha così stabilito di dare priorità ai controlli sugli ultranovantenni - per ovvie ragioni la fascia più «a rischio truffa» - e lo scorso anno l'indagine ha coinvolto 460 nula soggetti: le variazioni anagrafiche apportate sono state 43 mila (il 9%) e le pensioni eliminate perché i fruitori erano morti, 24 mila, il 4% all'incirca. «Ora il controllo si sta estendendo anche alla fascia 65-90 anni, per avere un quadro completo della situazione - dice Sergio D'Onofrio, delle relazioni pubbliche dell'lnps -, non sappiamo quando i risultati saranno pronti ma comunque, anche se il fenomeno avesse la stessa incidenza della fascia over 90, il che peraltro è improbabile, non avremmo mai dati di pensioni ai morti come quelli stimati dalla Cgil». Già. Ma comunque una l'ascia di pensioni fasulle viene erogata. «Il nostro istituto - ha spiegato Billia all'inizio dell'anno fa una previsione di spesa che non può non tenere conto dei circa 500 mila pensionati che mediamente muoiono nel corso dei 12 mesi successivi. Ma alla fine di ogni anno, sia dal canale bancario che da quello postale recuperiamo circa 800 miliardi di pensioni non riscosse». Gli italiani sono dunque abbastanza onesti, nell'insieme. Salvo un piccolo esercito di turbi, per esempio quelli che hanno delega per riscuotere, giocano sulla cattiva comunicazione tra Comuni e Inps e continuano a mtascare anche dopo il decesso del pensionato ma «rinunciano all'eredità», e così l'Inps non li può perseguire se non a grande fatica. Morale: se l'informatizzazione dei casellari pensionistici dei Comuni non si farà in fretta, il rischio di stipendiare i morti resterà tale e quale. Raffaello Masci L'ex segretario della Cgil ed ora sottosegretario al Lavoro nel governo Prodi Antonio Pizzinato

Persone citate: Antonio Pizzinato, Billia, Pecoraro Scanio, Sergio D'onofrio