UN GIUDIZIO EQUILIBRATO di Lorenzo Mondo

\ DALLA PRIMA PAGINA UN GIUDIZIO EQUILIBRAI O magari inconsapevole, di razzismo (da parte di truppe europee operanti tra popolazioni ex coloniali, di pelle diversa e costumi tribali). La presunta goliardia è stata bollata come stupida crudeltà, come ottusità intellettiva e morale, nella quale sono coinvolti, oltre ai diretti responsabili, i subalterni che li hanno protetti. Viene l'amaro in bocca, scoprire come tanti giovani siano sprovveduti delle più elementari nozioni di storia recente, come non abbiano approfittato neanche dell'ingestione di film (la sola cultura di cui probabilmente dispongono) per capire che certi atti devono essere qualificati bellamente come torture (lo sottolinea in modo pacato l'estensore Ettore Gallo che, come partigiano, ebbe a patirle dai nazisti). Si dirà che è la società cosid- detta civile a trasferire nell'esercito le sue pulsioni negative, l'incapacità di distinguere bene e male, il sostanziale disprezzo dell'uomo. Chi potrebbe contestarlo? Le nostre città e paesi conoscono le imprese pressoché quotidiane di branchi senza stellette, basta il furore teppistico e razzistico che schiuma da certi stadi di calcio per metterci all'erta. Ma l'esercito, dico l'esercito in generale e non soltanto i corpi impiegati per operazioni speciali e di alto profilo, dovrebbe essere provvisto delle necessarie antitossine. Proprio perché si tratta di un mondo circoscritto ed esclusivo, più controllabile e sottoposto a una più esigente disciplina, liberamente accettata al momento dell'ingaggio. Sono lontane le certezze deamicisiane sull'esercito come strumento unificatore, anche dal punto di vista pedagogico, delle tante Italie. Ma non si può rinunciare tranquillamente alla prevenzione (instillando certi valori che non sono borghesi, ma, semplicemente, integralmente umani) e alla tempestiva, drastica repressione. A questo punto però cadono le braccia. Perché quelli che sono stati selezionati per addestrare e controllare, dico sottufficiali e ufficiali, decidono di considerare innocue ragazzate le turpitudini dei bestioni di turno. Il discorso allora si allarga, tocca le responsabilità indirette e lontane, il senso stesso di un esercito chiamato (se la fortuna ci assiste, se il mondo vicino non impazzisce) a missioni di assistenza alle popolazioni inermi, a opere di pace. Il rapporto di Gallo, a legger bene, è in questo senso severo, si rivela all'altezza della situazione e non soltanto per i fatti negativi di Somalia. Ci pensino quelli che hanno a cuore il rispetto, assolutamente indispensabile per un Paese sano, delle Forze Armate, di una bandiera che per molti di noi non è un orpello retorico o un miserabile straccio. Lorenzo Mondo

Persone citate: Ettore Gallo, Gallo

Luoghi citati: Somalia