«Un disegno anti-italiano» di Aldo Cazzullo
«Un disegno anfì-haliano» «Un disegno anfì-haliano» Gallo: l'ombra dei signori del petrolio niero. Piuttosto a grandi società internazionali, con interessi economici precisi: portare il petrolio scoperto in Etiopia all'oceano, senza avere troppa gente tra i piedi. A loro la situazione va bene com'è: meglio corrompere tre fazioni che si combattono, invece di trattare con uno Stato e un governo forti. Per questo la mediazione di pace dell'Italia dava fastidio». Dove ha avuto queste informazioni? In Italia o in Africa? «In Italia, prima di partire. Ho raccolto voci, congetture, non prove. Congetture verosimili, però. Non sono un mistero, anche se restano misteriose». Quali sono stati i passi principali della commissione? «Abbiamo ascoltato prima le testimonianze delle persone citate nelle rivelazioni dei giornali, cominciando da Patruno e Ercoli. Poi abbiamo seguito le segnalazioni dello Stato maggiore dell'esercito. Nel frattempo raccoglievamo documentazione, per disporre di un quadro generale, in particolare sui rapporti tra Italia e Somalia al momento della missione di pace. Quindi siamo partiti per l'Africa. A Nairobi abbiamo incontrato i responsabili di Amnesty International. Ad Addis Abeba siamo entrati in contatto con altre associazioni non governative, tra cui "Medici senza frontiere", che hanno elogiato la missione italiana, e abbiamo sentito una quindicina di testimoni somali». Perché non siete andati a Mogadiscio? «Perché il governo italiano non si è assunto la responsabilità. Là non c'è polizia, non c'è magistratura, non c'è Stato. La nostra sicurezza non poteva essere garantita». E comunque avete individuato casi isolati di violenza. Le accuse di Patruno, ad esempio, sono risultate credibili. «Sì, Patruno racconta che gli elettrodi furono effettivamente applicati al prigioniero somalo, che sobbalzò. Non ha ragioni di mentire. Quello stupro di gruppo, poi. Una cosa selvaggia. I testimoni hanno parlato di prostitute. Ma su una donna bianca non credo che i soldati si sarebbero accaniti così. Qui emerge il razzismo. Ma sono episodi isolati, che non coinvolgono né il reparto, né il contingente. Altre denunce, come quella del piantone dell'ambasciata che parla di un ragazzo violentato e ucciso a Mogadiscio, sono del tutto prive di verosimiglianza». Lei ha conosciuto le torture naziste. Durante questa inchiesta ha rivissuto quello stato d'animo? «No. Mi sono trovato di fronte a due situazioni molto diverse. Noi eravamo in mano a carnefici, da cui non ci si poteva attendere nulla di diverso. Quei somali avevano di fronte soldati che partecipavano a una missione di pace». Aldo Cazzullo «La comunità somala ci accusa di aver avuto fretta? E' vero, abbiamo avuto poco tempo per indagare Ma su alcuni casi non si poteva fare luce» - :■'->' . MI H
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