Attenti agli oli vegetali tropicali

Attenti agli oli vegetali tropicali Attenti agli oli vegetali tropicali In arrivo in Italia anche burro di «dika», «Karitè» e «illipe» OGGI si tende a demonizzare il consumo di grassi aUmentari di origine animale a favore di quelli di origine vegetale. Infatti un esagerato consumo di grassi di origine animale è correlato con un aumento del rischio di malattie cardiovascolari (infarto, ictus), {>er la presenza di acidi grassi a unga catena ad attività aterogena. b ò d gNon bisogna però credere che i grassi di origine vegetale facciano sempre bene. Bisogna fare una distinzione, perché i pericolosi acidi grassi a lunga catena ad attività aterogena, sono presenti anche nel mondo vegetale (esempio: acido paimitico, presente nell'olio di cocco e di palma) e sono utilizzati nella preparazione di margarine e di prodotti alimentari a lunga conservazione (hanno il pregio di irrancidire difficilmente). Purtroppo l'attuale normativa non prevede di indi¬ care in etichetta il tipo di grasso vegetale impiegato. Di conseguenza, la semplice dizione «contiene grassi di origine vegetale» può trarre in inganno il consumatore. In realtà, i più insidiosi grassi esistenti in natura sono di provenienza tropicale: l'olio di palma, di cocco, di palmisti (estratto dal nocciolo del frutto di una palma), contengono elevate percentuali di acidi grassi saturi aterogeni (acido lamico, miristico, palmitico, rispettivamente di 12-14-16 atomi di carbonio). Sono invece privi di effetto ipercolesterolemizzante e aterogeno gli acidi grassi saturi a breve o media catena carboniosa (da C 4 a C 10), nonché l'acido stearico (C 18), estremamente diffuso sia nel mondo vegetale che animale. Secondo Emanuele Djalma Vitali (Università La Sapienza Roma), l'Italia ha importato nel 1995: 443.500 quintali di olio di cocco, 180.000 quintali di olio di palmisti, 2.072.256 quintali di olio di palma. Le importazioni complessive sono più alte perché comprendono anche gli usi extradomestici di tali grassi. Nel 1995 abbiamo anche importato 6408 quintali di olio di babasso. Oltre ai suddetti 4 oli tropicali, stanno arrivando altri oli provenienti dai Paesi Ape (Africa, Caraibi, Area del Pacifico) legati da accordi di cooperazione con l'Unione Europea. Di conseguenza potranno essere impiegati il burro di «dika», estratto dai semi di Irvingia gabonensis (albero africano), con aroma di cacao, il burro di Karité (o burro di shea-galam) ricavato dai semi di un altro albero africano, il burro di «illipe» (o di bassia e di mahwa). Sono prodotti che, ovviamente, non hanno niente da spartire con il classico burro ottenuto dalla crema di latte vaccino. All'International Consensus Conference tenutasi a Roma (Consiglio Nazionale delle Ricerche), 17 opinion leader europei nel settore della salute pubblica hanno concordato che la dieta mediterranea, con l'olio d'oliva quale principale fonte di grassi, gioca un ruolo chiave nella prevenzione dei fattori di rischio cardiovascolare. Inoltre, ci sono evidenze che suggeriscono un possibile ruolo preventivo della dieta mediterranea rispetto a diverse forme tumorali, ed in particolare a quella della mammella, anche se sono necessarie ulteriori ricerche. In ogni caso, però, non bisogna esagerare nell'apporto di grassi totali (condimenti, più quelli normalmente presenti nei cibi), e non superare il 30% delle calorie complessive della dieta giornaliera. Renzo Pollati LIFTING ALLE CORDE VOCALI

Persone citate: Emanuele Djalma Vitali, Renzo Pollati

Luoghi citati: Africa, Italia, Roma