ANDIAMO IN VACANZA AGLI ANTIPODI di Stefano Bartezzaghi

LA SOLUZIONE LA SOLUZIONE della Sfinge Lt ANIMALE «nascosto» nel racconto di Vincenzo Cerami, a pagina 3, è «il pulcino virtuale», che ha tre voci secondo che si lamenti della sua fame, della sua lordura o della sua solitudine; e che per vivere non ha bisogno di respirare ma solo delle attenzioni del suo digitante detentore (nonché di pile ben cariche). Le soluzioni degli altri 3 indovinelli: I ) La rete che sfida il proverbiale mutismo dei pesci è Internet, che provvede chat-line e siti e interrogazioni e fori postali e orali ai suoi apneici navigatori e a attraversa non solo per metafora terre e oceani, rastrellandone parole. 2) Una volta ad aprirti la porta del tempo sarebbe stato il fedele maggiordomo. Oggi è quel lingottino plastico che ti trovi in tasca quando cerchi le monetine o il corno antiiella e ti ricordi che sei possessore di un'auto. 3) La terra che non è Terra è Marte, ove Sojourner, animale inanimato, si muove strisciando, acquisisce immagini e ci manda informazioni pur non disponendo di un regolamentare sistema fonatorio. America allo stato brado, quella! -, della ruvida Spagna di vàzquez Montalbàn o della fatiscente Ville assai poco «lumière» di Didier Daeninckx con le sue periferie oleose, i giallisti più accreditati si sono recintati in un loro preciso habitat narrativo dal quale osservano il lato oscuro della vita, raffigurandolo in tutti i più efferati, perversi particolari. E non si tratta, precisiamo, di dipingere volutamente di nero le nuvolette della routine quotidiana: dal tiro al bersaglio dalle aule dell'università e dai cavalcavia al serial killer per dovere mafioso, non è forse emblematica nella sua spietatezza la cronaca di una qualunque giornata riepilogata dai tiggì? Cronaca a parte, assistiamo comunque al vivace fenomeno di scrittori veri che scelgono il giallo, il mistero, per delineare il loro mondo creativo, costruendone il paesaggio narrativo e psicologico romanzo dopo romanzo, piccole Macondo e Dublino e Yoknapatawpha del delitto. Vanno inoltre sottolineate alcune scelte piuttosto coraggiose degli editori di casa nostra, che sembrano curare più attentamente le loro proposte, senza ghettizzarle o rivestirle da intrattenimento balneare. Giallo nell'anima politica di Cuba è, ad esempio, Maschere di Leonardo Padura Fuentes (Tropea, pp. 247, L. 24.000), dove l'omicidio di un travestito che si rivela figlio di un celebre diplomatico fa solo da spunto per una impietosa analisi degli assolutismi castristi che misero a tacere, negli Anni Settanta, le voci più rilevanti della dissidenza intellettuale. Un esempio appassionante di come il mistero di un delitto da cronaca possa sposarsi felicemente con la denuncia letteraria. Su un versante assai meno impellente di presenzialismo politico, ma portando avanti un discorso coerente e suggestivo, l'americano James Lee Burke costruisce, col suo malinconico detective Da ve Robicheaux, una sorta di recherche tra paludi e alligatori. Questo mini-Proust della Louisiana - moglie perduta tragicamente, alcolismo, Vietnam sul groppone torna ad agire in due robusti e decadenti romanzi, che seguono, in ordine crono-psicologico, le avventure precedenti: L'occhio del ciclone (Mondadori, pp. 370, L. 24.000), in cui i fantasmi del passato di Robicheaux - e quanti ne ha, una produzione a catena! - tornano a galla e convivono col caso delle prostitute uccise, anche se i delitti maggiori da risolvere restano sempre quelli dell'anima. In Rabbia a New Orleans (Baldini e Castoldi, pp. 355, L. 32.000) riaffiora invece un altro fantasma, quello del nazismo, con la scoperta di un sommergibile sui fondali della costa di New Orleans. Qui l'America più torbida è vista in tutte le sue pieghe più oscure, dai fondamentalismi isterici alla violenza come unico passaporto per far sentire la propria voce. La virile malinconia di Robicheaux percorre le pagine spennellando di nuovi, struggenti particolari, il paesaggio delle sue dolenti indagini. E' evidente, quindi, che i risultati più completi vengano proprio da autori come Burke, che conducono in porto le loro ampie ispirazioni creandosi un universo parallelo d'azione, in cui i protagonisti spesso emuli o pronipoti dei Maigret, dei Poirot, dei Nero Wolfe agiscono in contesti precisi e riconoscibili. Accade che l'abilità dell'autore di ideare trame accattivanti debba fare i conti con la credibilità storica, sociale e antropologica dell'epoca in cui le vicende trovano spazio. Si può tranquillamente parlare di realismo storico citando giallisti d'ampio respiro come l'inglese Anne Perry col suo ispettore Pitt che agisce in una Londra ottocentesca assai ben riprodotta. Oppure Paul Harding, che va ancora più indietro, a riacciuffare la Londra del Trecento, con i più tortuosi enigmi risolti dal frate domenicano Athelstan e dal coroner Sir John Cranston, come tanti piccoli sequel del romanzo di Eco, indubbiamente padre putativo del filone ecclesiastico con cadavere incluso. E ancora Bruce Alexander - pseudonimo di uno scrittore e saggista inglese - col suo giudice cieco Sir John Fielding, che risolve intricati casi nella Londra settecentesca. Sono autori proposti dai Gialli Mondadori, che si presentano assai rinnovati e completi nella nuova veste editoriale «internazionale», anche se una più approfondita documentazione bio-bibliografica non guasterebbe. E' più che mai necessario rilevare che molti grandi scrittori hanno costruito la loro credibilità proprio utilizzando il mistero, l'intrigo, le perversioni umane - che sono ampie assai - come base portante delle loro storie, Friedrich Dùrrenmatt e Georges Simenon su tutti. Vediamo, d'altra parte, un più diffuso interesse dell'editoria nel gettonare autori che non si occupino solo di cuori spezzati o mal di pancia esistenziali e da eccesso di sballo. I mutamenti epocali passano anche, e soprattutto, attraverso la cronaca quotidiana del disagio e del malessere sociale. Va detto che alcuni editori sembrano agire forse sull'onda di scoppiettanti termini alla moda che tanto bene riempiono la bocca - pulp, trash, splatter - in seguito ai quali hanno dato vita a collane che offrono spazio alle proposte più svariate. Ne è un esempio Einaudi con «Vertigo» curata da Daniele Brolli, dove si va da una fantascientifica riproposta di Philip Dick - Cronache del dopobomba - all'horror estremo ài In fondo al tunnel di Skipp e Spector. Qui sembra si sia operata una scelta - peraltro interessante più di tipo cumulativo che settoriale, proprio perché il genere offre un'ampia gamma di soluzioni narrative e in questo momento, come si suol dire, «tira». Anche la Hobby & Work ha inaugurato una collana «Giallo e nero» - in cui, forse per la prima volta, verrà dato spazio a proposte narrative del settore che non siano solo americane o inglesi, ma si allargano ad autori e Paesi in genere ignorati. D'altronde, ci saranno pure colpevoli da scoprire in Uruguay o nei Paesi scandinavi. A tal proposito, cos'era II senso di Smilla per la neve se non un bel mystery rilegato e sottozero? E poi, come si sottolinea nella presentazione della collana, il giallo «è come la nostra vita: un autenti¬ co enigma, col quale ciascuno di noi, volente o nolente, è chiamato a misurarsi ogni giorno». Senza troppi spargimenti di sangue, ci auguriamo. l bb k gI primi titoli Hobby & Work super-economici - vedono un robusto romanzo di Lawrence Block - il creatore di Matt Scudder -, Il Club dei 31, e due italiani, Danila Comastri Montanari con Cui prodest? e la ristampa di un Lucarelli d'antan con Indagine non autorizzata, ambientato ai tempi di libro e moschetto. Inoltre, un curioso racconto francese, Binario morto, di un certo J. B. Nacray, che altro non è se non lo pseudonimo sotto il quale si cela la triade composta dal mitico Daniel Pennac - e che, non sono forse gialli i suoi successi del clan Malaussène? - e da due narratori noir molto famosi oltralpe, Patrick Raynal - direttore della «Sèrie Noir» di Gallimard - e JeanBernard Pouy. Ma già si annunciano il messicano Huacuja del Toro e altri italiani come Marcello Fois e Antonio Perria. Circondati dai misteri, dunque. Ma quanta vita di tutti i giorni, quante precise rivisitazioni storiche, quanti affreschi poco rassicuranti della realtà possiamo ormai trovare nelle pagine dei giallisti. E poi, quale mistero, quale fantasia! Ci siamo in mezzo davvero, ai misteri, quelli ancora irrisolti dopo anni di inchieste insabbiate. In quel senso, siamo tutti in pericolo, e non c'è nessun detective a salvarci. Se poi, oltre che «istruirsi» sulle nuove tendenze della narrativa gialla con meritate ambizioni di serie A, qualche vacanziere in affanno di emozioni volesse ritemprarsi scorrendo qualche storia nata con l'intento primario di appassionare, il romanzo di Daina Graziunas e Jim Starlin Prima che sia troppo tardi (Sperling & Kupfer, pp. 346. L. 29.900) è quel che ci vuole. Forse non è proprio in grado di far sembrare una favola l'ormai leggendario Silenzio degli innocenti di Harris, ma si legge di un fiato. La figura di David Vandemark, il giustiziere trasformista e sensitivo che dà la caccia ai serial killer, non è certo cosa di tutti i giorni, ma il romanzo è un esempio di come il genere giallo - quando ad ogni costo lo si vuol tener chiuso nel suo recinto - riesce comunque a farci sentire tutti improbabilmente in pericolo, con divertimento e brividazzi garantiti. Sergio Petit MH0BMÌH1 mé LA POSTA *V" IN GIOCO mé LA POSTA*V" IN GIOCO ANDIAMO IN VACANZA AGLI ANTIPODI Scrivete a: Stefano Bartezzaghi «La posta in gioco» La Stampa - Tuttolibrì via Marenco 32 10126 Torino "r^lONSUMATI dal fuoco. I > Dizionario retrogrado I Prima dispensa. A-ART. I I Prima dispesa. AA. I i Introduzione. Il dizioI nano retrogrado Consumati dal fuoco contiene palindromi e antipodi diretti e inversi. Il palindromo si legge da sinistra verso destra come da destra verso sinistra (p.e.: ossesso). Nel dizionario retrogrado i palindromi sono stampati in corsivo. L'antipodo diretto si legge anche al contrario, dopo aver spostato la lettera iniziale in ultima posizione (p.e.: 'Banana). Gli antipodi diretti sono stampati in corsivo, con un asterisco a sinistra della lettera iniziale. L'antipodo inverso si legge anche al contrario, dopo aver spostato la lettera finale all'inizio della parola (p.e.: ananas*). Gli antipodi inversi sono stampati in corsivo, con un asterisco a destra della lettera finale. II dizionario retrogrado non ha pretesa di completezza, vuol essere solo un campionario di esempi. I pur bravi palindromisti non campionati non si ritengano esclusi da un gotha: non erano in classe il giorno che è stata scattata la foto. Sarà per l'anno prossimo. Il titolo del dizionario deriva da uno fra i più antichi palindromi latini: In girum imus nocte et consumimur igni (citato da Sidonio Apollinare, IV sec. d.C): andiamo in giro di notte, e ci consumiamo al fuoco. Per indovinello o per metafora (cosa cambia?), il testo allude alle lucciole. Non sono mancate interpretazioni morali: le anime attraversano la buia notte dell'esistenza terrena e rischiano di andare a bruciarsi nelle fiamme eterne. L'immagine si intona alla vocazione maudite dell'arte palindromica, vocazione che è confermata dal fatto che nel Medio Evo i palindromi veni¬ vano regolarmente attribuiti al demonio. Per quelli fra i gentili lettori che fossero molto spaventati o molto eccitati da queste notizie, si ricorda che il Medio Evo è già passato. Anima. Mundi o mia, l'a. è la protagonista di questa incorporea annata. Rovesciando l'a. si trova subito quello che la mina. Mettiamo il caso di un uomo che ne ha piena l'a. di delusioni amorose ed esistenziali, e perciò si autoesilia in Marocco, e apre un bar con un pianista nero che suona canzoni sul tempo che passa e va. Quest'uomo avrà le sue brave vicissitudini, e ne uscirà nobilmente: quando però il fedele pianista gli farà notare che finalmente è guarito dalle sue dannazioni e malesseri, l'uomo aggiungerà una precisazione, che è un palindromo: «Ma Satana sa minar anima sanata, Sam» (Pierluigi Testore, Alice Castello Ve). • Nel 1976 la Set- Pi, V€ CARLO - TRENO 7\ PANNA F IL BIGLIETTO C7EL gAMgINO-? QMHVO GIAMO ENTRATI IN STAZIONE NON FKA , ANCORA NATO ' ANCORA NATO ■ISA timana Enigmistica ha pubblicato una crittografia a palindromo così esposta: CHI INDAGA L'INTIMO SUO. Oggi la parola «intimo» indica soprattutto la biancheria personale e dunque per «indagare l'intimo» non si intenderebbe un'operazione propriamente spirituale. Detto ciò, il palindromo da trovare era: Anima si disamina. Può servire a ricordarsi che disaMiNare non è disaNiMare. L'errore, di pronuncia o proprio lessicale, è frequente e consiste in uno scambio di lettere, o «metatesi» (come nel caso di interpetrare per interpretare o di amena per cinema, quest'ultimo diffusissimo fra i piccini). Sui rapporti tra metatesi e palindromo vedi anche alla voce rivelare. Arte. In palindromo, l'a. parte svantaggiata: arte tetra. ma molte altre frasi palindromiche si incaricano di smentire l'assunto. Per esempio, con un motto epicureo: E tra le amare doglie, il goder ama, e l'arte. Ne è autore II Longobardo (Cesare Strazza 1878-1955), virtuoso delle combinazioni e in particolare dei palindromi. Suo è il bellissimo palindromo sillabico (la retrolettura non procede di lettera in lettera, ma di sillaba in sillaba): Già prese de'granchi chi grande sé pregia. In un'altra occasione II Longobardo si inventò una scenetta con un re che si spazientiva perché non riusciva a risolvere una crisi ministeriale, finché sbottava: «Pei Numi dell'Averno / Mi dia retta! *Son re; voglio il governo!». • L'a. compare anche in un famoso palindromo bilinguistico di Primo Levi: In arts it is repose to life: è filo teso per siti strani (vedi alla voce rivelare). Stefano Bartezzaghi (1. segue)