Yemen replay di un sequestro

Un commando armato di Kalashnikov ha fermato la comitiva e scelto a caso l'ostaggio Un commando armato di Kalashnikov ha fermato la comitiva e scelto a caso l'ostaggio Yemen, replay di un sequestro Blitz nel deserto, rapito un italiano SANA'A. Tempi duri per i turisti italiani in Yemen: ad appena una decina di giorni da un episodio analogo, un commando di uomini armati ha bloccato un gruppo di sette viaggiatori giunti dall'Italia, che in auto facevano una escursione nel Sud-Est del Paese. Uno di loro, Giorgio Bonanomi, 49 anni, un tecnico grafico della Mondadori abitante a Merate (Lecco), è stato scelto e portato via tra le desertiche colline della zona, ennesimo «ostaggio per caso» utilizzato dagli sceicchi per risolvere le loro beghe con le autorità locali. Il sequestro è avvenuto con estrema rapidità, nel primo pomeriggio di mercoledì, tra Rawdan e Amar (a un centinaio di chilometri dalla capitale). La notizia si è però appresa soltanto ieri, quando l'ambasciata italiana a Sana'a ha riferito che «sono a buon punto» i negoziati per ottenere il rilascio del malcapitato turista. Bonanomi, secondo fonti yemenite, è un «turista fai-da-te», giunto in Yemen assieme ai suoi compagni di avventura senza l'appoggio di un'agenzia di viaggi internazionale. Per organizzare l'escursione verso Amar, si era rivolto a' una piccola agenzia di Sana'a, la «Mukhallah Tour», dove tengono la bocca cucita perché, affermano, questa storia dei rapimenti «è una pessima pubblicità per il turismo». Anche le autorità non rilasciano dichiarazioni, e la tv di Stato non ha neanche dato la notizia. Nello Yemen, uno dei più poveri tra i Paesi mediorientali, le tribù locali ricorrono spesso al rapimento di stranieri, in passato soprattutto tedeschi o francesi, sempre rilasciati nell'arco di alcuni giorni e mai maltrattati. Gli ostaggi vengono usati come «strumento» per far pressioni sulle autorità locali o su compagnie petrolifere straniere quando ci sono da risolvere dispute di piccola o grande entità. Nell'ultimo caso, in cui per la prima volta sono stati coinvolti due turisti italiani, Luigi Archetti e Maria Paola Moriconi, sono state necessarie soltanto 36 ore per risolvere la questione. Ma per ot- L'ambasciatore «Presto lo libereremo» La Farnesina: «Le agenzie dovrebbero scoraggiare chi parte» tenere il loro rilascio, si era mosso il governo yemenita, che anche ora segue da vicino le trattative. Il viceministro dell'Interno, ha riferito l'incaricato d'affari dell'ambasciata italiana a Sana'a Simonetta Bartolomei, ha detto di considerare «il nostro connazionale come un fratello», e ha garantito che, come già nel sequestro avvenuto a fine luglio, non sarà tentata alcuna azione di forza per indurre i rapitori a rilasciarlo. A Roma, la Farnesina ha istituito un'unita di crisi per seguire INTERVISTA la vicenda. H ministero degli Esteri Lamberto Dini ha anche diffuso una nota in cui ribadisce le sue crescenti preoccupazioni per il continuo afflusso di turisti italiani nello Yemen. Dall'aprile scorso l'Unità di crisi della Farnesina ha più volte informato le organizzazioni di categoria delle agenzie di viaggio e dei tour operator dei rischi connessi ai viaggi nello Yemen, sottolineando che dal 1993 a oggi sono stati sequestrati 79 turisti occidentali, anche se poi sono stati tutti rilasciati. E intanto, mentre Bonanomi si appresta a passare una notte in mano ai suoi rapitori, i suoi compagni di viaggio hanno deciso di continuare le loro escursioni da Sana'a, ma solo di durata «giornaliera». L'ambasciata italiana continua a sua volta la attività per arrivare al rilascio dell'ostaggio, anche se ormai con un senso di «déjà vu»: «Tutto si risolverà per il meglio, come l'ultima volta, né più né meno», dice fiduciosa Simonetta Bartolomei, [m. m.] NEL DESERTO SONO state 36 ore di angoscia. Ma ci hanno trattato come ospiti... Come gli arabi trattano gli ospiti». E' il racconto sereno di una disavventura a lieto fine. Maria Paola Moriconi, 50 anni, psicologa romana, era stata sequestrata la mattina di sabato 26 luglio in Yemen assieme al compagno di viaggio Luigi Archetti. La sera dopo era già in libertà. E' successo ancora, ha saputo? Una comitiva di sette turisti italiani fermata da un gruppo armato. Uno di loro è stato rapito. «No, non sapevo nulla. Certo, così è ancora peggio...». Essere soli con i sequestrato- ri, intende? «Sì, il problema della lingua è un'angoscia in più. Nella sfortuna a noi è andata bene; avevamo una guida molto in gamba che è stata rapita assieme a noi. Parlava italiano e faceva da interprete». Che cosa vi dicevano? «Lo sceicco ci ha spiegato che non aveva nulla di personale contro di M <!r<? M <!r<? <3S! K £ 2 §1< I