«Pagavamo e avevamo l'impunità»
«Pagavamo e avevamo l'impunità» «Pagavamo e avevamo l'impunità» Il genero di Armellini: vi spiego 10 anni di tangenti A sinistra gli appunti del genero di Armellini, Alessandro Mei, da cui prese avvio l'inchiesta celleria delle società commerciali». Il 9 luglio Mei parla della retrodatazione della fusione di alcune società, e della manomissione dei bilanci: «Nel 1988 (...), mio suocero incaricò Melpignano di sottrarre dalla cancelleria delle società commerciali i bilanci cartacei, così da eliminare la possibilità che vi fossero confronti tra la versione microfilmata e quella cartacea. Ricordo che Melpignano consegnò a mio suocero, in mia presenza, tutti i bilanci sottratti alla cancelleria...». A un anno da quei verbali, Mei conferma: «Furono fatte violazioni di legge macroscopiche nella certezza dell'impunità, e furono fatte anche male. Bastava andare a controllare le punzonature dei documenti nei raccoglitori al ministero per rendersi conto che erano stati manomessi. Che a Roma ci fossero una serie di giudici "ragionevoli", era notorio; mio suocero non li conosceva direttamente, ma si potevano raggiungere tramite i professionisti a cui si rivolgeva: Melpignano, Acampora e altri. Di procedimenti penali ne ha avuti tanti, ma ne è sempre uscito bene». Sui giornali campeggiano i titoli sul generale Verdicchio, e Mei commenta: «Io questo nome non l'ho mai sentito. Nemmeno quello di Cerciello. Io ricordo, e l'ho detto ai giudici, i nomi degli ufficiali Campione, Aiello, e di altri. Ma se Verdicchio era il comandante del nucleo di polizia tributaria ai tempi di quell'ispezione, avrà avuto un ruolo, non so quale. Io però sono convinto di una cosa: quegli accertamenti furono pilotati in modo tale da far emer¬ gere le responsabilità solo per mio suocero e i suoi familiari. Melpignano rimase assolutamente illeso. Credo - e improvvisamente Mei parla come se stesse dettando un verbale d'interrogatorio - che abbia interagito per evitare che emergessero le corruttele a lui legate». I carabinieri del Ros hanno trovato i documenti di quell'ispezione, firmata dal pm romano Orazio Savia, che pure non era titolare dell'inchiesta su Armellini. «Infatti - dice il genero del "palazzinaro" - io in Savia mi sono imbattuto solo nel '92, quando presentai una denuncia su un'altra questione, legata al Ad Ascoli Piceno
Luoghi citati: Ascoli Piceno, Roma
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