«Attentato? Ma no è stato un guasto» di Fiamma Nirenstein
4 «Attentato? Ma no, è stato un guasto» «E' importante che la missione dell'Orni continui» lah conclusasi con il tragico bombardamento del centro dei rifugiati dell'Orni. Signor Lubrani, che ne pensa dell'elicottero dell'Unifil precipitato ieri notte? Può essere questo un frutto della guerra che si svolge perennemente nel Sud del Libano? Può averlo colpito un missile degli hezbollah, oppure un proiettile israeliano? «Innanzitutto, la prego di lasciarmi dire quanto mi dispiace profondamente per i soldati italiani: è molto triste che abbiano trovato la loro morte nella fascia di sicurezza del Libano. Ma l'ipotesi di un attentato, o di un incidente bellico, sarebbe davvero irresponsabile e sbagliato farla. Per ora mi è stato riportato dalla Commissione dell'Orni che indaga sull'incidente che le verifiche compiute danno un so- lo risultato: guasto meccanico», Lei pensa, per così dire, che la missione degli uomini dell'Unifil, sempre nel mezzo del conflitto, spesso coinvolti in incidenti, valga davvero la pena? Non le sembra che siano come bersagli mobili? «No, non direi proprio. Certo che la loro missione, cioè preservare la sicurezza della zona, non può essere completamente realizzata. Non è nei loro poteri. Ma io rispetto moltissimo il loro lavoro; e li trovo senz'altro preziosi in certi momenti, sempre nell'ambito di quel che è loro consentito o non è loro consentito fare». Se incontrano un gruppo di hezbollah armati, per esempio, possono disarmarli? «Solo temporaneamente: hanno il potere di sequestrare loro le armi, ma poi gliele devono restituire una volta accompagnati oltre i confini della zona di sicurezza, nel profondo del Libano. Non possono usare la forza, è proibito loro arrestare, mettere sotto processo, giudicare...». Ma insomma, che cosa possono fare? «Possono controllare, diminuire la tensione, impedire a un gruppo armato di raggiungere il confine. Possono cercare di aiutare i cittadini residenti, facilitare i trasporti e i controlli dei gruppi di monitoraggio... Ripeto che ho per loro, per il loro sacrificio e la loro attività un grande rispetto. Del resto, nessuno dei Paesi, inclusa l'Italia, che li manda qui, li esporrebbe se ciò non servisse a qualcosa, non le sembra?». Secondo lei è una coincidenza che questo elicottero sia caduto in un momento in cui la situazione è surriscaldata e le katiusce piovono di nuovo? «Non viviamo, per quanto sembri il contrario, una situazione particolarmente calda: qui è uno scontro continuo, che arriva alle cronache solo di quando in quando, quando ci sono i morti o gli spari si infittiscono, ma purtroppo la nostra è una guerra di routine...». Fiamma Nirenstein Soldati israeliani nella fascia di sicurezza del Sud Libano
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