Il grido d'alIarme di Arafat

«L'Europa può dare un contributo importante alla pace» Il grido cTqlIqrme di Arafat «Il Medio Oriente rischia di esplodere» RETROSCENA LA CRISI NEI TERRITORI R provvedimenti presi dal goI verno israeliano dopo la straH ge al mercato di Gerusalemme porteranno a «una gigantesca esplosione» che nessuno sarà in grado di fermare. L'allarme è stato lanciato dal presidente dell' Anp Yasser Arafat in un'intervista al quotidiano israeliano Yediot Ahronot. Il capo dell'esecutivo dello Stato ebraico Benjamin Netanyahu «ha dichiarato guerra» ai palestinesi e i palestinesi «devono prepararsi a quello che accadrà, la situazione è grave», ha affermato Arafat ribadendo che le restrizioni imposte ai territori equivalgono a «un attacco contro tutta una popolazione civile». Malgrado la pesante crisi scatenata dall'attentato suicida del 30 luglio, il leader palestinese si è detto convinto che Netanyahu non riuscirà ad affossare la pace, né a imporre un pessimo e ridicolo accordo all'Anp. «Deve sapere che non c'è potere al mondo che ci impedirà di creare il nostro Stato indipendente in Cisgiordania e a Gaza con Gerusalemme Est come capitale. Anche se ci vorrà molto tempo, raggiungeremo il nostro obiettivo», ha detto Arafat. Se il processo di pace dovesse fallire, «la responsabilità sarà soltanto di Israele», che rischia anche «la rottura delle relazioni» con Egitto e Giordania: «Il mondo arabo che si è aperto dopo la mia stretta di mano con Rabin nel 1993 si chiuderà di nuovo a Israele. Tornereno indietro di molti anni», ha proseguito il presidente dell'Anp. Arafat ha inoltre ripetuto che l'Anp non ha «la rninima relazione» con l'attentato di Gerusalemme né «la minima responsabilità». «Netanyahu sta facendo di tutto per portare la gente alla disperazione e se ci sono persone disperate che decidono di rinunciare alla pace e contemporaneamente alla loro vita, la colpa è esclusivamente di chi ha reso la situazione così disperata». Il leader palestinese ha infine nuova¬ mente sottolineato che i palestinesi si sono più volte impegnati a combattere il terrorismo, ma perché tale impegno si concretizzi è necessario che «l'opinione pubblica veda progressi nei negoziati e miglioramenti nelle sue condizioni di vita». Si acuisce la tensione nel Libano meridionale. Cinque persone sono morte nelle ultime 24 ore: 4 libanesi, tra cui una donna con i suoi due figli, e un miliziano dell'Esercito del Libano del Sud, la formazione che appoggia le truppe dello Stato ebraico. Gli scontri tra israeliani e i guerriglieri Hezbollah sono ripresi dopo che nel corso della notte gli uomini del gruppo filoiraniano hanno fatto esplodere una bomba che ha ucciso un miliziano dell'Els. I libanesi uccisi sono rimasti vittime della rappresaglia delle milizie filoisraeliane. Verso mezzanotte da diverse loro postazioni i guerriglieri hanno lanciato razzi contro la zona controllata dagli israeliani e dai loro alleati. Alcuni dei proiettili hanno superato il confine e sono caduti nella regione settentrionale dello Stato ebraico. Hezbollah ha definito l'attacco una «risposta ai recenti massacri israeliani», un riferimento alle azioni in cui negli ultimi giorni hanno perso la vita 5 uomini del gruppo sciita e due civili. Successivamente, per l'esplosione di una bomba vicino a Jezzine, è morto Ghassam al-Sweidi, 40 anni, miliziano dell'Els. La reazione dell'Esercito del Libano del Sud non si è fatta attendere. Nella prima mattinata sono stati cannoneggiati diversi villaggi a Sud-Est di Sidone e verso le 8,30 a Kfar Melki è rimasto ucciso un contadino e altri due sono rimasti feriti. L'attacco più grave ha avuto luogo sulla strada principale di Markaba, a 3 chilometri dal confine con Israele. Una donna di 25 anni e i suoi figli, un bambino di 4 anni e una bimba di 10, sono morti per l'esplosione di un'ordigno che ha investito l'auto su cui viaggiavano. Un poliziotto libanese è stato sequestrato dall'esercito israeliano mentre transitava in uno dei punti di accesso alla «zona di sicurezza». Secondo la polizia libanese, Ibrahim Sueid, 28 anni, è stato catturato al varco di Ras Hamra quando, disarmato, si accingeva ad andare a trovare la sua famiglia che vive nella zona di sicurezza. «Gli Hezbollah non hanno perso il lume della ragione. Non hanno sparato contro il territorio israeliano», ha dichiarato il generale Amiram Levine facendo riferimento all'accordo per il cessate il fuoco che nell'aprile del 1996 mise fine all'operazione militare lanciata dallo Stato ebraico contro il Sud del Libano. [e. st.] Ancora una giornata di guerra nella fascia di sicurezza con bombardamenti a tappeto dell'aviazione israeliana Ucciso un miliziano Yasser Arafat: il leader palestinese ha avuto parole molto dure verso i provvedimenti israeliani