Ferraro non si apre il carcere

Delitto dell'università, per il gip il ricercatore «potrebbe ripetere il reato» Delitto dell'università, per il gip il ricercatore «potrebbe ripetere il reato» Ferrara, non si apre il carcere «E'persona di eccezionale pericolosità» ROMA. Salvatore Ferrarci non può uscire dal carcere di Regina Coeli, dove è rinchiuso da oltre un mese e mezzo: è «cuna persona di eccezionale pericolosità sociale»; potrebbe ripetere il reato in qualsiasi momento, dato che il movente dell'omicidio di Marta Russo è del tutto «gratuito»; e potrebbe inquinare le prove. Con queste parole il gip Guglielmo Muntoni ha spento le speranze di Salvatore Ferrare di sostituire la detenzione a Regina Coeli con una situazione di arresti domiciliari a Siderno, in Calabria, il suo paese natale. Deluso, dopo ore di attesa, il fratello Giorgio ha commentato: «Non ho più fiducia nella giustizia». Gli avvocati avevano presentato l'istanza di scarcerazione dopo l'interrogatorio della superteste Gabriella Alletto che, in sede di incidente probatorio, aveva alleggerito il ruolo svolto da Ferrara in quella che è la sua ricostruzione dell'omicidio della studentessa Marta Russo. Ieri il gip ha risposto con un'ordinanza di quattro pagine, respingendo l'istanza. Salvatore Ferrara non ha un alibi così forte da poter dimostrare la propria estraneità rispetto alle accuse rivolte dalla supertestimone Alletto e, prima ancora, dal bibliotecario-usciere Francesco Liparota. Proprio sulle affermazioni di Liparota, più che su quelle della Alletto, si è basato il gip nel prendere la sua decisione, secon- do quanto hanno riferito i legali di Ferraro. E avrebbe poca importanza il fatto che Liparota ha poi in parte ritrattato il suo racconto: agli atti vi è l'interrogatorio della madre di Liparota che conferma le parole del figlio e rivela che il figlio avrebbe ricevuto minacce da Ferraro. Di particolare rilievo viene ritenuta anche la testimonianza della ricercatrice Maria Chiara Lipari che in un'intercettazione telefonica avrebbe «citato espressamente» il nome di Ferraro a proposito del delitto di Marta. Per quel che riguarda le prove, il giudice sostiene che esiste un concreto rischio di inquinamento per l'atteggiamento te¬ nuto dal ricercatore prima dell'arresto: le minacce nei confronti di Liparota e i tentativi di costruire un falso alibi. Il giudice, infatti, chiama in causa Marianna Marcucci, la studentessaamica di Ferraro: con lei il ricercatore aveva affermato di essersi trovato nella sua casa il 9 maggio dalle 11,40 alle 12,30. La studentessa aveva confermato, aggiungendo, a ulteriore riprova, di aver assistito alla telefonata di Ferraro con una certa Alessandra. Ma per il giudice, tutto questo non basta: la Marcucci non riferisce di un'altra telefonata ricevuta da Ferraro, quella di Giovanni Scattone. In realtà - afferma la difesa - la te¬ lefonata di Scattone giunse alle 12,44, quando la Marcucci era già andata via. Nemmeno i tentativi di Ferraro di affermare che la sorella era con lui a casa vengono reputati credibili dal giudice. Lo avrebbe negato Marianna Marcucci. Falsa, secondo il giudice, sarebbe anche la confidenza fatta, il giorno dopo del delitto, da Ferraro alla studentessa Ilaria Pepe: le raccontò che la mattina del 9 maggio ricevette una telefonata a casa. I legali di Ferraro hanno già annunciato un ricorso al Tribunale della libertà. Delle motivazioni del giudice contestano tutto. Per l'avvocato Domenico Cartolano sono «troppo appiattite sulle tesi dell'accusa: mai come in questo caso emerge l'urgenza del problema della separazione delle carriere perché la motivazione del gip è tutta strumentalmente volta alle indicazioni di persistenza di un quadro indiziario» che «dopo l'incidente probatorio è fortemente cambiato». In realtà, secondo l'avvocato Giovanni Cerasaro, uno dei legali della Alletto, «è vero che la mia cliente ha spiegato in incidente probatorio che la posizione di Ferraro gli impediva di vedere quanto accadeva fuori della finestra, ma questo non esclude affatto che sapesse quanto Scattone stava facendo e avesse concordato tutto con lui», [f. ama.] E il fratello dell'accusato «Non ho più fiducia nella giustizia» Il luogo del delitto alla Sapienza E Salvatore Ferraro che resterà in carcere

Luoghi citati: Calabria, Roma, Siderno