Priebke al Celio come Kappler di Francesco Grignetti
L'ex ufficiale nazista rifiuta il ricovero nell'ospedale militare L'ex ufficiale nazista rifiuta il ricovero nell'ospedale militare Priebke al Celio, come Kappler Ordine del tribunale, ma lui si infuria UN TRASLOCO CONTESTATO ROMA. Erich Priebke lascerà presto il convento dei frati francescani che lo ospita a Frascati per andare nell'ospedale militare del Celio. Così ha deciso il tribunale militare, dovendo affrontare la richiesta di Priebke di proseguire gli arresti domiciliari a casa del suo procuratore e amico, Paolo Giachini. La decisione ha fatto infuriare la difesa dell'anziano nazista. L'avvocato Carlo Taormina preannuncia che «Priebke rifiuta l'esecuzione del prowedimento, considera l'uso della forza nei suoi confronti un sequestro di persona e reagirà denunciando quanti risulteranno coinvolti, decisori e esecutori». Entro Ferragosto, ma forse anche prima, Priebke varcherà la porta del Pohclinico militare da dove esattamente venti anni fa - era un famoso Ferragosto del 1977 - il suo diretto superiore Herbert Kappler «fuggì». Dissero che si era nascosto in una valigia portata dalla moglie. I testimoni raccontano che salutò con una stretta di mano e varcò la porta. Quella di Kappler è un'altra storia. Ma certo che la coincidenza è curiosa. E poi è lo stesso Giachini a dire: «Con Priebke ne avevamo parlato e avevamo scartato la soluzione del Cebo. E' un'ironia del destino, proprio dove stava Kappler... Io l'avevo detto: evitiamo. Oltretutto è di cattivo gusto. Priebke chiedeva di venire a casa mia o di tornare in carcere a Forte Boccea. Inve- ce i giudici pensano chissà che, magari che io faccio parte di questa fantomatica Odessa! Comunque Priebke a me l'ha detto: "In ospedale ci crepo". E' fatto così, non ci si vede in pigiama a girare per corridoi. Sono tutti avvertiti». Anche padre Andrea, il frate che si occupa di Priebke, è dispiaciuto: «Sono insoddisfatto. Non capisco l'ospedale, mica è malato. E poi allora preferiva il carcere. Lì almeno aveva fatto amicizia con alcuni agenti. In ospedale starà proprio male». La difesa di Priebke puntava effettivamente sulla casa di Giachini. O meglio, in prima istanza, aveva escogitato un marchingegno che avrebbe potuto annullare anche l'ultimo residuo (circa un anno) di pena. Taormina aveva chiesto di computare nel conto generale della detenzione anche il periodo trascorso ad Afragola, in un campo di prigionia inglese, tra il 1946 e il 1947, da dove Priebke poi evase. Se i giudici gli avessero dato ragione, oggi Priebke sarebbe un uomo libero. Invece non è andata così. Ora protesta l'avvocato Giosuè Naso: «Decisione assurda e pazzesca. Normalmente gli arresti domiciliari vengono stabiliti nel luogo indicato dal detenuto». E insorge Taormina: «Chiedo l'intervento di Amnesty International perché controlli e accerti le violazioni reiterate che hanno caratterizzato questo caso». Dimostra grande cautela, invece, il procuratore militare An¬ tonino Intelisano: «Il prowedimento coniuga con equilibrio le esigenze cautelari con quelle umanitarie connesse all'età avanzata del condannato. Non posso non rilevare invece certe contraddizioni dei difensori di Priebke». Intelisano si riferisce a quel passaggio di Taormina che preannuncia: «Pur auspicando che mai accada, considereremo lo Stato italiano e i suoi giudici responsabili della morte di Erich Priebke in carcere a cagione dell'illiceità della sua detenzione». Fa capire Intelisano: ma come, non era proprio la difesa di Priebke a proporre il ritorno in carcere? La notizia che l'ex ufficiale delle Ss lascerà il convento di Frascati non interessa particolarmente il vicepresidente della comunità israelitica di Roma, Riccardo Pacifici: «Visto il posto, però, ci auguriamo che non ci siano altre fughe come quella di Kappler che indignò noi e il mondo intero». Francesco Grignetti Proprio vent'anni fa il superiore di Erich evase dal Policlinico Da sinistra Erich Priebke ed Herbert Kappler il suo diretto superiore che fuggì dal Policlinico militare
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