Murazzi, altri due arresti di Alberto Gaino

Murazzi, altri due arresti Murazzi, altri due arresti Per l'omicidio del marocchino nuove accuse contro il «branco» TORINO. «Yeti» è finito in carcere a far compagnia al «Boscimane». E con loro c'è un terzo arrestato per la morte del marocchino nel Po, davanti ai Murazzi, sotto una pioggia di spazzatura lanciatagli contro per impedirgli di riavvicinarsi alla riva. «Yeti» è Piero Iavarone, il fratello maggiore del primo ragazzo accusato di omicidio e restato per 10 giorni in carcere. Radunava i ragazzi del branco, per organizzare le testimonianze «spontanee» che avrebbero dovuto lasciare l'altro nei guai e lui fuori. Ieri all'alba gli uomini di Salvatore Mulas, il capo della «Mobile», hanno svegliato un esterrefatto Piero e Fabio Montrucchio, un giovanotto di 28 anni a metà strada fra il mestiere di buttafuori e quello assai incerto di chi dovrebbe dare una mano al padre nel lavoro. Come gli Iavarone, agi e moto da 90 milioni in due. Sia Piero sia Fabio erano stati interrogati nelle scorse settimane dai pm Maurizio Boselli e Onelio Dodero. Ed entrambi avevano accusato più d'uno per il linciaggio di Abdellah Douimi. Sono stati a loro volta «sepolti» dalle accuse di testimoni e coindagati. Ai due magistrati è sinora riuscito di mettere il branco dei figli di papà e dei loro amici contro i buttafuori dei Murazzi. Ma all'«appello» dell'inchiesta mancano alcuni dei «più facinorosi» nel tiro al bersaglio sul marocchino. Manca soprattutto il lanciatore del vecchio aspirapolvere, pescato in una vicina rimessa e gettato in acqua per colpire Douimi. Per la verità, un testimone accusa Montrucchio, ma altri lo smentiscono descrivendo un trentenne magro, capelli scuri che ricadono sulle spalle, maglietta gialla. Montrucchio è tarchiato e ha un testone a palla di biliardo. Altri, invece, si «limitano» a chiamare in causa Fabio come quello che corre a prendere l'aspirapolvere, su ordine del Boscimane o Andrea Demartis, buttafuori professionista al Fragil, il locale dei Murazzi nel cui ripostiglio si conservava l'apparecchio. Sino all'altra notte Fabio era un «aiutante estivo» dei buttafuori del Fragil. I pm stanno ricostruendo mi vero puzzle contro il quale si scagliano gli avvocati. Marco Feno, difensore di Montrucchio: «L'ordinanza del gip mi ha lasciato molto perplesso». Basilio Foti, che assiste Demartis: «Ho presentato ricorso Piero Iavarone al Tribunale della Libertà. I pm devono depositare tutti gli atti che consentano ai giudici di valutare le prove e a me di organizzare la difesa». Vittorio Pesavento, avvocato di Piero Iavarone: «Siamo stati disponibili con i pm. Piero aveva rinunciato a recarsi in Francia per una vacanza pur di non intralciare le indagini». E poi c'è chi compie il gran rifiuto. Come Loredana Gemelli, legale di Paolo Iavarone, che ieri ha rinunciato a difendere anche il fratello maggiore: «Questione di etica professionale. Ho dovuto lottare contro i suoi testùnoni per tirar fuori Paolo dal carcere». I due nuovi arrestati verranno interrogati domani dal gip. I pm attendono. Anche se ieri Boselli ha provato inutilmente (causa la pioggia torrenziale) ad organizzare ima nuova ricostruzione del linciaggio, ai Murazzi. Se sono quasi ininfluenti le prime indicazioni sul Dna dei fratelli Iavarone, l'esame autoptico sul cadavere dell'annegato rivela invece un occhio pesto e altri segni di botte sul resto del corpo. E' la conferma che Douimi è stato preso a pullllllll gni da almeno Piero Iavarone ed WÈà è finito in acqua 11111 malconcio, oltre che ubriaco. Altra certezza, malgrado le voci contrarie: il marocchino si è gettato nel Po per sfuggire ai suoi cacciatori. In 20 si sono arrestati sul bordo. Chi a far da spettatore, chi per impedirgli di riguadagnare la sponda. Una storia durata quasi un quarto d'ora all'alba del 19 luglio e culminata nel lancio dell'aspirapolvere. Decisivo anche per il gip Ombretta Salvetti, che ha firmato i tre provvedimenti di custodia cautelare per omicidio volontario. L'aspirapolvere ha sfiorato, non colpito Douimi. Ma due testimoni assicurano: «Da quell'istante il marocchino ha cominciato ad andare giù. Finché l'abbiamo visto sparire». Secondo Montrucchio, «persona informata sui fatti» sino a ieri, qualche secondo prima Demartis avrebbe urlato: «Muori bastardo». Il Boscimane, e ora Yeti: anche i soprannomi paiono serrare il cerchio. Ma un ex allenatore di Demartis avverte con un'accorata lettera: «Non fermatevi alle apparenze. Fui io ad affibbiargli quel nomignolo. E solo per il suo abbigliamento stravagante». Ivano Barbiere Alberto Gaino Pi Illllllll WÈà 11111 Piero Iavarone

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