«Preparatevi alla battaglia» di Maurizio Molinari

Pakistan, sangue nelle moschee «Preparatevi allo battaglia» Arafat ai suoi: riavremo Gerusalemme GERUSALEMME DAL NOSTRO INVIATO «Palestinesi, preparatevi a una grande battaglia». Sono state le parole del presidente dell'Autorità palestinese, Yasser Arafat, a segnare la giornata della visita a Gerusalemme del principe Hassan, erede al trono di Giordania. Arafat ha parlato a braccio a Gaza davanti ad una platea di Al Fatah, la fazione storica dell'Olp a lui più fedele. «Una grande battaglia è di fronte a noi - ha detto il leader palestinese in keffyah e divisa militare - dobbiamo prepararci, preparare le nostre risorse: quelle dei muscoli, dell'intelligenza, del cibo». «Avremo cura - ha continuato secondo quanto confermato dall'agenzia Wafa - del sogno palestinese fino a quando non sarà realizzato. Il sogno di una rivoluzione che ci porterà fino alle chiese ed alle moschee di Gerusalemme» ed anche se «loro pensano che questo nostro sogno sia lontano, noi sappiamo che è vicino. E che abbiamo ragione noi». Le agenzie di stampa avevano appena finito di riportare le parole di Arafat quando, ieri mattina, la delegazione giordana guidata dal principe Hassan e dal premier Abdel Salami Majali è giunta a Gerusalemme per incontrare Benjamin Netanyahu, affiancato dal ministro degli Esteri David Levy. «Le parole di Arafat - ha detto il premier - sono dei vituperi riprovevoli che legittimano ancor più la nostra irrevocabile richiesta di chiedergli un impegno chiaro contro il terrorismo e la violenza co¬ me condizione per il negoziato». Preoccupato anche il principe, fratello di re Hussein: «C'è disperazione e rabbia fra i palestinesi, siamo sull'orlo del precipizio, pensiamo e lavoriamo per misure reciproche che siano positive per tutti. Questo è adesso il compito della Giordania». Nell'incontro a porte chiuse fra le due delegazioni, i giordani hanno chiesto a Netanyahu un gesto di apertura verso i palestinesi con la revoca della chiusura dei Terri¬ tori. Il premier non si è mosso di un millimetro, ed ha concesso solo delle «misure umanitarie» come «il passaggio di viveri e di medicine» ma fonti giordane hanno assicurato che «se la tensione si allenterà ìa riduzione della chiusura sarà progressiva». «Non vogliamo far soffrire i palestinesi - ha aggiunto Netanyahu - ma tutelare la sicurezza della nostra gente». Ma ieri fonti palestinesi hanno sostenuto che dalle indagini da loro svolte risulterebbe che gli at¬ tentatori del mercato di Mahanè Yehuda (13 morti) sono venuti dal Libano del Sud e non dai Territori, il che escluderebbe la mancata sorveglianza da parte dell'Autorità palestinese. Ahmed Tibi, un consigliere di Arafat, ha commentato che «Netanyahu deve chiedere scusa a tutti gli abitanti di Cisgiordania e Gaza per aver adottato misure di ritorsione ingiustificate». Sulla lotta al terrorismo il principe giordano Hassan ha dato forte sostegno agli israeliani, spingendosi ben oltre la posizione del presidente egiziano Mubarak. «Atti come l'attentato di Gerusalemme sono contro la dignità umana, il terrorismo è intollerabile» ha detto. Spiega Asher Safar, esperto di affari giordani del Dayan Center di Tel Aviv: «Il processo di pace fa parte della strategia nazionale di sicurezza della Giordania, non dell'Egitto. Per re Hussein, con metà della popolazione palestinese, il fallimento di Oslo sarebbe una catastrofe». Forse anche per questo il principe Hassan ha smussato i contrasti con Netanyahu, ricorrendo alla for¬ mula del Dipartimento di Stato americano: «Si negozia sulla base di misure che garantiscono la reciproca fiducia». Saranno proprio queste «misure» il piatto forte della missione dell'inviato americano Dennis Ross, che arriva sabato. Secondo indiscrezioni palestinesi, Ross vorrebbe ottenere da Netanyahu la riconferma dell'impegno a «sospendere la costruzione di Har Homà per un mese» e a «congelare gli insediamenti nei Territori». Il principe Hassan si è poi incontrato con il capo dello Stato, Erez Waitzman, prima di tornare ad Amman mentre Netanyahu è andato nel luogo dell'attentato dei due kamikaze, per celebrare la fine della prima settimana di lutto per le vittime. «Gli incontri con il principe Hassan sono un esempio di come deve essere la pace. Arafat deve imparare dai giordani e dagli egiziani - ha detto il premier - che hanno scelto la via giusta, per lui l'alternativa è pericolosa, significa allinearsi con Iran, Iraq e Libia». Maurizio Molinari L'Anp: «Gli attentatori sono venuti dal Libano, noi non abbiamo colpa, riaprite i Territori e chiedeteci scusa» Il leader palestinese Arafat ha chiamato ieri i suoi a prepararsi «a una grande battaglia»