Comore Eden in tumulto

Solo la capitale, Moroni, ricca per il turismo e gli aiuti internazionali rifiuta di rinunciare all'indipendenza Solo la capitale, Moroni, ricca per il turismo e gli aiuti internazionali rifiuta di rinunciare all'indipendenza Compre, Eden in tumulto Tre isole alzano la bandiera francese PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E tre. Su quattro Comore, dopo Mayotte - che nel 1976 rifiutò l'indipendenza - e Anjouan (ormai munita di un governo autonomo, nell'attesa che Parigi si decida ad annetterla), pure Mohéli scende in campo per farsi ricolonizzare. Il tricolore francese sventolava ieri sul 75% dell'arcipelago. Solo la Grande Comora sembra impermeabile alla tentazione secessionista. E per due buoni motivi. Anzitutto, se le 3 consorelle ammutinandosi non hanno quasi nulla da perdere, l'isola più ampia esprime significative reticenze economiche. Moroni, il capoluogo, incamera da sempre i fondi stranieri per lo sviluppo. Ci sono donatori europei, ma non solo. L'Iran s'interessa da vicino alla Repubblica musulmana insulare. E la Lega Araba anche, se non altro per ridurre l'influenza degli ayatollah. Normale, inoltre, che una classe politica numerosa e maneggiona recalcitri ad abdicare per farsi sostituire dagli ex colonizzatori. Sul piano economico, infine, Moroni può contare su buone risorse turistiche. Non ha bisogno, insomma, di essere francese per vedere i franchi. A tre settimane dall'insurrezione che il 14 luglio vide Anjouan issare la bandiera blubianco-rossa rifiutando 22 anni di sovranità nazionali ricchi in putsch (17) e null'altro, la situazione rimane caotica. Mohéli segue la sorella maggiore dosando lo slancio. Ha eretto barricate, senza tuttavia interrompere il traffico. L'impressione è che voglia cavalcare la crisi per non farsi escludere dalle inevitabili trattative. Dopo il «no» francese a nominare un mediatore - Parigi, in grave imbarazzo, invoca soluzioni locali - l'Oua ha ripreso l'iniziativa. Entro domenica l'Organizzazione per l'unità africana invierà emissari per dirimere il contenzioso. E' possibile risuoni la parola «federalismo». In ogni caso, la mediazione postula 1'«integrità territoriale» delle Comore. Anche i Libici sono peraltro scesi in campo rivendicandola. E dal Cairo la Lega già allenta i cordoni della borsa. Anche Parigi dovrà farlo. Pagare un popolo affinché non ridiventi francese: curiosa operazione in termini di grandeur. Ma Chirac, si dice, non ha alternative. I ribelli preferiscono il Welfare europeo alla disoccupazione asiatica (90 senza lavoro su 100 nella sola Anjouan). Arduo dar loro torto: ma come accontentarli senza destabilizzare gli equilibri geopolitici dell'Oceano Indiano? Il vero problema, tuttavia, è un altro. Legittimare il ritorno all'ovile di vecchie colonie per ragioni finanziarie significa introdurre nel sistema un virus contagioso. Gibuti potrebbe imitare l'esempio. Il metodo è geniale: a emigrare non sono più i boat people, ma un Paese intero. Oggi le Comore, domani - cnissà - l'Albania. «Vi piacevamo, negli anni dell'imperialismo? E adesso teneteci». L'ipotesi turba Parigi, che pone Anjouan in quarantena, quasi fosse una voluminosa (424 kmq, duecentomila anime) e sgraditissima immigrata clandestina. Abdallah Ibrahim non sembra darsene per inteso. Settantunenne professore di scuola coranica, è il neo-presidente cui gli isolani affidano i loro sogni francofili. Ha una vice, Fatima Mkiradjouma, e 13 ministri senza portafoglio giacché Moroni mantiene il controllo della cassa. Vorrebbe un referendum per sancire la volontà sovrana anjounese. Il «per favore annetteteci» trionferebbe, dicono unanimi gli osservatori. Ecco perché la Francia si guarda bene, per una volta, dall'invocare l'autodeterminazione. Enrico Benedetto ■ Muhamudu r-orobotu • %t % NZWANJ ; MWAU Siaouttó Parigi è disposta a pagare per evitare questo imbarazzante ritorno dell'impero E sullo sfondo si affaccia l'ombra dell'Iran Dimostranti con il volto dipinto con i colori francesi manifestano nella isola di Anjoun contro il governo e chiedono di rinunciare all'indipendenza

Persone citate: Abdallah Ibrahim, Chirac, Enrico Benedetto, Fatima Mkiradjouma, Mayotte, Moroni