Giallo in Libano morti 4 italiani di E. St.

Testimoni parlano di un'esplosione in volo. Un ufficiale: l'ipotesi più probabile è un incidente tecnico Testimoni parlano di un'esplosione in volo. Un ufficiale: l'ipotesi più probabile è un incidente tecnico Giallo in Libano, morti 4 italiani Cade un elicottero Onu: avaria o attentato TIRO (Libano). Giallo nei cieli del Libano. Un elicottero italiano della forza di pace delle Nazioni Unite si è schiantato ieri al suolo nella fascia di territorio libanese sotto il controllo delle milizie finanziate ed armate dagli israeliani. Quattro italiani sono morti, con un militare irlandese. Si tratta del capitano Antonino Sgrò, del tenente Giuseppe Parisi (figlio di una famiglia di militari, il padre presta servizio nel 41° reggimento trasmissioni a Torino), del maresciallo capo Massimo Gatti e dell'appuntato dei carabinieri Daniel Forner. Forner è di origine canadese, ma la famiglia (moglie e due figli) risiede a Bassano del Grappa (Vi). L'appuntato svolgeva in Libano compiti di polizia militare. Ieri sera le notizie si inseguivano contraddittorie e oscure. Il portavoce dell'Unifil presso il quartier generale di Naqoura, Michael Lindvall, ha riferito che le cause della sciagura non sono state ancora determinate. Ha inoltre riferito che le salme delle vittime sono state trasferite alla base di Naqoura per il riconoscimento. Nella notte l'addetto militare dell'ambasciata italiana a Nicosia, generale Giuseppe Pavone, ha definito «incidente tecnico» la caduta dell'elicottero. L'elicottero apparteneva all'Aeronautica militare italiana, ed era uno dei velivoli utilizzati dalla forza di pace delle Nazioni Unite. Le autorità dell'Onu avevano perso contatto con l'elicottero un quarto d'ora dopo che si era alzato in volo, per una missione di ordinaria amministrazione. Lo schianto al suolo, secondo le fonti delle Nazioni Unite, è accaduto verso le ore 21,30 locali (le 20,30 in Italia), circa 30 chilometri a Est di Naqoura, in una zona quasi deserta tra i villaggi di Attiri e Rashov, cinque chilometri dentro la «fascia di sicurezza» P0.ntr]o)Jataifdag^lÌ israeliani e dall'alleato Esercito del Libano del Sud. Testimoni sul posto citati da Radio Israele hanno riferito di un'esplosione avvistata nei pressi di Bent Jbail, a Sud di Tebnine. E, nella notte, anche a fonti della Farnesina risultava che l'elicottero sarebbe esploso in volo. Gli elicotteri in volo erano due. Pare che si trattasse di un volo di addestramento. La zona dell'incidente viene chiamata «Bintz Bel», ed è situata nella parte centrale della fascia di sicurezza, più vicina al confine israeliano che al fiume Litani: una zona dove in più di un'occasione le truppe di Gerusalemme, attaccate dagli Hezbollah, hanno per errore aperto il fuoco su forze Onu. Un portavoce dell'esercito israeliano ha riferito che per ora «non ci sono elementi per stabilire che si tratti di qualcosa di diverso da un incidente», e ha escluso che l'elicottero possa essere stato abbattuto da forze israeliane o dai miliziani alleati di Gerusalemme. Comunque, si moltiplicano le ipotesi. Secondo la radio israeliana, il velivolo potrebbe essere precipitato dopo aver urtato contro cavi dell'alta tensione che il pilota al buio non ha visto, ma non è da escludere la possibilità che sia stato abbattuto da guerriglieri libanesi convinti che fosse un velivolo israeliano. In ambienti militari occidentali è stata anche avanzata a mezza bocca l'ipotesi che il velivolo possa essere stato abbattuto per errore da artiglierie dell'Esercito del Libano del Sud. In Israele si sta seguendo con preoccupazione l'evoluzione della tragedia: notiziari hanno interrotto più volte le trasmissioni per dare gli ultimi aggiornamenti. Nella tarda serata, diversi razzi Katiuscia sono stati sparati probabilmente da guerriglieri «Hezbollah» dal Libano del Sud e hanno raggiunto il territorio di Israele al confine con il Libano. Lo ha reso noto la radio militare israeliana secondo cui alcuni abitanti hanno detto che una trenti- na di razzi sarebbero stati sparati verso la «fascia di sicurezza» nei pressi dell'avamposto di Blat. La Unifil (acronimo dell'inglese per Forza Provvisoria dell'Onu in Libano) ha una forza di 4500 uomini, ed ha l'incarico di pattugliare la zona di frontiera fra Libano ed Israele. Ne fanno parte contingenti di nove Paesi, ed i suoi uomini rimangono sovente presi in mezzo negli scambi a fuoco fra i guerriglieri stanziati in Libano e le forze israeliane o le milizie loro alleate. Il mandato dell'Unifil sarebbe dovuto scadere il 31 luglio scorso, ma è stato appena prorogato fino al 31 gennaio 1998. Sono oltre duecento i militari dell'Unifil rimasti uccisi dal 1978, l'anno in cui la forza di pace dell'Onu fu posizionata nel Libano meridionale. [e. st.]

Persone citate: Antonino Sgrò, Bent Jbail, Cade, Daniel Forner, Forner, Giuseppe Parisi, Giuseppe Pavone, Massimo Gatti, Michael Lindvall