Bossi: col Polo alla conquista di Venezia di Giovanni Cerruti
Sfida di mezza estate del leader della Lega in vista delle elezioni amministrative d'autunno Sfida di mezza estate del leader della Lega in vista delle elezioni amministrative d'autunno Bossi: col Polo, alla conquisili di Venezia Ma senza An, «quei fascisti di Roma» MILANO. «La Padania», intesa come quotidiano leghista, l'ha doverosamente presentata al meglio: «L'ultima intervista del segretario federale prima della partenza per il "buen retiro" di Ponte di Legno». E dalla Valcamonica, come da tradizione, Umberto Bossi si prepara ad occupare anche questo mese di agosto. L'ultima intervista è anche l'ultima trovata, la mossa che farà discutere. Mossa, al solito, che spiazza e spariglia il gioco altrui: aprire al Polo, o meglio a Forza Italia, per tentare di strappare all'Ulivo il Comune di Venezia. «Bossi alla disfida di Venezia. "Dobbiamo vincere"», titola il quotidiano padano. «Se Berlusconi vuole tentare l'avventura venga pure e andremo in giro. Io la spada ce l'ho», dice Bossi. Quel che non dice è che le condizioni saranno da strozzino: per cominciare il sindaco alla Lega Nord, e per finire Alleanza Nazionale, «quei fascisti di Roma», dovranno star fuori dai piedi. Conclusione drastica: «Il sindaco di Venezia deve essere della Lega». Da oggi, da Ponte di Legno dove si cura la pertosse, Bossi aspetta reazioni e contromosse. Le elezioni saranno a novembre, s'annunciano due mesi di trattative e la carta veneziana può tornar utile anche sui tavoli di altre città. Obiettivo comune, per Lega e Polo, è togliere all'Ulivo la città simbolo del Nord-Est. «Per Venezia posso accettare delle eccezioni alla nostra strategia politica», ripete Bossi. Una strategia sempre più indipendentista, con tanto di manifestazioni a metà settembre dal Monviso a Venezia e le elezioni per il «Parlamento della Padania» già fissate per il 26 ottobre. Una strategia, però, che penalizza il consenso leghista nella regione Veneto, la più forte, accreditata da sondaggi di fonte pds di un 41 per cento con tendenza in crescita. A Venezia, calcola Bossi, con la Lega si vince; contro la Lega si rischia una sconfitta politicamente pesante. Per questo stuzzica il Cavaliere, «se vuole tentare l'avventura...», e spinge i suoi alla trattativa. Bossi va meditando questa mossa da almeno un mese. Da quando, a partire dalla Provincia di Vicenza, pds e popolari avevano rotto le alleanze nelle giunte con la Lega. «E' successo dopo il nostro voto in Bicamerale - spiega Giampaolo Dozzo, deputato trevigiano -. Fino a quel momento tutto filava liscio». In quei giorni Iginio Ariemma, già segretario del pds torinese, già segretario del pds veneto, aveva consegnato a Botteghe Oscure le sue 15 pagine di analisi sul Nord-Est: «Non si può essere in giunta con chi si dichiara e predica il seces- sionismo». Nelle 120 giunte dove Lega e Ulivo governano assieme comincia il terremoto, rischia la Provincia di Vicenza, traballano Schio e Roncade e le elezioni di novembre sono sempre più vicine. Con tanta voglia di sgambettare l'Ulivo. «Noi siamo pronti per correre da soli - assicura Fabrizio Comencini, segretario della Liga veneta -. Ma se il Centrodestra vuole darci una mano...». Appunto: vorrà dare una mano alla Lega? La trattativa non può che cominciare con Venezia. Un sindaco leghista appoggiato da Forza Italia, o magari da tutto il Polo, sembra difficile o impossibile. Eppure il potenziale candidato più autorevole del Polo, l'imprenditore del catering Giancarlo Ligabue, non dovrebbe dispiacere ai leghisti. Ora è capogruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo, ma nel '93, prima delle elezioni vinte da Massimo Cacciari, era stato contattato dal deputato leghista Enrico Cavaliere e solo all'ultimo istante aveva rifiutato «per motivi di lavoro». L'imprenditore con la passione per le esplorazioni e la paleontologia, proprietario del Caffè Quadri, veneziano doc, non può dispiacere ai leghisti. Ma essendo europarlamentare di Forza Italia non avrebbe quel requisito che Bossi pretende: «Deve essere della Lega». Quindi tutto resta nell'alta marea. E, come dice un leghista veneziano, «magari finirà con un nuovo incontro ad Arcore, se la vedranno Bossi e il Cavaliere...». Ma è bastata l'anticipazione dell'intervista a «La Padania» e dai veneti di Forza Italia già arrivano segnali di disponibilità. Giancarlo Galan, presidente della Regione, in ogni dichiarazione ricorda di essersi sempre schie¬ rato a favore di un referendum sull'indipendenza della Padania. Con i leghisti, anche se primo partito di opposizione, ha ottimi rapporti. «Con la Lega qui non c'è mai stato uno strappo come quello nazionale - dice Galan al "Gazzettino" -. E oggi in particolare nella Liga Veneta sembra sia prevalsa la consapevolezza che restando divisi si favorisce l'instaurarsi di un regime di stampo emiliano-sovietico». Bossi, da Ponte di Legno, aspetta di vedere l'effetto che ha fatto l'intervista. Sparigliare, la sua specialità. Muovere i suoi per aprire crepe negli altri fronti. «Alla fine - prevede Giampaolo Dozzo - solo la Lega non si farà male. Il Polo è in rianimazione, a Venezia non ci daranno mai il candidato, e Forza Italia e An passeranno l'estate a litigare...». Giovanni Cerruti Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari A sinistra: il leader della Lega Nord Umberto Bossi
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