Una sorpresa dalla sentenza legiani
IN Viaggio misterioso dalle motivazioni di condanna del bancario che sottrasse i miliardi alla Crt Una sorpresa dalla sentenza legioni Non la moglie, ma i suoceri andarono nelle Canarie «A Tenerife si recarono i genitori di Mirella di Rosa, non più la figlia. E ciò che essi fecero, al di là dei contatti con l'agenzia di Covolo, non è emerso. Proprio questo rimane un punto assai oscuro ed inquietante che la difesa non ha spiegato, ma che l'accusa, forse, non ha sufficientemente approfondito». E' la sorpresa delle 59 pagine con cui il pretore Irene Strata ha motivato la sentenza di condanna a 3 anni e 4 mesi di Stefano Iegiani e di assoluzione dell'ex moglie Mirella Di Rosa, che il pm Andrea Calice aveva accusato di complicità nel furto di 1735 milioni dall'agenzia Crt di Cascine Vica. Del viaggio a Tenerife dei genitori della giovane donna non si era mai parlato, benché l'ispettore Salvatore Neglia ne avesse seguito le tracce, scoprendo che la coppia aveva avviato una trattativa con l'agenzia menzionata dal pretore per l'acquisto di alcuni immobili nell'isola. La rogatoria aveva anche permesso di sequestrare quattro foto formato tessera di Salvatore Di Rosa, il padre: avrebbero dovuto servire a perfezionare l'operazione che non fu conclusa. Perché? Non si è mai chiarito. Ora il pretore ritorna sul quel viaggio per fermarsi sulla coincidenza: nell'isola di fronte (Gran Canaria), a poco più di 20 minuti di aereo, viveva da latitante l'ex genero. Era il dicembre 1995. Iegiani si sarebbe consegnato solo nell'aprile successivo, scendendo da un treno a Porta Nuova. Il pretore conclude sulla assoluzione della Di Rosa: «E' ben vero che vi sono anche particolari o si- tuazioni che si sono definiti inquietanti e che potrebbero assumere un valore indiziario, ma sono assai limitati e non idonei a reggere da soli una decisione di colpevolezza». E precisa ulteriormente: «Gli elementi dedotti dal pm non possono reggere il "piano" da lui proposto in ipotesi d'accusa, in quanto troppe circostanze che vengono date per certe, tali non sono e non è quindi vero che il complesso indi¬ ziario, globalmente valutato, presenti le caratteristiche di gravità e concordanza necessarie per assumere valenza di prova». Per il magistrato «l'elemento indiziario più forte portato dall'accusa a carico della Di Rosa è la testimonianza Candellone», la signora che afferma di aver riconosciuto Mirella, dopo averla vista in tv, nella giovane donna che aveva acquistato un prodotto per curare le emorroidi in una farmacia di Novara. Il periodo (gennaio '95) coincideva con il primo mese di latitanza di Iegiani. Ma, per il pretore, la circostanza avrebbe potuto configurare «un comportamento di favoreggiamento», non la prova del concorso nel furto, da parte della Di Rosa. Preso atto che del denaro non si è trovata traccia, a Stefano Iegiani (tornato libero nei giorni scorsi) il magistrato riserva solo poche pagine: non vale la pena spendere molte parole - scrive il pretore - sulla versione dei fatti data dal bancario, e in particolare sul ricatto che il giovane avrebbe subito da tre ceffi, «che sembrano usciti da un film di gangster americani». [al. ga.] Stefano Iegiani durante il processo che si è concluso con la condanna a 3 anni e 4 mesi, la moglie Mirella, sospettata di essere complice, è stata assolta
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