Recchi entra nella Ferfina «Ma non lasciamo Torino» di Luciano Borghesan

Recchi entra nella Ferina «Ma non lasciamo Torino» Secondo polo delle costruzioni Recchi entra nella Ferina «Ma non lasciamo Torino» L'azienda fa parte della nuova holding Alta velocità obiettivo da raggiungere C'è anche Roma nel futuro della società Recchi. La spa di via Montevecchio è entrata a far parte dell'holding Ferfina, con Ferrocemento, e recentemente dal gruppo sono state acquisite anche Gambogi e Condotte. Romani e subalpini uniti - nell'epoca delle grandi concentrazioni, nel settore costruzioni c'è già il colosso Impregilo - dall'interesse per le grandi opere. I dirigenti dell'impresa erano a Palazzo Civico, una settimana fa, per l'incontro con i parlamentari: il sindaco ha sollecitato interventi presso il governo perché finanzi il secondo lotto del passante ferroviario. La Recchi, che ha la concessione dell'opera, ha ascoltato, senza intervenire. L'adesione al nuovo polo allontanerà la spa dalla sua città? «A Torino - risponde Claudio Recchi, il presidente della società - siamo impegnati nelle costruzioni del passante e della cittadella giudiziaria. E abbiamo altri progetti di rilievo. Non ci sono motivi di disimpegno, ma certamente il destino di questa regione è fondamentale: qui continueremo a lavorare se ci saranno lavori, se il Piemonte non si autoconfinerà dal resto d'Italia e dall'Europa». Chiaro il riferimento alle recentissime difficoltà per l'Alta Velocità: «Torino e il Piemonte - aggiunge Claudio Recchi - non devono restare aree marginali, diversamente avranno il fiato corto. I collegamenti sono indispensabili». La parola d'ordine è superare i muri, gli impedimenti. Ed è quanto ha fatto la Recchi, aggregandosi, creando sinergie. Nei sindacati degli edili c'è preoccupazione. Si teme che le imprese torinesi abbiano perso competitività. Certamente hanno perso appalti. Un esempio: per i mondiali di sci non ha lavorato alcuna azienda piemontese. «Forse, perché le imprese torinesi sono serie, professionali - osserva Emanuela Recchi, Claudio Recch architetto, che in particolare segue le opere per il passante ferroviario -. La crisi ha determinato una corsa al ribasso. Ci sono imprese che hanno vinto le gare con offerte bassissime, ma, poi, i cantieri?». Capita di non raggiungere quel che ci si era prefissato. E' capitato anche all'impresa Recchi. Anni fa presentò un progetto per la realizzazione di una cittadella del terziario, nell'area dei docks, vicino alla ferrovia, tra corso Dante e via Leonardo da Vinci. Al lavoro delle ruspe non c'è stato seguito. S'era parlato di una nuova sede della Regione, poi tutto tramontò, anche per la miriade di offerte all'ente piemontese, uffici già pronti, compresi quelli di corso Marconi, quando la Fiat avrà traslocato. Per l'area degli ex docks, la Recchi ha voltato pagina e ha presentato un piano esecutivo convenzionato: 240 alloggi, 3 lotti da 80 appartamenti l'uno,- con ampia area verde tutt'intorno. Un progetto |jr ambizioso riguarda il quartiere San Paolo. Recchi con Fiat e Gefim, insieme nell'Immobiliare San f0' ri.-ì Paolo, intendono trasformare le aree industriali dismesse dalla Lancia in zone residenziali. Un'operazione che interessa 93 mila metri quadrati. E' già stato presentato il «pec» per 700 alloggi, attrezzati di verde e servizi. «San Paolo è un quartiere storico - descrive Emanuela Recchi -, direi solido, ben amalgamato con il resto della città, si tratta di ridisegnare quella parte che va da piazza Robilant a corso Trapani, un tempo occupata dalla fabbrica. Per farlo vorremo utilizzare le proposte di più architetti». Una sorta di concert-ideazione? La società Recchi conta di fare mi quartiere-modello e la dirigenza di via Montevecchio, al di là delle fusioni con Ferrocemento & C, spera di realizzarlo. Luciano Borghesan |jr f0' ri.-ì Il passante ferroviario è l'opera che da molti anni vede impegnata la Recchi come capofila di un consorzio di imprese. Il secondo lotto è strategico per il futuro anche urbanistico della città Claudio Recchi

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