Dopo la galera le scuse e 5 milioni
Innocente, ha trascorso un mese in carcere dove ha perso 20 chili di peso Innocente, ha trascorso un mese in carcere dove ha perso 20 chili di peso Dopo la galera, le scuse e 5 milioni Pensionato Atm accusato di usura Nei giorni scorsi il ministero del Tesoro ha spedito una lettera al «signor Iannone Giuseppe, protocollo 42653, oggetto: causa Iannone, risarcimento per ingiusta detenzione (lire 5.000.000)». Con questo avviso di pagamento, che avverrà non appena «questo ufficio avrà fatto i necessari controlli» eccetera eccetera, finisce la storia del signor Giuseppe Iannone, anni 65, pensionato Atm, piazza Claretta 16, Giaveno, finito nel carcere delle Vallette il 19 gennaio del 1995 con l'accusa di usura, uscito in lacrime e dimagrito di venti chili 30 giorni dopo, perché finalmente riconosciuto innocente. H Tribunale di Torino, nella sentenza del 21 novembre dello stesso anno, lo diceva con altre parole: «Non vi sono elementi sufficienti per ritenere sussistente il reato di tentata estorsione». Il procedimento venne archiviato. Iannone aveva chiesto un risarcimento di venti milioni, ne arriveranno cinque: ogni giornata trascorsa da innocente dietro le sbarre «vale» circa 166 mila lire. «Non commento. Sono ancora distrutto. Non dormo la notte. Non riesco a dimenticare», ripete. Dimenticare quello che è un ricordo terribilmente vivo. «Avevo prestato dieci milioni a un giovane. Me ne restituì uno e mezzo e poi mi disse che non avanzavo più niente... Il 19 gennaio del '95 vado a casa sua, lui dice che devo andarmene e allora non capisco più nulla. Grido: "Ma bisogna proprio far fuori qualcuno?". Da una stanza escono tre poliziotti: "Mani in alto". Mi mettono le manette e mi portano via». Iannone viene accusato di minacce e tentata estorsione. Il giovane - che per questa vicenda venne condannato ad un anno di reclusione con la condizionale -, aveva raccontato agli agenti di essere vittima di due usurai, che quel giorno sarebbero andati a prendere la mazzetta. «Mi hanno portato al commissariato di Rivoli. Mi sono sentito male, hanno dovuto trasportarmi all'ospedale. Alle 10 di sera ero ancora in questura per lasciare le im¬ pronte digitali. Mi sembrava di impazzire». Nella notte, il viaggio verso il carcere: «Ero terrorizzato. Non avevo potuto avvisare mia moglie, i miei figli e mia madre». La prima cella «era una stanza senza brandine. Morivo di freddo. Un gruppo di extracomunitari gridava, vomitava, faceva i propri bisogni. Poi mi hanno fatto parlare con uno psicologo e mi hanno dato due coperte». Il giorno dopo, la cella «vera». Compagno, un omicida che deve far passare altri venti anni. «Mi diceva: "Rischi dai tre ai sette anni". E rideva». Tre giorni dopo l'arresto, Iannone va in tribunale: «Il giudice non mi fece parlare. Tornai in carcere». La moglie Filomena e i figli Francesco e Bianca lo vanno a trovare dopo 20 giorni. «Mia madre era morta due giorni dopo il mio arresto. Non hanno avuto il coraggio di dirmelo». Iannone non sta bene e viene trasferito nel reparto infermeria. Le notti trascorrono in bianco, comincia lo sciopero della fame, non si rade. Due carcerati gli dicono: «Resisti: usciremo prima noi, subito dopo tu»; Andò così. «Il 19 febbraio, in mattinata, se ne va il secondo. Nel pomeriggio mi sembra di sentire la voce della guardia: "Iannone liberante, Iannone liberante". Chiedo se tocca a me, mi dicono di no. Mi butto sulla brandina, piango. Alle 10 di sera, ancora quel grido, e la guardia che mi dice, "Vai, vai, adesso sei libero". Sì, sono tornato libero, riconosciuto innocente dopo 30 giorni di inferno. Un'ingiustizia che quell'elemosina non mi farà dimenticare». Marco Sartorelli «Il ricordo di quei giorni mi impedisce ancora di dormire» Giuseppe Iannone e la lettera che gli è giunta dal ministero del Tesoro. L'uomo aveva chiesto un risarcimento di 20 milioni. Lo Stato ha deciso che la sua ingiusta detenzione valeva 150 mila lire il giorno
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