Brunet: donne con i pantaloni

26 Dopo troppe delusioni maschili, entrano in scena le azzurre per rimediare Brunet: donne con i pantaloni Tra noi egli uomini, scambio delle parti» ATENE DAL NOSTRO INVIATO Roberta Brunet ha già vinto la prima corsa senza scendere in pista. Doveva gareggiare stamane all'alba nelle batterie dei 5000, ma la rinuncia di alcune atlete ha portato alla soppressione del primo turno. La sua sfida comincia domani dalle semifinali. Entra nell'arena qualche ora dopo Elisabetta Perrone (marcia). Qualche giorno prima di Fiona May (lungo) e di Antonella Bevilacqua (alto). Donne in carriera. Roberta sfodera propositi e speranze con piglio maschile. «Noi donne siamo poco considerate nello sport. Mi fa proprio piacere che questa volta ci mettiate al centro dell'attenzione. Qualcuno comincia ad accorgersi che non siamo soltanto delle comprimarie decorative o delle bamboline ben vestite». Sarete ricordate come il sesso forte di Atene? «Vedremo alla fine. Posso dire che abbiamo la determinazione, la grinta. Mentre mi pare che qui a indossare la gonna siano alcuni uornini». Gli atleti azzurri sono delle donnette spaventate? «Parlo in generale, non mettetemi nei guai. Ma mi pare che ci sia sempre più spesso uno scambio di abiti, cioè di parti. Quando mi alleno e si mette a piovere, ad esempio, io manco mi accorgo che il tempo è cambiato, e corro, corro. Tanti miei colleghi maschi invece corrono a ripararsi, poveretti». Lei è una femminista? «Sono una donna che divide felicemente la vita con suo marito. Anzi, è lui poveretto che la divide con me, perché mi aiuta stupendamente a migUorarmi». Ad esempio? «Ad esempio sacrifica il suo lavoro, lui fa l'autista, chiedendo i permessi e le ferie per darmi una mano. Spesso quando mi alleno ho bisogno di un punto di riferimento. Lui sale sulla mountain bike, mi precede, mi detta il ritmo. Poi mi fa da lepre, oppure alternativamente si fa superare e scatta con un senso del tempo eccezionale, simulando le azioni delle mie rivali». La famiglia Brunet è tutta votata alla causa della mezzofondista Roberta? «Può ben dirlo. Ho uno staff degno di Tomba. Mio marito Giuseppe detto Giò sta sulla moun¬ tain bike. Mia figlia Dominique che ha due anni sta alla televisione. Fino a qualche tempo fa si metteva a piangere quando mi vedeva, ora grida alleluia. Mia mamma fa la baby sitter a tempo pieno. Mio papà mi segue in macchina quando mi alleno su strada, e dà le caramelle a Dominique per farla star buona. Mia sorella che fa la cuoca in ospedale mi prepara le crqstate alle albicocche, ma anche mi cura quando è necessario. Sa, stando in ospedale...». E poi? «E poi c'è il mio prezioso allenatore Barletta, che per metà dell'anno lascia Civitavecchia e vive praticamente a casa mia, in Val d'Aosta». Con questo staff degno di Tomba dove pensa di arrivare, in questi Mondiali? «Beh, intanto ai Mondiali ci sono arrivata ed è già un bel successo. Dopo tre mesi di stop nell'inverno, dopo che il piede sinistro mi ha di nuovo bloccata in luglio una ventina di giorni. Ma il piede adesso ha messo la testa a posto. Fasciature, terapie, bendaggi. Quest'anno mi è servita di più la sorella cuoca dell'ospedale che non l'allenatore...». E quindi? Vincerà la gara della croce rossa? «Dipende molto dai numeri. Io li osservo e capisco. Ad Atlanta, un anno fa quando arrivai terza, mi diedero il pettorale 3438; il 34 è l'anno di nascita di mio papà, il 38 quello di mia mamma. Qui non mi hanno dato ancora il pettorale». E' superstiziosa? «No, ho soltanto qualche piccola mania. Ad esempio prima di partire da Gressan, cioè da casa, sono andata al solito bar, il Gargantua, a prendere il solito cappuccino dal solito barista. Ah, va via? Mi ha detto. Ormai ha capito». Insomma, come finirà nei 5000? . «C'è laSzabo, romena, che è quasi imbattibile. Ha 22 anni, beata lei, dieci meno di me. Le keniane sono diventate intelligenti in corsa, soprattutto la Cheromei. Arrivare a una medaglia sarà un problema. Ma nessun pronostico ha valore, prima. Bisogna star bene quel determinato giorno a quella determinata ora. Tutto il resto non conta». Manterrà questa lucidità anche dopo la gara? «Per forza devo mantenerla. Dovrò esser lesta a capovolgere la mia bandana per far vedere il marchio della Valle d'Aosta. Sa, il mio staff costa...». E la soppressione delle batterie dei 5000? «Vuol dire fare 25 curve in meno. Il mio piede ringrazia». Gianni Romeo «Io sono fortunata: marito padre e allenatore Barletta ho un clan degno di Tomba» ™ÌAÀF World Championships Amms '3*7 997 Roberta Brunet, ha avuto un inverno travagliato per guai a un piede DoBTcorrono a poveretti». Lei è unnista? «Sono unche dividmente la suo maritolui poveretdivide cperché mi pendamentgUorarmi». 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Luoghi citati: Atene, Atlanta, Barletta, Civitavecchia, Gressan, Val D'aosta, Valle D'aosta