C'era una volta un ospedale con la buona dottoressa Giò

Barbara D'Urso, Cucciolla e Bucci protagonisti di una favola contemporanea Barbara D'Urso, Cucciolla e Bucci protagonisti di una favola contemporanea Cera una volta un ospedale con la buona dottoressa Già ROMA. Non sarà un caso se nel Paese della malasanità le storie di medici validi che operano in strutture più o meno funzionanti vadano fortissime: nella passione con cui il pubblico segue questo genere di vicende è facile leggere la voglia di sognare, il piacere di immaginarsi la realtà come dovrebb'essere, lontana mille miglia da come realmente è. Così, nel fortunato filone dei medici formato video, un genere che va dalle avventure del dottor Kildare a quelle di George Clooney in «E.R», s'inserisce ora «La dottoressa Giò», miniserie in 6 episodi diretti da Filippo De Luigi, con Barbara D'Urso nel ruolo di una ginecologa tutta casa e ospedale. A dare il via all'operazione realizzata per Mediaset dalla società «Sphere» è stato il successo dell'episodio pilota, andato in onda alla fine del '95 su Canale 5 e seguito da oltre 6 milioni di telespettatori, in una serata in cui la concorrenza fra programmi era particolarmente vivace. «La dottoressa Giò - dice la protagonista - è quel tipo di medico che tutti noi vorremmo incontrare in una struttura pubblica: semplice, umano, disponibile. Non è una super-donna, ma ima seria professionista che prova a porsi dalla parte dei pazienti. Per interpretare questo ruolo mi sono allenata per più di un mese, frequentando una sala operatoria, osservando il rapporto che si stabilisce in corsia tra i dottori e i ricoverati, cercando di apprendere un certo tipo di gestualità». Intorno alla dottoressa, alle prese con problemi ginecologici femminili spesso drammatici, si muove il mondo della corsia, un ambiente in cui gli sceneggiatori (il regista De Luigi insieme con la figlia Xenia, Catherine Grellet e Andrea Maia) hanno potuto introdurre qua e là ele¬ menti di commedia, neccessari ad alleggerire un po' il tono del racconto. Ecco quindi Riccardo Cucciolla, primario burbero ma dal cuore d'oro che considera il suo mestiere come una missione; Flavio Bucci, il bravo dottor Nicotera segretamente innamorato della protagonista; Luciano Roffi, immancabile medico cinico e carrierista; Marina Ninchi, l'infermiera simpatica a tutti. Sul fronte privato la dottoressa deve vedersela con Fabio Testi, il marito avvocato da cui è separata. Accanto al gruppo dei protagonisti fissi appaiono altri attori, ingaggiati per un solo episodio: da Paola Gassman a Isabel Russinova, da Tosca d'Aquino a Lorenzo Flaherty. Alla serie sarà dedicato anche un sito Internet che fornirà agli interessati tutte le possibili informazioni sull'argomento. Dice Cucciolla: «Non c'è niente di più affascinante per il pubblico che rispecchiarsi in storie già vissute, magari provando quel certo senso di sollievo al pensiero che ormai appartengono al passato. E' brutto dirlo, ma riflettere sul dolore favorisce un benefico processo di catarsi». Ambientato nell'Ospedale Sandro Pertini di Roma, ma girato in questi giorni in un padiglione deserto del San Raffaele di Mostacciano, a Sud della capitale, «Dottoressa Giò» è frutto di attente ricerche sul pubblico: la platea che aveva seguito il primo assaggio della serie è risultata composta in prevalenza da donne, abitanti nelle isole, nel Veneto e in Campania. «Un'esperienza di ospedale fa parte della quotidianità di tutti - osserva la D'Urso nascosta nell'ampio camice verde -, proprio per questo fa piacere a chiunque sognare che i luoghi dove si va per curarsi siano un po' meglio di quello che sono». I sei episodi (ognuno dura 100 minuti) andranno in onda su Retequattro tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre: è questo il motivo per cui la D'Urso, reduce dalla positiva esperienza di «Mattina in famiglia», sotto la guida di Michele Guardi, non tornerà almeno in autunno sugli schermi Rai. «Non potevo certo essere contemporaneamente protagonista di un film tv di Mediaset e conduttrice di un programma Rai - spiega -, ma mi auguro di poter tornare al più presto a lavorare con Guardi». Fulvia Caprera Barbara D'Urso: «Un'esperienza di ospedale fa parte della quotidianità di tutti, proprio per questo fa piacere a chiunque sognare che i luoghi dove si va per curarsi siano un po' meglio di quello che sono»

Luoghi citati: Campania, Roma, San Raffaele, Veneto