Da Gassman a Moretti arrivano i «corti»

Esplode la nuova tendenza, anche un Leone d'argento al Festival di Venezia Pi STILÈ Esplode la nuova tendenza, anche un Leone d'argento al Festival di Venezia Da Gassman a Moretti, arrivano i «corti» Piccoli film per la rinascita del cinema italiano ROMA. Corto, più corto, anzi cortissimo. E' la via italiana alla rinascita del nostro cinema, quella del cortometraggio. Perché i corti costano poco, e Veltroni, con un decreto ministeriale, ha deciso di far passare il finanziamento dalle ridicole 800 mila lire a 100 milioni, il che vuol dire cominciare a ragionare. Perché permettono ai giovani di debuttare e il rischio è ridotto: se va va, se no si cambia mestiere. Perché dei nostri cento titoli all'anno, solo la metà ha una programmazione regolare in sala: allora tanto vale fare un corto e farlo girare per i festival. Perché lo spot implica un messaggio pubblicitario obbligato e l'italiano vuol sentirsi libero e artista. Nanni Moretti, che sa fiutar l'aria in anticipo, ci ha costruito sopra il suo Sacher festival per il piacere di vedere un cinema diverso, dice, e perché quando i corti li faceva lui non sapeva proprio a chi mandarli. E quest'anno il Sacher festival, dove ne hanno selezionati 20 su 400, ha rivelato un nuovo talento: Nina Di Majo, napoletana, ventenne, aiuto di Martone e Corsicato, consacrata con «Spalle al muro» dal doppio premio Sacher, quello del duo Moretti e Barbagaillo e quello del pubblico. Ma le rassegne di corto sono ormai un fenomeno diffuso in tutte le grandi città italiane: «Corti stellari», il film dei migliori corti italiani, è in distribuzione nelle sale per iniziativa dell'Anica. E pure i festival spuntano come funghi: Cinema giovani di Torino, Capalbio, Arcipelago tentano di gareggiare con il festival francese di Clermont Ferrand, il più qualificato del settore. In Francia le tv arrivano a pagare 15 milioni per il passaggio di un nostro corto. All'Oscar l'unico titolo nazionale arrivato nella cinquina finale è stato proprio un corto: «Senza parole» di Antonello De Leo. E «Il caricatore», uno dei piccoli film più divertenti della passata stagione, raccontava proprio la storia di un gruppo di giovani che avrebbero voluto realizzare un loro corto. Adesso, poi, è arrivata anche Venezia, che non contenta di dedicare ben due premi ai corti in mostra al Lido, uno il Leoncino d'oro sponsorizzato da Telepiù per i corti internazionali, l'altro, l'Aiace, per quelli made in Italy, quest'anno, con Felice Laudadio, ha deciso che il Leone d'argento sarà di un corto. Lo assegnerà una giuria composta da Marco Bellocchio, Olivier Assayas e dare Peploe, scegliendolo tra 15-20 corti di fiction di durata variabile tra i 30 secondi e i 30 minuti. E' la svolta per uscire dal dilettantismo che, malgrado tutto, continua ad imperare? Certo è che se il corto si rivela un affare potrebbero arrivare anche i produttori veri, e non solo gli amici di amici che raccolgono i soldi per l'autore. Quelli di Telepiù, la sola televisione che fino ad oggi s'è occupata seriamente del fenomeno, l'hanno sempre detto: senza i produttori autentici il corto non potrà mai diventare un prodotto industriale. Qualche segno di novità, però, si comincia a intravedere. A Mediaset, Giorgio Gori, ex direttore di Canale 5 oggi alla testa di Italia 1, ha chiesto a tutti i «cortisti» d'Italia di inviargli i loro filmini per realiz¬ zare un nuovo programma fatto di tanti pezzetti di film cuciti insieme. Ma non vuole né spot né documentari, é soprattutto, ha spiegato: «Non voglio storie a vocazione drammatico depressiva, ma solo corti che facciano sorridere». Più concreto il progetto della Rai che, con il produttore Giorgio Leopardi, ha deciso di finanziare 20 corti, 10 di registi famosi e 10 di esordienti, alcuni dei quali, quelli pronti per prima, potrebbero approdare a settembre a Venezia. Tra i grandi sono già al lavoro Ettore Scola, Mario Monicelli, Gillo Pontecorvo, Ricky Tognazzi e Simona Izzo. Gli altri dovrebbero essere Verdone. Nuti, Benigni, Pieraccioni, Tornatore. Bertolucci è incerto, ma se dovesse accettare la serie s'allungherà. Esordienti illustri: la figlia di Maurizio Costanzo Camilla e l'attrice Chiara Caselli. L'idea, racconta Leopardi, è stata di Veltroni, ma Scola e Tornatore gliel'hanno proposta convincendolo immediatamente. «L'anno scorso», spiega, «ho voluto produrre tre film di giovani autori e al botteghino m'è andata malissimo anche se i film erano buoni. Con i "corti", invece, non si rischiano i miliardi e chissà che, a sapere che oltre al film per cui paghi il biglietto c'è anche un corto d'autore, non entrino in sala due o tre persone in più». Scommettere è rischioso ma magari, tra vent'anni, quest'operazione di «padrinaggio» potrebbe finire in cineteca, com'è successo ai corti di Antonioni, Comencini, Maselli, Mingozzi, Olmi, Petri, Pontecorvo, Giulio Questi, Risi, Vancini, Zurlini e Visconti, tutti girati tra il '47 e il '63 e restaurati l'anno scorso, sull'onda della moda, dalla Philip Morris, per volontà di Tornatore, come pezzi fondamentali per la nostra storia del cinema. D'altronde, che il corto goda di straordinaria fortuna e sia una strada aperta a tutti, non solo ai giovani, lo dimostra la scelta compiuta da Vittorio Gassman, il più grande dei nostri attori di cinema e teatro: farà un corto di 40 minuti per celebrare il Giubileo del Duemila rivestendo di nuovo i panni di Brancaleone. Lo stanno scrivendo Age e Scarpelli. Lo revisiona Monicelli, l'inventore di Brancaleone. Simonetta Robiony che un Leone d'argento al Festival di Venezia oretti, arrivano i «corti» nascita del cinema italiano Qui accanto Vittorio Gassman nel mitico ruolo di Brancaleone: farà un corto di 40 minuti per celebrare il Giubileo del Duemila rivestendo di nuovo i panni del guerriero medioevale. Lo stanno scrivendo Age e Scarpelli 'è occupata seriamente del fenomeno, l'hanno sempre detto: senza produttori autentici il corto non potrà mai diventare un prodotto industriale. Qualche segno di novità, però, si comincia a intravedere. A Mediaset, Giorgio Gori, ex direttore di Canale 5 oggi alla testa di Italia 1, ha chiesto a tutti i «cortisti» d'Italia di inviargli i loro filmini per realiz¬ zare un nuovo programma fatto di tanti pezzetti di film cuciti insieme. Ma non vuole né spot né documentari, é soprattutto, ha spiegato: «Non voglio storie a vocazione drammatico depressiva, ma solo corti che facciano sorridere». Più concreto il progetto della Rai che, con il produttore Giorgio Leopardi, ha deciso di finanziare 20 corti, 10 di registi famosi e 10 di esordienti, alcuni dei quali, quelli pronti per prima, potrebbero approdare a settembre a Venezia. Tra i grandi sono già al lavoro Ettore Scola, Mario Monicelli, Gillo Pontecorvo, Ricky Tognazzi e Simona Izzo. Gli altri dovrebbero essere Verdone. Nuti, Benigni, Pieraccioni, Tornatore. Bertolucci è incerto, ma se dovesse accettare la serie s'allungherà. Esordienti illustri: la figlia di Maurizio Costanzo Camilla e l'attrice Chiara Caselli. L'idea, racconta Leopardi, è stata di Veltroni, ma Scola e Tornatore gliel'hanno proposta convincendolo immediatamente. «L'anno scorso», spiega, «ho voluto produrre tre film di giovani autori e al botteghino m'è andata malissimo anche se i film erano buoni. Con i "corti", invece, non si rischiano i miliardi e chissà che, a sapere che oltre al film per cui paghi il biglietto c'è anche un corto d'autore, non entrino in sala due o tre persone in più». Scommettere è rischioso ma magari, tra vent'anni, quest'operazione di «padrinaggio» potrebbe finire in cineteca, com'è successo ai corti di Antonioni, Comencini, Maselli, Mingozzi, Olmi, Petri, Pontecorvo, Giulio Questi, Risi, Vancini, Zurlini e Visconti, tutti girati tra il '47 e il '63 e restaurati l'anno scorso, sull'onda della moda, dalla Philip Morris, per volontà di Tornatore, come pezzi fondamentali per la nostra storia del cinema. D'altronde, che il corto goda di straordinaria fortuna e sia una strada aperta a tutti, non solo ai giovani, lo dimostra la scelta compiuta da Vittorio Gassman, il più grande dei nostri attori di cinema e teatro: farà un corto di 40 minuti per celebrare il Giubileo del Duemila rivestendo di nuovo i panni di Brancaleone. Lo stanno scrivendo Age e Scarpelli. Lo revisiona Monicelli, l'inventore di Brancaleone. Simonetta Robiony I REGISTI FAMOSI 1 COMINCIANO A PRENDER GUSTO A QUESTO J? GENERE ALL'ULTIMO OSCAR L'UNICO TITOLO CON LA r «NOMINATION» i FU «SENZA PAROLE» GORI di wfl . MEDIASET W® { CHIEDE fl 1 CONTRIBUTI ft 1 ATUTTII If U GIOVANI H 1 SPECIALIST! if § D'lTALIA ff / Pi STILÈ GILLO PONTECORVO «Sotto la dittatura della musica scriverò con i tempi del videoclip» Gran raccontatore di storie dall'ampio respiro con tante comparse, autore di pochissimi titoli perché, a differenza di Monicelli che gira senza pensarci troppo su, lui i film se li culla in seno per anni, Pontecorvo è arrivato a questo suo primo, vero, corto d'autore, per due ragioni. La prima è che sta scrivendo da tempo un film intimista sulla nostalgia di protezione, il rimpianto della primissima infanzia, un sentimento che anche gli uomini più duri avvertono talora nella vita: «Corre come l'acqua sotto il ghiaccio nei nostri cuori ed esce fuori al momento cruciale», spiega. Ma confessa anche che, mentre la prima parte è perfetta, la seconda non gli viene: «Anzi più la riscrivo, più peggiora». E' da questa sceneggiatura che Pontecorvo ha rubato la sequenza per il suo corto «Felici ricordi». La seconda ragione è che Per Gillo Pontecorvo la scelta di girare un corto è insolita: la sua passione sono i grandi affreschi sociali potrà lavorare su questo corcon il figlio Marco, tentandper una volta, di scrivere ufilm sotto la totale dittatudella musica, come fosse uvideo clip. «Sono convintodichiara, «che in questi primcent'anni di cinema il rappoto tra sonoro e immagine srimasto indietro. La musinon deve essere un commentma una parte integrante dracconto cinematografico[si. ro Qui accanto Vittorio Gassman nel mitico ruolo di Brancaleone: farà un corto di 40 minuti per celebrare il Giubileo del Duemila rivestendo di nuovo i panni del guerriero medioevale. Lo stanno scrivendo Age e Scarpelli