«Hamas vuole uccidere Ross »

La Cia avverte Israele del pericolo di attentati al mediatore mentre gli islamici promettono nuove bombe La Cia avverte Israele del pericolo di attentati al mediatore mentre gli islamici promettono nuove bombe «Homos vuole uccidere Ross » Allarme per il diplomatico Usa TEL AVIV DAL NOSTRO INVIATO «Vogliono uccidere Dennis Ross». Fonti di intelligence americana, rese note in Israele, svelano «minacce dirette» alla sicurezza dell'inviato della Casa Bianca che sabato arriverà nella regione con un pacchetto di nuove proposte per tentare di salvare ciò che resta dagli accordi di Oslo. Sebbene non giunga alcuna conferma ufficiale di attentati a Ross, la fuga di notizie conferma i timori per nuove azioni terroristiche. E ieri Hezbollah ed Hamas non hanno fatto nulla per smentirli. I guerriglieri fondamentalisti libanesi hanno sfilato durante i funerali a Nabatye, in Libano, dei loro cinque commilitoni uccisi nei blitz delle teste di cuoio israeliane di lunedì. Quindicimila persone hanno gridato «morte a Israele, morte all'America, gloria all'Islam» accompagnando le bare. Muhammad Mukabari, leader Hezbollah del Sud Libano, durante la sfilata ha difeso il «diritto alla resistenza» e «l'odio contro Israele» prima che da Beirut il comando filo-iraniano annunciasse «esplosioni, attentati suicidi, una tremenda vendetta per onorare i nostri martiri». Ripetendo poi la frase con la quale Saddam Hussein annunciò il lancio degli Scud su Tel Aviv: «Trasformeremo Israele in un forno crematorio». Due degli Hezbollah uccisi, si è saputo ieri, non erano dei semplici militanti ma il comandante della regione di Nabatye, sceicco Taisir Badran, ed il suo capooperazioni Hussein Kassir. Minacce di «sangue e distruzione» a Israele sono giunte anche dagli islamici di Hamas, che hanno diffuso nei Territori un volantino che annuncia «prossime azioni» e ricorda che «è oramai scaduto il termine fissato per la liberazione dei nostri prigionieri e dello sceicco Ahmed Yassin». «Consigliamo a Israele di preparare barelle, ospedali ed ambulanze per i prossimi giorni», conclude il testo, diffuso anche durante i funerali dell'arabo 57enne ucciso due giorni fa nei pressi dell'insediamento ebraico di Carmel. Ieri si è combattuto ancora in Libano, dove i caccia israeliani hanno colpito le basi degli Hezbollah nella valle della Bekaa, uccidendo tre civili libanesi. Nei Territori forte tensione ad Hebron, dove gli israeliani hanno distrutto un'altra abitazione palestinese «illegale» (dopo le tre dei giorni scorsi) scatenando proteste e scontri. E' in questo scenario che ieri si è consumato un giallo diplomatico attorno alla visita di re Hussein in Israele. Annunciata dai quotidiani israeliani del mattino che riportavano il testo di una telefonata fra i due leader, confermata dal portavoce del premier Shai Bazak, è stata smentita come «illazione senza fondamento» da fonti del palazzo reale di Amman, dove anche ieri per il secondo giorno consecutivo si trovava Yasser Arafat. Re Hussein comunque oggi non verrà. Al suo posto manda il fratello, principe Hassan, ed il premier Abdel Salami Majani. Netanyahu è stato invece invitato per la prossima settimana ad Amman. Ma l'impressione negli ambienti diplomatici occidentali è che dietro il «giallo» ci sia da un lato la conferma delle incomprensioni con Netanyahu e dall'altro l'emergere di disaccordi con Arafat. Il leader palestinese, prima di lasciare Amman, è stato durissimo contro la chiusura dei Territori: «Netanyahu è un criminale, vuole schiacciare il nostro popolo». «Gli accordi di Oslo - ha continuato Arafat sono stati firmati davanti a Clinton e garantiti da Russia, Europa, Giappone, Egitto, Giordania. La comunità internazionale ora li deve salvare». Spiega il ministro delle Finanze dell'Anp, Mohammed Nashashibi: «Bloccando il trasferimento delle rimesse dei lavoratori palestinesi, Israele ci priva del 40 per cento delle nostre entrate». Anche il presidente egiziano Mubarak, ricevendo il ministro degli Esteri israeliano David Levy, ha chiesto di «porre fine alla chiusura dei Territori» perché «indebolire Arafat è il pericolo più grande per la pace». Ma il premier Netanyahu ha ribadito che «senza garanzie sulla sicurezza nessun negoziato sarà possibile». In ballo c'è una lista di 110 nomi di palestinesi, considerati da Israele «potenziali bombe umane», di cui è stato chiesto l'arresto ad Arafat. Maurizio Molinarl Nuovo raid aereo sul Libano Sud uccisi tre civili A destra i funerali dei leader di Hamas uccisi dalle mine israeliane A sinistra Dennis Ross Sotto Yasser Arafat