Dollaro sempre più super

Dollaro sempre più super Dollaro sempre più super La moneta verde sfonda quota 1841 Incertezza sui tassi in Germania MILANO. Il superdollaro senza rete mette i brividi a tutta l'Europa: continua la corsa in salita e macina le monete europee. L'ultima quotazione, da Wall Street lo piazza a 1839 lire, poco sotto l'ennesimo record registrato a Piazza Affari, dove in mattinata aveva sfondato quota 1840 per ridiscendere sulla spinta di una serie di fattori distensivi. Ma, alla fine, sono sempre sette punti pesanti, incassati dal biglietto verde sulla moneta italiana. In tensione anche Francoforte, dove il rapporto di cambio valute ha sfondato il tetto di 1,88, quotazione ineguagliata dal 13 ottobre 1989. Fa paura la moneta Usa, fa aumentare i timori di un intervento della Bundesbank e i corsi italiani pagano dazio perdendo terreno nei confronti delle principali controparti. Si spiega così la nuova difficile giornata di lira e Btp. E' stata un'altra giornata intensa per tutti i mercati valutari, stretti fra New York e Francoforte. Cominciata nel segno delle aspettative, perchè gli operatori attendevano possibili annunci della Bundesbank sulla prossima operazione di «pronti contro termine» fissata per il 12 agosto, è rimasta sul filo dell'incertezza: la banca centrale tedesca non ha precisato se si adotteranno tassi fissi o variabili. Un riserbo che ha contribuito, insieme ad alcune dichiarazioni del capo degli economisti della Bundesbank Otmar Issing, a smorzare la tensione, anche se gli operatori sottolineano che resta un margine di dubbio. L'Ifo, uno dei principali istituti di ricerca tedeschi, ha sottolineato, nel corso della conferenza stampa annuale a Dresda, che la Bundesbank ed altre banche centrali europee potrebbero essere costrette a rialzare i tassi di interesse per prevenire rischi di inflazione. Una considerazione condivisa anche da Issing secondo il quale lo scivolone del marco potrebbe fornire elementi per una generale riconsiderazione. Issing ha però anche rimarcato che la Bundesbank non può seguire i mercati giorno per giorno, lasciando intendere che l'atteggiamento deve essere di medio periodo. Tuttavia il capo degli economisti della «Buba» ha ammesso che dopo l'offerta di moneta il cambio marco-dollaro è il secondo principale indicatore. Una serie di dichiarazioni di segno opposto che non hanno sciolto le incertezze dei mercati. La conseguenza è stata una partenza forte del dollaro, poi ridimensionata dai diversi segnali di distensione colti dai mercati. La divisa italiana è scesa addirittura fino a quota 1.841 contro dollaro, a fronte di una rilevazione ufficiale a 1.837,50 che rappresenta il nuovo massimo dal 20 settembre 1985. E al Liffe, il mercato londinese, i Btp decennali hanno chiamato un ultimo prezzo a 135,15, lasciando sul terreno tre quarti di punto rispetto alla chiusura precedente a 135,90. D'altronde, la valuta italiana sarebbe forse la prima a patire un eventuale rialzo dei tassi tedeschi. Non è un mistero infatti che il governo fa affidamento proprio su una politica monetaria meno restrittiva per risolvere i problemi di debito pubblico e, dunque, una stretta decisa a Francoforte sarebbe un colpo terribile per le speranze italiane di partecipare all'Unione monetaria. E questo clima non poteva certo giovare a una Borsa dominata dal nervosismo. Piazza affari ha cancellato subito i segnali di recupero visti in avvio di seduta, per poi flettere pesantemente sotto i progressivi rialzi del dollaro. Solo le dichiarazioni rilasciate da Issing hanno riportato un po' di tranquillità sui mercati che si sono tenuti nella scia del mercato obbligazionario per il resto della seduta. Gli scambi sono stati lievemente superiori a quelli della seduta precedente, attestandosi a circa 1.300 miliardi di controvalore. [r. e. s.]

Persone citate: Issing, Otmar Issing

Luoghi citati: Dresda, Europa, Francoforte, Germania, Milano, New York