Di Pietro: Curzi vieni con l'Ulivo e io lascio
Nella maggioranza si allarga il fronte contro l'ex pm. Il Polo guarda al candidato di Bertinotti Nella maggioranza si allarga il fronte contro l'ex pm. Il Polo guarda al candidato di Bertinotti Pi Pietro: Curzi, vieni con Pulivo e io lascio Il giornalista: «No, dovremmo ritirarci entrambi» ROMA. La candidatura di Antonio Di Pietro nel Mugello, che all'inizio si pensava potesse deteriorare i rapporti tra D'Alema e Berlusconi, si è rivelata invece una mina per la maggioranza. L'affacciarsi di Sandro Curzi nell'agone ha reso ancora più evidente questo aspetto della vicenda, come prova la giornata di ieri, con il suo affastellarsi convulso di dichiarazioni. Apre le danze l'ex direttore del Tg3, annunciando: «Voglio stanare Di Pietro». Replica l'ex magistrato, diffondendo alle agenzie la sua rubrica settimanale su Oggi, nella quale, tra l'altro, ammette en passant di aver «sbagliato» ad accettare «soldi in prestito». In quello scritto Di Pietro annuncia che se quella di Curzi fosse la candidatura di tutto l'Ulivo, lui farebbe «ben volentier un passo indietro». «Anzi - aggiunge - sarò ben felice di sostenerlo durante la campagna elettorale». Ma siccome tutti sanno che li candidatura di Curzi, per come è nata, non potrà mai essere quelle di tutto l'Ulivo, che cosa significc quell'annuncio di Di Pietro? E soprattutto, perché fanno mostra di prenderlo tutti sul serio? Qui s: entra nel surreale. Da una parte ci sono Marco Minniti, segretarie organizzativo del pds, nonché braccio destro di D'Alema, t Mauro Zani, membro del comitato della Quercia, i quali dicono senza tanti complimenti anche nei confronti di Di Pietro, che «la decisione sulla candidatura è stata già presa» e quindi è inutile discuterne oltre. A loro si aggiunge il ministro dell'Industria Bersani che, abbandonato ogni linguaggio diplomatico, fa notare: «M: sembra che il Mugello sia un collegio dove D'Alema possa vantare qualche diritto...». Dall'altre parte, ci sono gli ulivisti refrattari alla candidatura di Di Pietro, che sembrano intrawedere uno spiraglio. I due vice segretari del ppi, per esempio. Dice Enrico Letta, a proposito della tormentata vicenda: «Non darei la cosa per conclusa. Siamo all'interno di un percorso che porterà alla scelta delle candidature». Osserva Dario Franceschini: «Di Pietro non può disporre di un collegio offertogli dall'Ulivo. Comunque, se lui si ritirasse sarebbe logico che ridiscutessimo tutto da capo». Ma anche qualche pidiessino che fa parte della schiera dei «riottosi» interviene nel dibattito. Claudio Petruccioli, dopo un lungo colloquio telefonico con l'ex direttore del Tg3, spiega: «Mentre la candidatura di Di Pietro mi sembra politicamente ambigua e quindi un atto di arroganza, quella di Curzi appare ai miei occhi un atto di libertà». E mentre Dini, enigmatico, attende di conoscere «i programmi del dottor Di Pietro» prima di appoggiarlo, il Verde Luigi Manconi esulta, perché adesso spera di poter ridiscutere tutto. A muso duro i rifondatori, con Marco Rizzo che provocatoriamente chiede perché l'Ulivo, per essere sicuro di vincere a Roma, non decide di candidare Fini. Nel frattempo il Polo ammicca a Curzi. Da Mastella a Sanza, da Biondi a Formi¬ goni, tutti lasciano intendere che il centro-destra potrebbe votare per l'ex direttore del Tg3. Il deputato forzitalista Roberto Tortoli, coordinatore degli «azzurri» toscani, spiega che il Polo medita di restare alla finestra, a guardare allo «scontro tra Ulivo e Ulivo». Intanto, mentre la Cirm sforna già i primi sondaggi (62 per cento a Di Pietro, 38 a Curzi), l'ex direttore del Tg3 inonda le agenzie di un profluvio di dichiarazioni. Replica a Minniti e Zani («hanno detto cose autoritarie e inaccettabili»). «Provoca» l'avversario («deve spiegare perché ha abbandonato la magistratura»). Spiega che il vero inventore di Mani Pulite non è certo Di Pietro, «ma una persona molto più grande di tutti noi: Enrico Berlinguer». Infine dice: «Ormai le cose si sono logorate - a questo punto né io né lui dobbiamo candidarci, però se Di Pietro resta, resto anche io». In serata giunge la replica via tg Rai dell'ex pm: «Dobbiamo evitare sottolinea il candidato dell'Ulivo - di giocare con la pelle degli elettori. Le lotte fratricide creano insicurezza in politica: io non ho mai visto Curzi come un avversario. Ci vuole un candidato dell'Ulivo che sia unitario». Ma che cosa pensa Di Pietro dell'idea lanciata dall'ex direttore del Tg3, e da tutta Rifondazione, di un ritiro da parte di entrambi i candidati? Secondo l'ex magistrato una cosa del genere «non ha senso». E' la conferma dell'oziosità del dibattito di ieri: il «campione» dell'Ulivo, come spiegano i suoi sponsor pidiessini, sarà Di Pietro, punto e basta. Però è anche la conferma del disagio con cui il centro-sinistra vive questa scelta di D'Alema. Armando Cossutta, comunque, nutre ancora una piccola speranza: a suo avviso l'ex magistrato potrebbe ancora ritirarsi, se capisse di non essere in grado di fare il pieno di voti: «E' uomo da plebiscito - spiega il presidente del Prc - e perciò se c'è il plebiscito nei suoi confronti accetta, sennò scappa». Maria Teresa Meli IL COLLEGIO DEL SENATO «Vengono a prendersi la poltrona» E il Mugello subisce le scelte di Roma rub«mi cheperChsone, vpieserPgnala prorliopatziogustrciaLmoraptrostafiaratmaziotritospi tmoDi«Odàgnio,abto»qudi ragnopost'cani vope
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