Sui salari sale lo scontro di Raffaello Masci

Il governo vara il «pacchetto Treu». Rifondazione boccia la linea neoliberista del pds: il governo rischia Il governo vara il «pacchetto Treu». Rifondazione boccia la linea neoliberista del pds: il governo rischia Sui salari sale lo scontro Oggi via alle 100 mila borse-lavoro ROMA. Il «pacchetto Treu» per l'occupazione darà stamattina i primi frutti apprezzabili: il Consiglio dei ministri varerà infatti il decreto legislativo sulle «borse di lavoro», finanziato con mille miliardi e capace di dare un primo lavoro a 100 mila giovani. Il provvedimento è rivolto a cittadini tra i 21 e i 32 anni che siano iscritti da almeno 30 mesi nelle liste di collocamento e che vivano al Sud o in aree di crisi. Si tratta - in pratica - di una agevolazione messa a disposizione delle aziende (per il. 60% del totale delle borse) e degli enti locali (per il restante 40%) affinché immettano (o reimmettano) giovani disoccupati sul mercato. Nel caso degli enti locali, le borse andranno a finanziare interventi «di pubblica utilità» sulla base di progetti presentati al ministero del Lavoro. Se questo provvedimento serve a smuovere le acque stagnanti dell'occupazione, specie al Sud, altri di cui in questi giorni si parla, come il «salario d'ingresso» e più in generale la «flessibilità», vedono i sindacati divisi e con essi le forze politiche. Il salario d'ingresso è un vecchio cavallo di battaglia di Confindustria ma anche di una parte del sindacato, in ragione del quale, nelle aree più svantaggiate del Paese, per sbloccare la situazione si potrebbe proporre uno stipendio iniziale più basso che altrove e in deroga ai minimi contrattuali nazionali. Se la questione ha già determinato un attrito tra pds (sostanzialmente favorevole) e Cgil, ha anche scalfito la tradizionale «unità sindacale»: il sindacato di Cofferati è decisamente contrario, la Uil è freddina, la Cisl, per contro, accetterebbe questa ipotesi sacrificando il principio ad una «Realpolitik». In questo dibattito si inserisce anche una valutazione «tecnica» del presidente dell'Istat Alberto Zuliani, secondo il quale il lavoro nero sarebbe stimabile intorno al 22-23% del totale dell'occupazione, e una logica di flessibilità che lo svincolasse dai tanti lacci consentirebbe almeno ad un 10% di esso (per un totale di 2,2 milioni di unità) di emergere alla lega¬ lità. Se dunque non c'è dubbio che meno vincoli significano più lavoro (anche se meno garantito), derogare sulla questione di principio potrebbe - secondo la Cgil aprire la via ad un liberismo pericoloso, per cui la proposta di D'Antoni di inserire il salario d'ingresso nella trattativa sul Welfare State viene bollata come «un'idea peregrina» e «i minimi contrattuali non si toccano». Peregrina invece sarebbe - per Antonio Marzano, economista di Forza Italia - la rigidità espressa dalla Cgil, e la roccaforte del salario unico apparirebbe come «un assurdo economico» a fronte di un Sud che ha un tasso di disoccupazione quintuplo rispetto a quello del Nord. Ma l'intransigenza del leader della Cgil viene premiata con il sostegno di Rifondazione: «Non possiamo che difendere il rispetto dei minimi contrattuali» ha detto Franco Giordano, responsabile delle politiche del lavoro, che giudica pericolosissima la «linea neoliberista spinta del pds che sembra incrociare pericolosamente le richieste di Confindustria». La Cisl comunque non intende rompere la compattezza sindacale, e Raffaele Morese tenta una via di mediazione: «Anche noi diciamo che il contratto nazionale non va smontato, ma questo non vuol dire che non possiamo introdurre deroghe temporanee e ben circoscritte». Anche per gli autonomi della Cisal, secondo il parere espresso dal segretario nazionale Gaetano Cerioli, «il salario d'ingresso è una deroga che il sindacato deve dolorosamente accettare se si vuole ridurre il numero dei disoccupati al Sud». Ma se una ricucitura delle divergenze sindacali è possibile, più difficile pare quella delle divergenze politiche: Alfonso Gianni, stretto collaboratore di Bertinotti, ha fatto sapere che se le politiche per l'occupazione non dessero frutti, in autunno Rifondazione potrebbe lasciare la maggioranza. L'autunno insomma sarà caldo. Raffaello Masci

Luoghi citati: Roma