La sfida del Di Pietro di Gaza
La sfida del Pi Pietro di Gaza L'ACCUSATORE PEI MINISTRI La sfida del Pi Pietro di Gaza «Contro la corruzione senza guardare in faccia nessuno» TEL AVIV DAL NOSTRO INVIATO Si chiama Saadi Krunz l'Antonio Di Pietro palestinese: è lui che, alla guida della commissione speciale di inchiesta nominata dal Consiglio esecutivo, ha documentato, cifra dopo cifra, nome dopo nome, sperperi ed abusi, scatenando una vera e propria tempesta politica nell'Anp. Krunz, nato 39 anni fa a Gaza, sposato con otto figli (cinque femmine) ha studiato in Egitto, Canada e quindi ha preso il suo dottorato in finanze e statistica all'Università dello Stato dell'Indiana, negli Usa. Quando nel 1989 rientrò a Gaza, nel bel mezzo dell'Intifada, Arafat gli chiese di andare ad insegnare Economica e commercio all'Università di Al Zahar «per formare la nostra nuova classe dirigente». Krunz, militante di Al Fatah dal 1977, è rimastro dietro la cattedra fino al 1994, quando si è presentato alle elezioni per il Consiglio legislativo dell'Anp, riuscendo eletto proprio per i voti avuti dai suoi tanti studenti (e relative famiglie). Ma il paragone con il Di Pietro docente a Castellanza è solo la punta dell'iceberg di una forte similitudine. Quando Krunz dice di «lavorare per una Palestina onesta fino in fondo affinché i palestinesi ne siano orgogliosi» sembra quasi fare il verso alle oramai famose risposte di Di Pietro sulla rubrica delle lettere di Oggi. Saadi Krunz per 45 giorni ha coordinato i nove deputati incaricati di vagliare i risultati delle indagini preliminari sulla corruzione, eseguite dalla commissione di Jamar al Qudwa, nominata da Arafat in persona. «Appena abbiamo avuto quel primo testo fra le mani - racconta - abbiamo capito che dovevamo lavorare sodo. Partivamo da un'accusa violenta e generica di corruzione contro tutti e tutto. Così come era formula ta infangava l'Anp senza identificare alcuna responsabilità». E' stato a quel punto che Krunz ha riunito i suoi deputati-commissari definendo un serrato ruolino di marcia. «Abbiamo incontrato tutti i ministri, nessuno escluso - racconta - abbiamo visitato i loro uffici, sentito le loro risposte su ogni rilievo. Senza risparmiare nulla a nessuno». E' stato in quel momento che «siamo passati dai sospetti generici alle accuse precise e documentate, che abbiamo poi consegnato al segretario generale della presidenza Taieb Abdel Rahim, incaricato del controllo sulle spese». Ma vi aspettavate di scatenare la più grave crisi interna per l'Anp con 16 ministri dimissionari su 18? «Sapevamo che stavamo servendo il nostro popolo e sappiamo che per creare una Palestina libera ed indipendente bisogna pagare dei prezzi salati come questo». Ma a Saadi Krunz ancora non basta: «Faremo ogni sforzo necessario affinché l'ufficio di Taieb Abdel Rahim si incarichi ogni anno di un rapporto, ministero per ministero, su entrate, uscite e modalità di spesa. I palestinesi devono sapere dove finiscono i loro soldi». Nel suo ufficio di Gaza, Krunz è assediato dai giornalisti palestinesi ed il suo tele¬ fono squilla in continuazione. «Ammetto - dice - che alcune reazioni alle nostre denunce ci hanno messo in difficoltà, c'è chi non ci ama. Ma noi abbiamo stabilito un principio importante: un organo del Consiglio legislativo può contestare il governo». Un suo stretto collaboratore, Hater Abd al Kader, vicino a Feisal Husseini, ha anche ricevuto delle minacce di morte. «Usciremo da questo difficile momento - rassicura - e speriamo che Yasser Arafat nomini in fretta il nuovo gabinetto, lasciandosi dietro scandali e polemiche». Il punto ora è come sarà il prossimo governo. Esattamente come è avvenuto per Di Pietro anche nel caso di Saadi Krunz chi ha denunciato gli sperperi diviene un punto di riferimento politico. «Io spero che avremo un governo di tecnici - dice perché i politici non hanno dato un buon esempio. Siamo pronti ad aiutare Arafat a scegliere gli uomini giusti e onesti. Come siamo altrettanto pronti a batterci contro ogni sua scelta errata. Perché in ballo c'è la credibilità della democrazia del nostro Paese». [m. mo.] «Spero che adesso il presidente nomini un nuovo governo magari di tecnici» Il presidente palestinese Yasser Arafat
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