C'è chi vuole una legge per il «tu» obbligatorio di M. Tor.

Fra le idee «ambasciatori di ogni Regione in tutti gli Stati» Tra gli italiani «grafomani» che scrivono ai deputati c'è anche chi chiede più tasse C'è chi vuole una legge per il «tu» obbligatorio DROMA ALL'incesto libero al ripristino della pena di morte, passando attraverso la trattenuta una tantum di una mensilità a tutti i dipendenti dello stato in servizio da più di 15 anni per ridurre il deficit pubblico, fino ad arrivare ad una legge che sancisca l'uso del «tu» nelle comunicazioni. Ce n'è per tutti i gusti nelle petizioni giunte alla Camera dall'inizio della legislatura, 152 dopo la «scrematura» operata dal servizio di assemblea di Montecitorio che ne ha dovute vagliare 241, scartando quelle ritenute inammissibili. Appena il tempo di far accomodare gli onorevoli nei loro scranni parlamentari, e poi i cittadini vogliosi di dire la loro un po' su tutto hanno preso la mira: carta e penna e via con le lettere al presidente della Camera che, dopo il filtro dei funzionari «specializzati», ha trasmesso le richieste alle commissioni competenti per argomento. Così, il signor Leonardo Monopoli di Fasano in provincia di Brindisi, si è visto trasmettere (appena un mese fa) alla commissione Giustizia la sua singolare richiesta di abrogazione dell'articolo 564 del codice penale che fissa le pene detentive (da 1 a 8 anni) per il reato di incesto. Trasmessa anche la proposta di Alessandro Lucarelli di Avezzano, in provincia dell'Aquila, che chiede nuove norme in materia di giustizia, ma soprattutto il ripristino della pena di morte. Né si può tacere della richiesta del milanese Francesco Diodati, che vorrebbe veder stabilito, per legge, l'uso della seconda perso¬ na singolare nelle comunicazioni, o di quella del romano Edmondo Cesaroni, forse l'unico tra i 56 milioni di italiani a chiedere più tasse, anche se solo sui redditi da seconda occupazione, sulle rendite e sui beni di lusso «non utilizzati», e che suggerisce la trattenuta una tantum di una mensilità a tutti i dipendenti dello Stato in servizio da più di 15 anni come contributo al ripianamento del deficit. Guai ai sergenti di ferro, ammonisce Michele Pascale, di Padula Scalo in provincia di Salerno, che chiede siano previste sanzioni penali e la giurisdizione dei tribunali ordinari «per i danni provocati ai militari da ecces¬ so di disciplina», mentre Giacinto Canzona di Roma vorrebbe liberare gli atenei dal peso del Regio decreto 4 giugno 1938, che indica la frequenza al corso di studi per il numero di anni prescritto come requisito necessario per l'ammissione agli esami di laurea. Richieste per le due e le quattro ruote da Davide Galimberti di Lissone (Milano) e da Antonio Schifalacqua, di Roma. Il primo chiede modifiche al codice stradale per una maggiore sicurezza di chi è alla guida di moto; il secondo auspica una legge «per la tutela dei diritti economici dei conduttori di taxi». E se l'economia va, è giusto che a trarne vantaggio (in soldoni) siano tutti, deve aver pensato Lanfranco Pedersoli di Roma che chiede un prowedimento legislativo ((volto ad adeguare le retribuzioni anche all'incremento del prodotto interno lordo e a costituire una commissione di studio sui problemi della formazione e della distribuzione del reddito». [m. tor.]

Persone citate: Alessandro Lucarelli, Antonio Schifalacqua, Davide Galimberti, Edmondo Cesaroni, Fasano, Giacinto Canzona, Lanfranco Pedersoli, Leonardo Monopoli, Michele Pascale

Luoghi citati: Aquila, Avezzano, Brindisi, Lissone, Milano, Padula, Roma, Salerno