«Passeggeri scusatemi» di Bruno Gianotti

«Passeggera scusatemi» «Passeggera scusatemi» Cimoli: «Ma è vero, siamo arretrati » dei sindacati sulla manutenzione ridotta, il grido d'allarme dello stesso Cimoli («Se lo Stato continua a tagliarci i fondi, non riusciremo più a pagare stipendi e fornitori»), il contratto dei 120 mila ferrovieri che pareva fatto ed è tornato in alto mare, il ministro dell'Ambiente Edo Ronchi che chiede di rivedere i programmi dell'Alta Velocità. E ora, la sera più trafficata dell'anno, il deragliamento, il colpo basso a tutta la rete. Seguito, a 24 ore di distanza, da un altro incidente, la gru che cade. Al limite del ridicolo, se non fosse al limite della tragedia. Ma il vertice, la stanza dei bottoni che coordina un piccolo esercito di un migliaio di dirigenti, lavora sodo. Il dramma è nelle Fs, dice Cimoli: «Sono in una situazione arretrata sotto alcuni punti di vista, dobbiamo lavorare molto per riportarla a un livello di qualità come richiesto anche dalle esigenze dei nuovi treni che mettiamo in circolazione». Ma Necci si è dimesso alla fine dell'estate scorsa e continuava a insistere sulla svolta che aveva impresso all'azienda. E allora? «Da quando ci sono io stiamo facendo moltissimo - dice Cimoli -, io ed i miei colleghi siamo riusciti ad appaltare per la prima volta il sistema automatico di controllo dei treni, stiamo rinnovando l'azienda da tutti i punti di vista». E quando si vedranno i risultati di questo lavoro che tutti cominciano e nessuno riesce mai a finire? Ci vuol tempo, sospira l'ingegnere sempre stretto nella morsa dei microfoni e dei registratori: «Sono d'accordo con il ministro dei Tra-1 sporti, Burlando. Credo che non sia eccessivo parlare di cinque anni». E nel frattempo, che si fa? I treni continueranno a deragliare e i passeggeri a perdersi tra una stazione e l'altra in un deserto di informazioni? «Per i passeggeri - è la risposta si può e si deve fare molto di più. Ho sentito le testimonianze. Posso dire però che per quanto riguarda le informazioni sulle partenze dei treni, proprio perché erano legate a inter- venti tecnici non facili che avvenivano lungo la linea, era difficile dare indicazioni più precise». Ma non c'è un salvagente, una struttura d'emergenza che possa intervenire in questi casi? Nessuno ha pensato di istituirla dopo il disastro di gennaio, a Piacenza? Non c'è da disperare, potrebbe anche arrivare, risponde Cimoli: «Pensiamo a una "unità di crisi", che prima non c'era e che possa servire da punto di riferimento. Se non c'è un sistema ben coordinato quando avvengono cose di questo genere, è facile che si crei disordine». Colpa di tutti, insomma, e di nessuno. Anche per il deragliamento? «C'è un'inchiesta aperta - è la conclusione più che logica - speriamo di avere a fine anno le conclusióni per il disastro di Piacenza. Per questo sarà necessario altro tempo. Certo, l'Espresso Reggio CalabriaTorino, in quel tratto, non andava a 30 all'ora, come prescritto». Bruno Gianotti

Persone citate: Cimoli, Edo Ronchi, Necci

Luoghi citati: Piacenza