Primo scandalo rosa per Blair Un tabloid: Cook ha un'amante

Il ministro lascia la moglie. Il premier: tragedia personale Il ministro lascia la moglie. Il premier: tragedia personale Primo scandalo rosa per Blair Un tabloid: Cook ha infamante LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Inghilterra bacchettona colpisce ancora. Uno «scandalo rosa», che ha come protagonista il ministro degli Esteri Robin Cook, provoca il primo vero terremoto nel governo del New Labour e guasta le vacanze di Blair nel Chianti. Ma non è, con l'interessato impegnato in una pubblica confessione, che la punta di un iceberg: perché improvvisamente si scoprono, negli armadi laburisti, altri scheletri. Improvvisamente, di fronte ai titoli dei giornali, gli inglesi si domandano se davvero c'è stato un cambio della guardia a Downing Street. A tre mesi dalla vittoria, i laburisti commettono gli stessi peccati che erano costati cari ai conservatori. Cook è stato stanato dal «News of the World», che ha raccolto le prove di una sua salda relazione con la segretaria: Gaynor Regan, 41 anni, separata tre anni fa dal mari¬ to Stephen. Il ministro non ha avuto altra scelta, sabato sera, che anticipare le rivelazioni di quel giornale con un annuncio pubblico, letto davanti alle telecamere sul portoncino di casa: «Posso confermare che lascio mia moglie. La responsabilità è tutta mia. Margaret ed io speriamo ora di poter ristrutturare la nostra vita». Sono sposati da 28 anni e hanno due figli di 24 e 22 anni: si erano conosciuti all'università. Le storie di corna erano costate care ad alcuni ministri conservatori, costretti a dimettersi. Ma non sembra il caso di Cook: da San Gimignano, dove è in vacanza, Tony Blair ha fatto sapere di essere «molto sorry per Robin e Margaret», di considerare la vicenda «una tragedia personale per le persone coinvolte», insomma di ritenere che l'accaduto «non tocchi il ruolo di Robin Cook come eccezionale ministro degli Esteri». Pace e bene: «Mentre in un mondo ideale tutti i matrimoni do- TEHERAN. Mohammad Khatami, l'uomo che incarna le speranze di cambiamento di molti iraniani, è da ieri il nuovo presidente della Repubblica islamica. Il mandato gli è stato conferito dalla «Guida spirituale» e massima autorità del Paese, ayatollah Ali Khamenei, che ha così convalidato il voto espresso due mesi fa dal 70 per cento degli elettori. La cerimonia, primo atto delle procedure di insediamento di Khatami, si è svolta alla presenza dei massimi dirigenti iraniani e di una trentina di ambasciatori. Gli unici capi missione europei erano il nunzio apostolico e i rappresentanti dei Paesi dell'Est; gli altri sono assenti a causa dalle accuse di terrorismo mosse a Teheran, in particolare per l'assassinio di quattro oppositori politici curdi nel 1992 nel ristorante Mykonos a Berlino (ma proprio ieri il presidente uscente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani ha affermato che il suo Paese accetta un «ritorno separato» degli ambasciatori dei Paesi dell'Ue a Teheran). Per la prima volta dalla Rivoluzione islamica del 1979, il passaggio di consegne tra due presidenti a Teheran è stato solennemente celebrato con l'inno nazionale, eseguito dall'orchestra e dal coro della radiotelevisione di Stato. La comparsa di Khamenei, affiancato da Khatami e da Rafsanjani, ò sta- Sopra il neopresidente e a destra Rafsanjani, Khamenei e Khatami ta salutata da un rullo di tamburi, inconsueto in Iran. Dai discorsi tenuti da Khamenei e Rafsanjani è emersa una grande soddisfazione per «il successo popolare» ottenuto da Khatami e una profonda ammirazione per «l'erudizione» dell'esponente moderato del clero sciita. Ma se la «Guida» ha invitato il neopresidente a «sradicare la povertà e l'ingiustizia», ha inteso d'altra parte raffreddare gli animi circa eventuali maggiori aperture all'Occidente. «I mezzi di informazio¬

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