Le Alpi uccidono ancora di Sergio Romano

Le Alpi uccidono ancora Le Alpi uccidono ancora Dall'Italia fino all'Austria altri otto morti sulle vette CHAMONIX. Un'altra domenica nera sulle montagne: sono morti altri otto alpinisti, sette sulle Alpi. Tra le ultime vittime, un alpinista russo schiacciato dalla caduta di grossi massi mentre si trovava sul sentiero Bonatti de los Druse, e un altro scalatore, di cui non sono state rese note le generalità, morto per assideramento sul Passo Gervasotti, in Alta Savoia. Ad uccidere l'alpinista, nella notte tra giovedì e venerdì, sarebbe stato un equipaggiamento inadeguato contro il freddo pungente di quota 4150. Un compagno di escursione, sopravvissuto alla pioggia e al vento freddo ma con le mani completamente congelate, ha ripreso a camminare e ha incontrato un gruppo di scalatori britannici che, grazie al telefono cellulare, hanno potuto avvertire il servizio di emergenza di Chamonix. Un alpinista francese di 64 anni è morto invece cadendo in un crepaccio del ghiacciaio svizzero di Tremoggia insieme a due compagne di cordata. L'incidente è avvenuto sabato sera, quando un gruppo di una ventina di scalatori francesi si trovava a quota 3000. Una donna, capocordata, è precipitata nel crepaccio Anche ieri ci sono state altre vittime dell'alpinismo trascinando con sé un'altra donna e la vittima. Le due donne, che hanno riportato solo ferite bevi, sono state tratte in salvo dai compagni, mentre il corpo dell'anziano alpinista è stato recuperato dal Soccorso alpino. Una disgrazia anche sull'alto Appennino romagnolo, a San Benedetto in Alpe (Forlì), dove un escursionista di 23 anni, Alberto Baldini, di Faenza (Ravenna), è morto cadendo in un dirupo profondo una sessantina di metri mentre percorreva un sentiero a picco su una gola sopra il fiume Montone. Tragedie anche sulle montagne austriache. Quattro persone sono morte sulle cime del Kleiner Glockner, 450 km a Ovest di Vienna, e una quarta è rimasta uccisa sulle Dolomiti di Lienz, non lontano dal confine con l'Italia. [Ansa] dal 1983, presidente del Consiglio dal 1989 al 1992 - è stato il braccio politico di una organizzazione criminale, vorremmo sapere quante leggi e quanti atti di governo sono stati inquinati dalle sue complicità. Balza agli occhi in tal caso, tuttavia, la evidente sproporzione tra l'aula di Palermo e il vero oggetto dell'azione giudiziaria contro Andreotti. Temo che il processo sia nato male e destinato a finire peggio. Non ha fatto luce sulle responsabilità penali di Andreotti, ma ha aggiunto molte ombre all'immagine internazionale del Paese. In un momento in cui il nostro principale obiettivo politico era l'Europa, abbiamo assunto agli occhi dei nostri partner un volto mediorientale. Cose di questo genere, per le democrazie occidentali, accadono a Baghdad, non a Roma o a Palermo. Solo chi ha poca familiarità con la società internazionale può ignorare quali danni abbia provocato al Paese un feuilleton giudiziario che alla fine, probabil¬ mente, avrà dimostrato tutto e il contrario di tutto. Oggi, a due anni e mezzo dalla prima udienza, vediamo con maggiore chiarezza ciò che molti avevano già sospettato: non è possibile che un pezzo di storia italiana (perché di questo in realtà si tratta) venga giudicato da alcuni funzionari in toga, privi di qualsiasi mandato pubblico, sulla base delle testimonianze di un piccolo gruppo di criminali «pentiti». Vogliamo davvero processare Andreotti per complotto politico-mafioso contro la legalità repubblicana? Il processo sarà allora, comunque lo si chiami, per «alto tradimento» e dovrà farsi nelle Camere o in una sede speciale istituita dal Parlamento. Quando un uomo politico è accusato di avere tradito lo Stato per più di dieci anni in combutta con mafiosi, giudici, notabili e faccendieri, i soli che hanno titolo per giudicarlo sono i rappresentanti della nazione. Sergio Romano In Alto Adige

Persone citate: Alberto Baldini, Andreotti, Bonatti, Gervasotti, Savoia

Luoghi citati: Austria, Baghdad, Europa, Forlì, Italia, Palermo, Ravenna, Roma, Vienna