«E' il vecchio Kojak che ha colpito ancora» di Filippo Ceccarelli

«E7 il vecchio Kojak che ha colpito ancora» «E7 il vecchio Kojak che ha colpito ancora» «Il vecchio Kojak colpisce ancora». Bruno Vespa, ex direttore del Tgl, ridacchia alla notizia che il mitico trascinatore di Telekabul potrebbe scendere in campo contro Antonio Di Pietro al Mugello. «Un bel colpo. Sandro Curzi sarà un avversario tosto, corretto e determinato». Vi siete affrontati tante volte, in passato, con i vostri tg. Stavolta Curzi ha qualche speranze di vincere? «Beh, naturalmente no. Ma non corre mica per la vittoria, la sua è una testimonianza». Lei condivide le sue ragioni? «Non sta a me dare giudizi sul merito. Da giornalista, dico soltanto che per fortuna sarà una campagna elettorale davvero interessante, molto meno noiosa di quanto ci si potesse aspettare». Al Tg3 semideserto nella serata della prima domenica d'agosto, la notizia non suscita altrettanto entusiasmo. «Francamente, mi pare un Vespa: bella mossa, non sarà una campagna elettorale noiosa Galantina non lo capisco proprio un tg in stile «sovietico». Tra gli ingredienti principali, il «gentismo», l'uso accorto della piazza e della fiaccolata (fu o non fu sua l'idea di «Samarcanda»?), le dirette-fiume, anche su temi scottanti. Poi, qualcosa nel rapporto di fedeltà con il partito cominciò ad incrinarsi, nell'entourage di Occhetto le azioni del direttore persero rapidamente quota. Arrivarono le dimissioni, e una nuova avventura: il passaggio al timone del tg di Telemontecarlo. Una breve stagione alle prese con un direttore capriccioso, Vittorio Cecchi Gori, lontano anni luce da lui, nel tentativo di replicare i fasti di «Telekabul» a colpi di dibattiti, editoriali super-schierati e dirette a non finire. Andò male anche lì. Ma il gusto per la sfida, quello gli è rimasto. Alessandro Mondo Qui accanto, l'ex direttore del Tgl Bruno Vespa ora conduttore di «Porta a Porta» controsenso - dice, molto scettico, il vicedirettore Angelo Galantini -. Io Sandro non lo capisco proprio. E dire che abbiamo lavorato tanto insieme e ci capivamo al volo. Ma insomma, quando è stato direttore del Tg3 ha fatto una battaglia giornalistica e politica contro la corruzione, il malaffare, il sistema di potere ingessato, e adesso pensa di candidarsi contro un altro uomo che quando era magistrato ha combattuto la stessa identica battaglia? Mi pare una cosa senza senso». Galantini si sta preparando per ['«Edicola» di mezzanotte. Le critiche di Curzi all'ex pm più famoso d'Italia non lo convincono. «Dice che Di Pietro è un uomo di destra, ma non si candida con il Polo solo a causa di Berlusconi. E allora? Perché non ha fatto le stesse critiche a proposito di Lamberto Dini? Non mi venga a dire che è un uomo di sinistra quello lì... E nemmeno che ha meno importanza strategica di Di Pietro, anzi. E' stato proprio il 4 per cento di Rinnovamento italiano a far pendere la bilancia a favore dell'Ulivo alle scorse elezioni». Vabbè, ma Lamberto Dini non è certo uomo da trascinare le folle, da far temere plebisciti... «Un plebiscito al Mugello sarebbe un brutto segno? Ma fatemi ridere. Al Mugello qualsiasi candidato del pds, compreso l'ultimo Arlacchi, ottiene un plebiscito. Se Di Pietro si candidasse per la presidenza della Repubblica, allora potrei capire certi timori, ma così...». Insomma a lei, uomo di sinistra, non dà fastidio che Di Pietro, uomo di destra, stia con l'Ulivo. «Macché. Io dico: fortuna per l'Ulivo che Di Pietro sta con loro. Certo, se fossi un elettore, a dover scegliere tra il mio vecchio direttore e il simbolo di Mani pulite, sarei in imbarazzo terrificante...» Raffaella Silipo Pantheon (Presidenza della Repubblica, del Consiglio e delle Camere) è contrastato da chi, magari utilizzando la rigorosissima normativa della Sovrintendenza alle Belle Arti, punta insidiosamente a spostare l'eventuale sepoltura a Superga - con il retropensiero di bloccare tutto, per sempre. Tombe finte - forse - di caduti italiani in Russia mostrate a Cossiga, a Suzdal, e tombe vere scoperchiate, alle Baleari, alla ricerca di ipotetici terroristi ancora vivi, secondo le improbabili rivelazioni della Mata Hari Di Rosa. Dal mausoleo di Togliatti e dei capi comunisti al Verano a quello per Berlusconi, Dell'Utri e Confalpnieri ad Arcore. Insomma, al di là di ogni valutazione sulla caducità delle vicende umane, sepolcri, cippi e iscrizioni seguitano a pretendere e a ottenere attenzione dalla politica e in generale dalla vita pubblica ben oltre la morte di protagonisti, comprimari e comparse. In una dimensione ormai simbolica, certo, eppure ancora così densa di conflitti, pure stranianti, da risultare non soltanto viva, ma addirittura vitale. Sulla tomba di Mussolini, a Predappio, prima della svolta di Fiuggi, nel 1994, si sono scontrati Domenico Leccisi e Teodoro Buontempo, rispettivamente storico trafugatore della salma del Duce dal cimitero di Musocco, nel 1946, e indimenticabile animatore delle movimentatissime esequie del principe Junio Valerio Borghese nella cripta di Santa Maria Maggiore: «Senza dire una parola ci mettemmo ai quattro angoli della bara, l'alzammo e uscimmo. I familiari rimasero attoniti. Una faticaccia». Filippo Ceccarelli Blli

Luoghi citati: Arcore, Fiuggi, Italia, Predappio, Russia